Los Angeles – Visto dal vivo, Koji Igarashi una certa impressione te la fa. Alto, smilzo e ragionevolmente serioso, con immancabile cappello da cow boy e inseparabile frusta, il celebre game designer (firma storica di uno dei cicli di vita più importanti del franchise Castlevania) sa tenere ben a controllo le proprie emozioni. Ma basta avvicinarsi un po’ e scambiare due chiacchiere su Bloodstained: Ritual of the Night per accorgersi di come dietro quegli occhi all’apparenza impassibili traspaia un anelito di impazienza, un mix di orgoglio e di emozione difficilmente contenibili. Della creatura di Iga, del resto, se ne parla da parecchio tempo: tutto era partito da Kickstarter, con un’affluenza record da parte dei backers che già pregustavano un ritorno di altissimo livello ai fasti dei vecchi Castlevania.
Con l’arrivo di 505 Games nelle vesti di Publishing, Iga e soci hanno potuto tirare il fiato e lavorare ulteriormente al loro imminente nascituro affinandone tanto il gameplay quanto la direzione artistica e, cosa più importante, cercando di donare profondità a delle meccaniche di gioco scolpite nella pietra da svariate generazioni. L’obiettivo imposto dal team di sviluppo, ammodernare e rendere appetibile il genere senza snaturarne il DNA distintivo, è tutto tranne che una passeggiata di salute: ma ci è bastata una presentazione di una decina di minuti ed una mezz’ora di prova hands-on, con tanto di boss fight finale, per accorgersi non solo che Igarashi-San non ha perso il proprio tocco magico, ma che esiste ancora qualcosa capace di farci tornare ragazzini e trasmetterci le stesse sensazioni che, decenni or sono, abbiamo provato in compagnia della famiglia Belmont. E questo qualcosa è proprio Bloodstained: Ritual of the Night.
Cos’è Bloodstained… La definizione migliore, probabilmente, è quella utilizzata dallo stesso ideatore del titolo, che ha coniato per l’occasione un genere del tutto nuovo. Ecco a voi l’Igavania, un action platform dalle forti componenti esplorative, ambientato in un universo gotico e progettato da uno dei padri del genere. Non sarà certo la definizione più modesta che leggerete in ambito videoludico, ma che Igarashi sappia il fatto proprio è fuori da ogni ragionevole dubbio. E la nostra prova odierna, come del resto prevedibile, ha confermato questa tesi.
Abbiamo affrontato uno dei livelli iniziali del titolo nei panni di Miriam, uno dei primi personaggi annunciati agli albori del progetto Bloodstained caratterizzato da un background narrativo mica da ridere. Rimasta orfana in tenera età, Miriam è stata allevata da un potente Alchimista, che si è servito di lei per i propri pericolosi esperimenti. Risultato, il corpo di Miriam è ricoperto da cristalli magici che le donano poteri e skill ai limiti del sovrumano: quanto necessario ad affrontare l’ennesima minaccia demoniaca intenta a distruggere ogni forma di questa insolita (e goticheggiante) Inghilterra industriale.
Nelle battute iniziali, Miriam potrà soltanto saltare, schivare con un balzo all’indietro e sferrare un calcio come attacco base. Sarà necessario muoversi all’interno della mappa di gioco per sbloccare nuovi poteri, identificati da cristalli di colore diverso che si fondono con il suo corpo: nell’arco di pochi minuti abbiamo avuto accesso al tradizionale doppio salto, ma facendoci strada con attenzione lungo le mira insidiose di questo scenario iniziale abbiamo appreso come sparare palle di fuoco in direzione dei nemici (al costo di un leggero quantitativo di mana, indicato da una apposita barra azzurra) o, più in là nel livello, a materializzare lance dal potere offensivo non certo trascurabile da scagliare verso lo sfortunato mostro di turno.
La difficoltà dello scenario offerto in sede di E3 ci è parsa abbastanza abbordabile – come i più vecchi ricorderanno, i tradizionali Castlevania erano peggio di due anni a militare: abbiamo così potuto prendere confidenza con le meccaniche del titolo, riservando parte del nostro tempo all’esplorazione attenta dello scenario. Scenario che, come da tradizione, nasconde dozzine e dozzine di aree segrete – alcune delle quali accessibili sfruttando astutamente l’attacco aereo di Miriam, in grado di rimbalzare sopra il nemico e raggiungere altezze maggiori, altre prendendo a sonore mazzate la parete sino a svelarne il tesoro nascosto. La varietà dei nemici, che spaziano da “zombie” ragionevolmente statici a feroci cani, demoni volanti o mastodontiche armature con tanto di lancia per attacco middle/long range ci è parsa ragionevolmente varia in questa sezione di gioco, lasciandoci ben sperare per l’IP in termini complessivi.
Arriviamo dunque allo scontro finale, non senza però aver utilizzato un paio di pozioni per ripristinare la salute di Miriam e, sotto suggerimento dello stesso Igarashi, dopo aver sistemato un paio di cose all’interno del menu Equipaggiamento. All’interno di questa sezione, infatti, Miriam potrà cambiare l’arma equipaggiata, scegliendo tra quelle in proprio possesso, ma anche indossare tuniche che aumentano sensibilmente il damage dei colpi inferti e le stats difensive. Potremo inoltre equipaggiare anelli, braccialetti o altre amenità raccolte, anch’essi utili per aumentare le statistiche offensive e difensive di Miriam, facilitandole la vita non poco nel corso delle boss fight. Nota a margine, in Bloodstained potremo far affidamento ad una serie di “mostruosi” angeli custodi, disponibili come upgrade “cristallini” all’interno del livello: il companion da noi rinvenuto, un piccolo demone alato di colore azzurro, mostrava un carattere prettamente offensivo e andava ad attaccare in autonomia uno o più nemici presenti nel proprio raggio d’azione. Ne saranno disponibili tuttavia altri, ciascuno dei quali caratterizzato da skill e attributi unici.
Interessante anche la boss fight conclusiva, che ci ha visti combattere contro una sorta di Sacerdotessa Vampira del Sangue estremamente abile con gli ombrelli di riso giapponesi (tranquilli, saranno stati anche di riso ma facevano un male bestia) ed in grado di creare veri e propri attacchi a base di sangue, anch’essi particolarmente deleteri. Abbiamo sudato un paio di minuti, ma proprio come si faceva una volta, è bastato memorizzare animazioni e pattern d’attacco associati per iniziare a schivarne le manovre offensive e, al costo di una mezza dozzina di pozioni, ad avere la meglio.
Non potevamo sperare in un ritorno migliore
Bloodstained: Ritual of the Night ci è piaciuto moltissimo, al punto – lo ribadiamo – da farci provare le stesse sensazioni che hanno scandito molti dei nostri pomeriggi nell’era NES/SNES. Quello di Iga è un titolo sontuoso ed ammaliante, merito anche di una direzione artistica ispirata e di un comparto tecnologico fluidissimo, ma che per propria stessa natura rischia di essere compreso ed apprezzato soltanto dalle frange di affezionati del genere. Del resto il metroidvania, anche nella propria recente declinazione Igavania, è un genere controverso e facile alla discussione, al punto che si finisce per amarlo alla follia od odiarlo senza compromessi. Che sia ancora presto per trarre delle conclusioni è chiaro: lato nostro, possiamo essere solo soddisfatti da questo incontro ufficiale con l’ultima creatura di Koji Igarashi. Che, per la cronaca, almeno nella foto di rito che abbiamo scattato, un sorriso onesto ce l’ha regalato.
In conclusionE3
Se avete amato alla follia la serie Castlevania, adorate il genere del metroidvania e non sapete dire di no al fascino di un’avventura a scorrimento bidimensionale dalle ispiratissime tinte gotiche, allora c’è poco da fare: Bloodstained: Ritual of the Night è il gioco che stavate aspettando. Bellissimo da vedere e coinvolgente una volta stretto il pad tra le mani, l’ultima fatica di Iga e soci è una dichiarazione d’amore pura e senza compromessi ad uno dei generi più apprezzati nei primi anni di vita delle console. Un omaggio maturo e consapevole, che ammoderna una giocabilità non sempre così alla portata di tutti senza tuttavia tradire in alcun modo i propri illustri natali. Bloodstained è divertente, anche se il prodotto completo sarà dannatamente più difficile (parola di Iga), e si dimostra perfettamente bilanciato nelle proprie componenti combat, esplorative e semi-RPG. Non potevamo sperare in un ritorno migliore: vampiri e succhiasangue, siete avvisati.
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