Call of Duty entra nella nuova generazione di console con un capitolo che guarda al passato. Cold War riprende infatti i panni dei primi due Black Ops per riportare i giocatori nel clima della guerra fredda, approfittando inoltre di alcune meccaniche introdotte proprio con il secondo capitolo. All’interno della campagna single player è possibile infatti prendere decisioni, scegliere se usare le parole o la forza senza sapere bene quali siano le potenziali conseguenze.
Non è insomma la solita campagna di Call of Duty, dove bisogna solamente sparare e progredire missione dopo missione. Occasionalmente è persino possibile tornare alla base per decidere se intraprendere quest secondarie sfruttando gli indizi che sono stati ritrovati durante i precedenti livelli: la presenza di questi oggetti richiede un’esplorazione più approfondita di ogni livello, guardando le scrivanie delle varie stanze o recandosi in location con obiettivi opzionali.
Call of Duty Black Ops Cold War introduce insomma dei puzzle all’interno della sua esperienza, tali da rendere più investigativa l’azione. Parto dalle missioni secondarie perché sono proprio loro a dare un tono diverso alla campagna principale. La bacheca delle missioni è infatti colma di indizi e riferimenti che devono essere trovati prima durante i vari livelli, come giornali con scritte in codice, foto da analizzare, documenti da decriptare e tracce audio da ascoltare attentamente. Solo unendo tutti gli indizi e decifrando i segreti dietro di essi è possibile capire come approcciarsi alla missione secondaria.
Il bello è che tutta questa esperienza è diversa per ogni giocatore, poiché il funzionamento dell’indovinello rimane identico, ma per ogni persona cambiano i numeri, le lettere e le registrazioni. È anche un buon modo per permettere a chi gioca di trovare online le guide ai due enigmi senza però bruciarsi quello sforzo necessario per risolvere la personalizzazione.
Ovviamente la campagna prosegue comunque sulla sua linea fatta di missioni sotto copertura, figure non esattamente leali e un metodo lavorativo che va contro ogni singola legge. Un po’ come si dice proprio nel gioco, la verità oggettiva non esiste, si sceglie semplicemente in cosa credere.
Contrariamente a molti giocatori di Call of Duty sono sempre stato ben contento di giocare una campagna single player prima di tuffarmi nel multiplayer. L’unico capitolo recente che ha adottato una strategia completamente diversa è stato Black Ops 4, votato completamente all’online e privo di azione single player. Mi piace del resto vedere dove vogliono andare a parare gli autori con le loro trame, soprattutto quando sono basate come in questo caso su conflitti già avvenuti o non avvenuti in passato.
In Call of Duty Black Ops Cold War non si toccano sicuramente i punti controversi e altamente emozionali di Modern Warfare, eppure la campagna va avanti tranquilla, piacevole e soprattutto in compagnia di personaggi che sono già stati amati dalla community. Peccato che sia effettivamente corta di durata, con un picco che avrebbe potuto indicare la metà dell’esperienza e non il punto finale.
Non biasimo però nemmeno gli sviluppatori, essendo palesemente una scelta basata sulla domanda dei giocatori. Per ogni fan che chiede una valida storia ce ne sono 10, 20, 30 che invece manco si interessano e vanno direttamente al multiplayer. A volte occorrerebbe capire che il comportamento collettivo ha un grande impatto sui progetti che ogni studio porta avanti.
Call of Duty concentra comunque buona parte della sua grafica sulla campagna single player, quindi è quasi uno spreco non approfittarne. Le cutscene vivono di vita propria, con una chiarezza dei dettagli che ovviamente non si può poi apprezzare nelle normali fasi di gioco. La luce volumetrica fa la sua figura e il gioco prova sempre a spararla in faccia al giocatore, ad esempio proprio all’inizio della storia.
Giocato prima su Xbox One X e poi su Series X, Call of Duty Black Ops Cold War brilla in modo eccezionale sulla nuova console di Microsoft. Anche guardandolo attraverso una scheda di acquisizione durante i live streaming ho potuto notare riflessi e giochi di luce che altrimenti non sarebbero stati possibili sulla vecchia generazione. Ovviamente tutti questi aspetti grafici sono presenti solo nel comparto single player, ma anche l’azione multigiocatore trae vantaggio dalle nuove console, soprattutto in termini di framerate per chi possiede uno schermo a 120 Hz. Devo registrare tuttavia un paio di crash piuttosto gravi, con freeze dell’immagine e arresto inaspettato di Series X. No buono, soprattutto su una console di ultima generazione.
Dopo aver provato la beta del multiplayer, che non mi aveva lasciato particolarmente entusiasta, ho trovato un’azione di gioco in grado di catturarmi e di farmi passare potenzialmente giorno e notte attaccato alla console. Posso dirmelo quanto voglio, ma non riesco a mentire a me stesso. Probabilmente sono stati gli accorgimenti apportati dagli sviluppatori dopo il periodo di beta in fatto di bilanciamento delle armi e scoraggiamento all’utilizzo forsennato dei fucili a pompa, che avevano trasformato le lobby in reminiscenze dei peggiori tempi di Destiny.
È tuttavia frustrante che a pochi giorni dal lancio, nonostante ci fossero già state avvisaglie nel periodo di beta, i cheater stiano già rovinando l’esperienza a molti giocatori. Soprattutto la funzione del crossplay, creata appositamente per unire il maggior numero di giocatori da console diverse, è quella che potenzialmente rende ingiocabile alcune volte il titolo. Si potrebbe poi aprire un capitolo intero sulla presenza di camper e spawn kill, ma lì rischierei di entrare solamente in rant.
Del multiplayer, ma soprattutto di questo capitolo in generale, apprezzo proprio il set temporale, che non permette di utilizzare meccanismi troppo futuristici e tecnologie all’avanguardia per avere la meglio sul campo di battaglia. Molte meccaniche di Call of Duty, soprattutto per quanto riguarda le Kill streak, rimangono comunque a disposizione ma sono riorganizzate in modo da essere complementari con il periodo in cui è settato il gioco.
C’è poi la modalità zombie, molto in linea con la solita costruzione che la rappresenta. Mi piace però pensare che in fase di progettazione uno sviluppatore sia entrato in ufficio aprendo la porta con un calcio e buttando per terra qualche secchio di vernice fluorescente. Perché di fluo ce n’è tanto, tantissimo.
L’esperienza è come al solito percorribile da soli se si vuole dare sfoggio delle proprie abilità di sopravvivenza, ma è con gli amici che si può dare vita a qualcosa di ben più divertente e longevo. I segreti da scoprire sono tanti e non c’è canale YouTube che regga: vale la pena un tentativo in blind prima di rivolgersi a qualche video guida online.
Ultimo appunto per qualcosa che mi ha dato non poche rogne in fase di recensione, ovvero l’upgrade dalla versione classica a quella next-gen. Per quanto Activision si sia prodigata nel creare più edizioni, il risultato è stato solo confuso: l’upgrade da Xbox One a Series X era stato definito a 10€, senza indicare che sarebbe stato necessario portarsi nello store per acquistare un bundle da 75€ (a cui poi viene applicato automaticamente lo sconto per l’acquisto della versione base). Nessuna info a riguardo sul sito ufficiale, è stato Reddit a risolvere il problema.
Sarebbe stato più semplice fare come molte altre software house: gratuito, via update.
Call of Duty Black Ops Cold War è il capitolo iniziale della next-gen, per adesso solo in ambito di grafica e ottimizzazione dei caricamenti. Essendo un titolo che molto spesso vive su generazioni diverse di console, sarà difficile separarsi totalmente da Xbox One e PS4 per sviluppare qualcosa di più ambizioso. Funziona come gameplay, ovviamente. Del resto è proprio per questo stile di gioco che le persone si affezionano ogni anno. Tutto ciò che ruota attorno potrebbe però fare quel salto di qualità, portato più dalla lungimiranza che dal budget a disposizione. Al netto di qualche problema, tra crash e difficoltà nell’effettuare l’upgrade, resta dunque un gioco valido che deve trovare bilanciamento nel suo comparto multiplayer e soprattutto la voglia di ribellarsi una volta per tutte contro i cheat andando alla radice del problema: chi li crea e solo dopo chi li usa. |