Il panorama videoludico è incredibilmente vasto e non è raro vedere emergere, affiancati a blasonati titolo tripla A, produzioni indipendenti di altrettanto spessore. In alcuni casi, il concetto si spinge fino all’estremo e alcuni prototipi si scoprono essere stati sviluppati da una sola persona. È il caso di Bright Memory, nato dall’intuizione e dalla passione dello sviluppatore cinese Zeng Xiancheng che, dopo essersi trovato sotto le luci della ribalta, ha deciso di ampliare il progetto per trasformarlo in qualcosa di più grande.
Bright Memory è infatti la costola dalla quale è nato il, forse più conosciuto, Bright Memory Infinite – presente addirittura durante il primo showcase di Microsoft dedicato a Xbox Series X, dove peraltro debutterà nel corso del 2021. All’atto pratico, significa che quanto andremo a recensire non si può definire videogioco vero e proprio, bensì una tech demo dell’esperienza migliorata che andremo a vivere il prossimo anno, impedimenti pandemici a parte. La stessa esperienza, quindi, che ha circolato su Steam per diverso tempo.
Nel bene e nel male, la scelta di farne un porting per Series X è dovuta senza dubbio a una questione di visibilità ma non si può dire che il risultato finale lasci soddisfatti. Parliamo infatti di una demo identica in ogni suo aspetto a quella che chi bazzica Steam potrebbe aver già conosciuto, che non fa nulla per cercare di rendersi almeno un po’ più presentabile a livello tecnico su Series X.
Per questo ci teniamo a sottolineare che, se da un lato la spesa non vale l’impresa, dall’altro dovete considerare che questo è solo un prototipo e non va preso a modello per Bright Memory Infinite. Non a livello di performance in generale, per quanto riguarda la storia verranno forse messi in atto degli aggiustamenti ma la base di partenza è la stessa.
Ecco, prendete Bright Memory come un libretto di istruzioni, una demo, un tutorial: un’esperienza che nei suoi quaranta minuti circa vi accompagna a conoscere le origini di quello che si prospetta un gioco molto interessante e una dimostrazione, nonostante tutto, della bravura e dell’impegno di una singola persona.
Cominciamo dalla trama. Bright Memory è un connubio di generi e tematiche che non possono essere più distanti – in ambito culinario diremmo un contrasto di sapori, come la pizza con l’ananas: con la leggerezza nata dalla passione di chi, probabilmente, non si aspettava un simile successo, il gioco mescola fantascienza e folklore, concetti futuristici ben distanti persino dalla nostra realtà e rovine antiche, costellate da creature di qualunque tipo, siano esse guerrieri non morti o lupi mannari.
L’anno è il 2036 e noi vestiamo i panni di Sheila, un agente della SRO (Science Research Organizzation), dipartimento dedicato alla ricerca del sovrannaturale. La storia inizia in medias res, con la divisione messa sotto attacco da un gruppo di uomini armati guidati da un uomo che Sheila sembra conoscere. Proprio quando tutto sembra andare per il meglio, la nostra eroina viene sopraffatta e all’improvviso un portale dimensionale si spalanca, inghiottendo lei e chiunque sia presente nella stanza.
Bright Memory è un assaggio blando delle potenzialità di Bright Memory Infinite
Al risveglio, Sheila si trova in un’area del tutto diversa, molto più preda della natura, che tuttavia non la sconvolge granché – consapevole che alcune teorie scientifiche hanno trovato fondamento. Cercando di trovare una via di uscita, dovrà vedersela con creature d’incubo ma anche con gli stessi soldati che la volevano morta al dipartimento. Un po’ Tomb Raider, concettualmente parlando, un po’ Shadow Warrior per quanto riguarda il gameplay, Bright Memory offre un’esperienza di breve durata che a suo tempo avrà contribuito a generare non poca curiosità negli utenti. Adesso, complice un comparto tecnico poco brillante, risulta giusto un assaggio insipido dell’esperienza che diventerà.
Sotto l’aspetto ludico, sebbene rimandi a diversi giochi, non si può negare che Zeng Xiancheng si sia dato da fare per unire con un certo estro creativo generi che difficilmente avremmo visto bene assieme. Gettato fin dal subito nella mischia, il giocatore si trova all’inizio sopraffatto dalle numerose possibilità che il gioco offre ma in pochi minuti è possibile rimettere in ordine le idee per capire che Bright Memory mescola, con una certa sapienza e adrenalina, le meccaniche dello sparatutto con quelle del combattimento corpo a corpo, potenziate da una serie di abilità che si andranno a sommare al nostro approccio.
Nel complesso funziona tutto abbastanza bene, fermo restando le limitazioni tecniche derivanti da uno sviluppo in singolo e da un level design non particolarmente brillante, in cui agli scontri si alternano brevi sezioni esplorative accompagnate da semplici enigmi. Se il combattimento bene o male funziona nella sua bizzarra amalgama di generi, lo stesso non si può dire per tutto il resto, che risulta un guazzabuglio a tratti frustrante – questo a causa di alcune meccaniche, come il rampino o il salto prolungato, poco intuitive e gestibili.
Il porting di Bright Memory su Series X, più che pigro, è inesistente
Com’era lecito aspettarsi, è un insieme abbozzato di più aspetti dai quali è difficile trarre le somme, proprio per il fatto che Bright Memory va visto come una tech demo e non un gioco in sé e per sé. Ora che si trova sotto l’egida Microsoft, non abbiamo dubbi che il progetto spiccherà il volo e saprà regalarci diverse sorprese, soddisfacendo una curiosità che questi primi quaranta minuti, con i loro alti e bassi, hanno concorso a stuzzicare.
Laddove tutte queste imperfezioni nel gameplay possono essere comprese e motivate, a lasciare con l’amaro in bocca è il comparto tecnico. Senza troppi mezzi termini, ve lo abbiamo anticipato, questa versione di Bright Memory è la stessa che abbiamo visto su PC. Una leggerezza, per non chiamarla pigrizia, difficile da accogliere senza storcere il naso perché denota una certa mancanza di rispetto per chi, incuriosito, sceglie di spendere i pochi euro necessari all’acquisto.
Senza pretendere i miracoli, avremmo gradito sia nelle impostazioni del gioco (identiche a quelle PC) sia nella grafica qualcosa che facesse pensare a un porting per console, a maggior ragione per Series X. Invece ci troviamo di fronte a un lavoro che non potremmo nemmeno definire abbozzato, poiché di base non c’è stato: si è presa di peso la versione PC e la si è spostata su console, con tutti i limiti del caso tra frame rate altalenante, pop up, modelli poligonali molto basilari e asincrona tra doppiaggio e labiale.
Pur sapendo che Bright Memory ormai non esiste più e questa tech demo rappresenta le vestigia di un progetto adesso ben più ad ampio respiro, resta una scelta piuttosto discutibile quella di pubblicizzare Bright Memory Infinite in questo modo. Paradossalmente c’è il rischio che vada più a discapito che non a favore della produzione. Ad ogni modo, le premesse sono interessanti e speriamo che questo scivolone del porting venga ben presto rimpiazzato da quell’estasi visiva che lo showcase Xbox ci ha regalato appena pochi mesi fa.
Bright Memory, lo ripetiamo ancora una volta, è solo una tech demo del più ampio Bright Memory Infinite e ha dalla sua non poche idee interessanti che non vediamo l’ora di scoprire concretizzate il prossimo anno. Nondimeno, pur considerando la sua natura progettuale, non possiamo esimerci dal criticare l’estrema pigrizia del porting, che si limita a una transizione 1:1 da PC a console e non fa minimamente uso delle potenzialità di Series X anche solo per migliorarsi un pochino, facendo così buona pubblicità al gioco vero e proprio. Se lo avete già provato su Steam, non troverete niente di diverso e anzi uscireste frustrati dall’esperienza; se invece non l’avete mai giocato prima, non vi consigliamo comunque di provarlo su Series X perché non ne vale la pena. |
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