A 7 lunghi anni dal predecessore, 5 contando il pur valido Pre-Sequel, Borderlands 3 è finalmente arrivato e, prevedibilmente ci ha folgorati. Lo abbiamo scritto già in occasione dell’uscita originale su (ormai) old-gen, nella recensione a cura di Roberto De Luca, che “è esattamente quello che volevano i fan. È il gioco che aspettavamo, la chiusura di una splendida trilogia videoludica che vede in questo capitolo finale il massimo splendore possibile”.
Eppure Gearbox sa benissimo di avere tra le mani un gioiello che può donargli grosse soddisfazioni; questo fattore, unito alla capacità del team di sfornare ottimi DLC con cui espandere l’esperienza e il divertimento (come ampiamente dimostrato con il 2 in particolare), poteva forse interrompere la scia iniziata lo scorso settembre? Per non parlare dell’arrivo delle console next-gen, le cui line-up non così strabordanti di novità (complice, non c’è dubbio, l’attuale situazione globale) offrono a tanti bei titoli una seconda chance di essere riscoperti, o vissuti ancora una volta grazie alla veste nuova di zecca.
Ecco quindi che Borderlands 3 torna su PS5 e Xbox Series S/X con un upgrade (gratuito per i possessori della versione old-gen) che va a migliorare le poche sbavature tecniche che aveva, dando così, a chi lo ha già finito la scusa di tornare a provarlo e dedicarsi ai DLC, e a chi era ancora indeciso più di un buon motivo per prendere il primo biglietto per Pandora.
Per la trama e il gameplay del gioco base non è cambiato nulla, quindi vi rimandiamo alla nostra recensione della versione Xbox One X in cui potrete leggere in maniera approfondita delle gesta dei Figli della Cripta e delle scorribande interplanetarie dei Vault Hunter (Zane, FL4K, Amara e Moze). In questo articolo ci focalizzeremo invece sulle migliorie apportate alla versione PS5, più bella e performante che mai.
Il primo contatto con Borderlands 3, almeno per chi lo ha giocato su old-gen, lascia il segno sin dalla schermata iniziale, o meglio, dalla sgradevole barra di caricamento che compariva in passato, accompagnata da un paio di minuti di attesa prima di poter finalmente scendere in campo e iniziare a sparare come ossessi. Ora il passaggio non è istantaneo, ma passare da 2 minuti e 30 (quando non 3) a 35 secondi, circa, si nota e non poco (e dite pure addio a quella barra arancione). L’SSD, insomma, si fa sentire, tanto nei caricamenti velocissimi tra una porzione e l’altra della mappa (rapidi, ma ancora presenti), quando nel pop-up quasi del tutto sparito.
L’SSD di PlayStation 5 si fa sentire sulle performance di Borderlands 3
Non è però l’unica miglioria offerta dal nuovo hardware: il frame-rate è drasticamente migliorato, con i 60 fps ormai standard sia in modalità Risoluzione (seppur non fissi, ma non abbiamo notato troppe fluttuazioni) che Performance, dove, con il giusto TV, si può arrivare addirittura a 120 fps. Il tutto a 4K, nativi o dinamici, ma che contribuiscono e non poco a rendere molto più nitida l’immagine in ogni location. Il peculiare art design della serie pareva renderla immune allo scorrere del tempo, ma la pulizia della versione next-gen di Borderlands 3 si nota e non poco, e rende molto più gradevole l’impatto visivo complessivo, con texture più pulite, bordi definiti, e più un generale una cura davvero minuziosa. Il passaggio, insomma, è concreto, e molto più impattante di quel che un semplice aggiornamento gratuito lasci immaginare.
La maggiore stabilità tecnologica ha inoltre permesso al team di potenziare la modalità co-op, fiore all’occhiello delle precedenti iterazioni ma in questo terzo capitolo tristemente lacunosa: non solo è stato finalmente reintrodotto lo split-screen in verticale nella co-op in locale a 2 giocatori (richiesto a gran voce in sostituzione di quello, osceno, orizzontale, e in arrivo anche su PS4 e Xbox One), ma la modalità è stata anche espansa a 4 utenti, equiparando così l’esperienza offline a quella, sempre splendida, online.
Su PS5, inoltre, segnaliamo anche un supporto al DualSense valido, ma migliorabile: è il feedback aptico a non essere stato pienamente sfruttato, e pur offrendo una vibrazione sicuramente più realistica, non ci ha elettrizzati quanto quella di Godfall, per restare in casa Gearbox. Discorso diverso invece per i grilletti adattivi, che senza arrivare ai livelli di precisione di Call of Duty: Black Ops Cold War, presentano qualche lieve differenza di resistenza in base alla tipologia di arma equipaggiata, e rendono ancor più soddisfacente il già eccezionale gunplay.
Peccato solo per qualche bug ancora da sistemare, riscontrato su PS5, legato ad alcune quest secondarie che non vengono salvate correttamente: dopo averle completate e aver spento, ce le siamo ritrovate tra quelle attive al reload successivo, pur avendo comunque mantenuto loot e punti esperienza ottenuti. Nulla che una patch non riesca a sistemare, comunque.
Nel caso in cui abbiate già completato la campagna principale di Borderlands 3, o se non riuscite a fare a meno di Season Pass e altro, nel corso del suo primo anno di vita il team di sviluppo ha già completato i lavori sul primo pacchetto di contenuti, e ne ha addirittura annunciato un secondo, di cui è già disponibile un DLC, Designer’s Cut, seguito da Director’s Cut in arrivo nel 2021. Ci concentriamo sul primo Pass, che oltre a offrire elementi cosmetici, arricchisce la campagna con ben 4 DLC, ognuno dotato di armi, location (persino pianeti!) e mood propri, che peraltro possono essere iniziati con nuovi personaggi ad hoc, livellati in automatico dal gioco, se necessario.
Il passaggio generazionale, insomma, è concreto, e molto più impattante di quel che un semplice aggiornamento gratuito lascia immaginare
Il primo è Moxxi alla conquista dell’Handsome Jackpot, e ci vede prendere parte a una rapina al casinò in una serie di missioni aggiuntive, legate a doppio filo a personaggi storici della serie, come già si evince dal nome. Il secondo, Armi, Amore e Tentacoli, introduce un pianeta nuovo di zecca, il glaciale Xylourgos, e tante nuove creaturine da mandare al creatore; è il nostro preferito, e non solo per i contenuti, ma anche per i volti noti (Sir Hammerlock!) che ci ripropone. Il terzo, Taglia di Sangue, è uno spaghetti western in salsa Gearbox, con la città di Vestige sul pianeta Gehenna minacciata da bestie e banditi, e dovremo dare una mano allo sceriffo con taglie e grane da sistemare; potremo farlo a piedi, o meglio ancora, sulla tamarrissima motobestia.
Chiude il cerchio un ultimo, folle DLC, che come gli altri trasuda tutta la creatività anarchica del team, già fortemente presente nel gioco base, ma che in questi contenuti aggiuntivi è letteralmente andata a briglia sciolta, creando espansioni forse non fresche e impattanti come quelle di Borderlands 2, ma assolutamente uniche e ricche di personalità, e meritevoli di una chance dai fan sfegatati, poco ma sicuro. In Psycho Krieg e il fantastico sconquasso dovremo infatti entrare nella mente di Krieg e scoprirne di più sul fantomatico Cripthalla, in un viaggio visionario pericoloso ma imperdibile.
Se già su old-gen Borderlands 3 era un gran bel gioco, su next-gen, tra il frame-rate raddoppiato e stabile, la risoluzione aumentata, il comparto multiplayer locale potenziato, e, su PS5, il supporto al DualSense (ottimo con i grilletti adattivi, meno esaltante invece il feedback aptico), diventa pressoché impossibile non consigliarne l’acquisto a qualsiasi amante degli sparatutto. Ai possessori dell’originale basterà scaricare nuovamente il gioco sulla nuova console per usufruire delle migliorie, mentre a chi partirà da zero, consigliamo di puntare al pacchetto Super Deluxe che include ben 4 folli DLC, i quali vanno ad aggiungere una 20ina di ore a una longevità già di per sé stellare (dedicandovi anche a buona parte delle quest secondarie, le 35 ore le supererete abbondantemente). |