L’idea di Might and Delight, il team della serie Shelter, con il suo nuovo, ambizioso progetto, è estremamente semplice, quanto controversa per giocatori abituati alle solite esperienze offerte dai videogiochi di massa: realizzare un Tiny Multiplayer Online Role Playing Game. Ovvero un gioco di ruolo rigorosamente online, ma che contrappone alle ambizioni “Massive” di World of Warcraft, Black Desert e dintorni, la precisa volontà di offrire un’esperienza su scala decisamente inferiore.
Quel che Book of Travels punta a offrire sono incontri fortuiti con altri giocatori in carne e ossa rari e preziosi, un po’ à la Journey, per intenderci; ma soprattutto, l’abbandono dei soliti cliché ruolistici in favore di un approccio più mirato all’esplorazione calma e rilassata, alla progressione lenta e metodica, all’approfondimento di ciò che accade o che è accaduto in passato nel mondo circostante, Braided Shore.
Un continente di cui, in questo Chapter Zero, che già dal nome indica la sua natura di anteprima (è ancora in Early Access e lo sarà a lungo), si vede solo una parte. Ampia, sviluppata in profondità, vista l’impostazione a scorrimento dei movimenti, ma assolutamente tridimensionale e densa, ma visione parziale di ciò che in realtà il team ha in mente: di capitolo in capitolo, di milestone di sviluppo in milestone, verranno implementati nuovi biomi e città in cui dialogare con gli NPC, incrociare altri giocatori, svolgere missioni e risolvere puzzle.
La base ludica del resto è quella di un RPG: si parte creando da zero il proprio avatar, con una personalizzazione però più intima che estetica. Dell’esterno del personaggio si sceglie ben poco, giusto nome e occhi; Book of Travels preferisce invece concedere all’utente di scegliere i tratti della personalità, le abilità “sociali” più che le solite palle di ghiaccio, le origini, persino una background story da scrivere di proprio pugno, quasi come fosse un gioco di ruolo pen and paper vecchia maniera.
E carta e penna, a proposito, serviranno e come. Lo dice il gioco stesso all’inizio: prendete appunti, perché nessuno vi prenderà per mano. C’è una mappa, utile a districarsi tra cittadine e boschi, ma qualsiasi richiesta o indizio offerti dai personaggi secondari, tra chi vi chiederà una mano e chi racconterà di segreti o tesori disseminati in giro, andrà appuntata e recuperata durante il vostro peregrinare, senza comodi indicatori o aiutini.
Anzi, in molte occasioni dovrete unire le forze con altri giocatori, sconosciuti o meglio ancora, amici, per coordinarvi e risolvere enigmi apparentemente impossibili. Peccato però che non sia così semplice trovare qualcuno o unirsi a un gruppo, un po’ perché il gioco è ancora in fase embrionale e con una community tutta da costruire, un po’ perché il mondo è vasto e non è scontato trovarsi, e in solitaria, sperduti, senza un’indicazione, c’è il rischio di sentirsi un po’ troppo spaesati a volte.
Ora come ora il problema principale con Book of Travels è proprio questo: il suo estremo ermetismo che rischia di scontentare quegli utenti meno abituati ad esperienze così particolari e dal ritmo lento, magari attratti dall’irresistibile art style ad acquerello, una vera primizia che vi lascerà con la bocca spalancata in ogni angolo di Braided Shore. Anche lato contenuti, per quanto già di per sé godibile e ricco, è di fatto ancora incompleto, con aggiornamenti ed espansioni, sulla carta, costanti, elemento che richiede un certo grado di fiducia nei confronti di uno studio ancora giovane e non troppo conosciuto. Ma se si entra nei suoi lenti e criptici meccanismi, e si riesce a trovare la chiave giusta per comprenderlo e apprezzarlo, il gioco di Might and Delight diventa qualcosa di unico e magnetico. Un’esperienza che già da ora, in Early Access, appare curiosa e intrigante. Se siete a vostro agio con l’inglese e siete alla ricerca di un’opera diversa dagli altri, tutta da plasmare attraverso i feedback della community, tenetelo seriamente d’occhio.