22 Giu 2016

Bound – Anteprima E3 2016

Los Angeles – Nella bolgia infernale del Convention Center è sempre un piacere poter fermare il mondo per un secondo, ed immergersi in un’esperienza toccante e coinvolgente, lontana dai cliché, dalle esplosioni, dalle bombe a mano, dai soliti tric e trac disseminati nei trailer pompatissimi, la cui esplosione serve solamente a nascondere il silenzio assordante della sostanziale nullità cosmica presente nell’ultimo tripla-A del momento. In Bound… si balla. No, non come in Just Dance, Katy Perry se le sogna coreografie simili. Quella creata da Plastic Studios, sorretta dalle possenti spalle di Sony e dei Santa Monica, è qualcosa fuori dal comune, eppure bellissimo, soave, nel suo trasudare inquietudine da ogni pixel. Una tristezza di fondo che traspare unicamente da qualche particolare momento delle brevi demo testate a Los Angeles, senza un minimo di contesto o di spiegazione, ma ce li faremo bastare, insieme ad un paio di nozioni lasciate trapelare dal team: quello al nostro cospetto è un mondo fantastico, frutto della mente di una donna, di cui rivivremo i ricordi d’infanzia. Personificazione (probabilmente) di quest’ultima è la nostra agile protagonista, il cui obiettivo è quello di eliminare una mostruosa creatura pronta a distruggere il regno di sua madre, la regina… peccato che nessuno sappia come fare. Nessuno, inoltre, ha un nome, un aspetto definito: sono voci distorte e incomprensibili, entità spersonalizzate, che riescono ad esprimere se stesse solamente con i gesti, e con la leggerezza dei loro passi.

“Esperienza” non deve però trarre in inganno: di gameplay ce n’è, seppur non in quantità industriale. Oltre ad una esplorazione molto lineare dell’avvolgente mondo di gioco, fatto di onde poligonali in tempesta, muri che si lasciano trapassare dalla telecamera come una lama e strutture che sembrano quasi non voler sfiorare la protagonista, sgretolandosi e ricomponendosi al suo passaggio, il giocatore dovrà infatti risolvere puzzle ambientali, semplici ed intuitivi, e sopravvivere ad attacchi di creature indefinite, proteggendosi con una “calotta” generata dal muovere vorticoso del nastro da ballerina in suo possesso, riproposto inoltre come fune in alcune sezioni sulla quale arrampicarsi o dalla quale scendere. Niente di trascendentale, almeno da quel che abbiamo potuto brevemente testare, ma ad affascinarci è stato il modo, la delicatezza, l’armonica camminata dell’anonima (per il momento) protagonista: dai vertiginosi dirupi superati in punta di piedi, al delicato tenersi in equilibrio su un passaggio particolarmente stretto, fino alle varie evoluzioni realizzabili premendo la freccia direzionale, il cui pieno scopo ai fini puramente lucidi è ancora avvolto da un affascinante mistero.

original

In Bound tutto è sublime: la splendida musica, toccante e in grado di catturare le strane emozioni generate da un dialogo concettualmente muto, o dall’avvicinarsi ad un pericolo incombente; ma anche le ambientazioni che sembrano quasi prendere vita, intente ad accompagnare, come un protettivo corpo di ballo, la protagonista nel suo sofferto peregrinare, eppure così soffice e agile. Ogni animazione è un tripudio di dolcezza e sinuosità, tanto quelle che muovono i corpi longilinei, quanto l’erba surreale, gli elementi astratti fissati sullo sfondo, a voler quasi attirare su di sé i riflettori del palco immaginario. E alcune sequenze oniriche, più “esplicite”, lasciano presagire punti di contatto con questo nostro marcio mondo, nascondendo chissà quale simbolo, quale metafora, che non vediamo l’ora di studiare e scovare.

In Bound tutto è sublime

Il nuovo Journey? È ancora presto per dirlo, anche se farà ancora caldo quando potremo assaporare la fresca danza di Bound: il 16 agosto avremo un primo assaggio, ma è all’uscita del PlayStation VR che potremo godere pienamente dell’esperienza proposta da Plastic. Ci ha indubbiamente travolti, quello è poco ma sicuro, ma i paragoni così imponenti li scomoderemo al momento opportuno.

E3 - 2016 - Anteprime