News 02 Giu 2014

Call of Duty: Lukman, da Napoli a Los Angeles!

Parliamo ancora di Call of Duty, facendovi conoscere colui che è considerato uno dei migliori player italiani in assoluto. Protagonista dei mondiali di Call of Duty del 2013, dove con gli inFerno eSports è arrivato ottavo. In un anno è cresciuto, sia fisicamente che mentalmente e dopo essersi preso una piccola pausa, ritorna a giocare competitive con un nuovo team, i NEXTgaming FinaliZe. Ci ha parlato un po’ di lui, di cosa voglia dire giocare un mondiale e dei suoi progetti futuri. Direttamente da Napoli, vi presentiamo Luca ‘Lukman‘ Mancarella!

Come mai hai cominciato a giocare ai videogames?

Mi sono avvicinato ai videogames ancor prima dell’avvento delle console grazie ad un mio amico che era perennemente davanti al PC a giocare. Così ho cominciato a giocarci anch’io , scoprendo fin da subito uno spiccato interesse verso gli sparatutto e i giochi calcistici, che ancora oggi, dopo anni, sono gli unici sui quali mi concentro maggiormente e che preferisco in assoluto.

E quando è stata la prima volta in assoluto che hai giocato?

La prima volta che ho giocato ad un videogioco risale a circa 8 anni fa più o meno ed è stato con Call of Duty 2, titolo che poi con il passare degli anni è diventato sempre di più la mia passione. Ricordo come se fosse ieri l’adrenalina che mi dava giocarci. Se oggi sono il giocatore che sono lo devo solo ed esclusivamente a quel Call of Duty che mi aperto la strada verso un mondo che non conoscevo.

Quante console hai avuto e qual è la tua preferita in assoluto?

Ho avuto praticamente quasi tutte le console “moderne”, tutte e tre le Playstation ed entrambe le Xbox . Tra le nextgen, per il momento ho scelto la One, presa da poco. La mia preferita rimane la Playstation 3 che è la prima console con cui ho incominciato a giocare seriamente.

Qual è il tuo Call of Duty preferito?

Senza alcun dubbio Black Ops 2, è stato il gioco dove ho sfondato e ho ottenuto tante soddisfazioni. Il gameplay mi piace tantissimo e lo reputo il gioco che richiede il maggior apporto di Skill/Brain e soprattutto un gran lavoro di squadra!

E invece per quanto concerne modalità, arma e mappa, che mi dici?

La mia modalità preferita attualmente è dominio soprattutto da quando non ci sono più postazione e cattura la bandiera. Mi piacciono le modalità frenetiche in generale ma anche il cerca e distruggi mi appassiona perché richiede intelligenza. La mia mappa preferita è Warhawk anche se nell’ultimo Call of Duty non ho molte preferenze. La mia arma preferita è il Tar, mi piacciono le armi che mi danno la possibilità di muovermi velocemente ed essere aggressivo, Smg tutta la vita!

Quali pensi siano i fattori fondamentali per poter portare a casa una vittoria?

I fattori fondamentali per vincere a Call of Duty sono tre, oltre ovviamente alle capacità di base. In primis l’ umiltà, che non deve mai mancare, poi lo spirito di squadra e di sacrificio ma soprattutto l’iniziativa. Non mi piacciono i player statici che hanno paura di rischiare, preferisco morire stupidamente rischiando, tentando di mettere il team in una situazione di assoluto vantaggio e controllo della mappa, piuttosto che rimanere fermo ad aspettare!

Quando hai cominciato col competitive?

Il competitive vero e proprio l’ho iniziato a partire da Modern Warfare 2 grazie a Gamebattles che per me è stato fondamentale per imparare a giocare. Prima mi dilettavo in qualche piccolo torneo italiano online dove sicuramente sono riuscito a farmi notare e ottenere qualche riconoscimento. Non ho fatto tantissime lan, la prima è stata a Modena con i Noise allora formati da Frido, Royal e Tony (che non gioca più). Non potrei mai dimenticarla, è stato il mio primo vero team dove ognuno si fidava del proprio compagno e avevamo un affiatamento invidiabile. Ancora oggi rimpiango quei giorni,sono stato veramente bene con loro. Non ho fatto tantissime lan ma credo che quelle poche che ho fatto siano tutte molto importanti, una su tutte la Call of Duty World Championship a Los Angeles, l’anno scorso.

Parlami di questa esperienza “mondiale”.

Sicuramente essere arrivato ottavo ai mondiali è la soddisfazione più grande che mi sia tolto in tutta la mia carriera video ludica. Andare a Los Angeles è stata un esperienza bellissima e indimenticabile, soprattutto confrontarsi con team europei e americani fortissimi e scoprire di non essere poi così tanto inferiori rispetto a loro è stata una sensazione unica. La voglia di vincere era talmente tanta e insieme al mio team abbiamo fatto onore all’ Italia. Beh poi quando ci siamo resi conto di aver vinto 25 mila dollari, vi lascio immaginare le urla di gioia!

E’ vero che un player competitive di Call of Duty gioca solo ed esclusivamente a Call of Duty?

Due son le cose: o non è vero, oppure io sono l’eccezione che conferma la regola. Oltre a Call of Duty  e gli sparattutto in generale, gioco tantissimo a FIFA. Ci gioco da un bel po’ di anni, mi piace molto, dato che è molto realistico e sono un grande appassionato di calcio.

Ci sono giocatori in italia che ammiri in maniera particolare?

I giocatori che stimo di più in Italia sono sicuramente due. Il primo è Kolga del team Sublime, mio ex compagno di team, lo conosco da molto tempo e posso dire con certezza che non c’è stato un momento in cui mi abbia fatto dubitare del suo impegno, della sua dedizione, del suo apporto ai compagni e soprattutto della sua bravura. L’ altro invece è Duke dei NEXTgaming Rapid che ho conosciuto un anno fa e ogni volta mi stupisce sempre di più, è molto skillato e anche lui ha una voglia matta di vincere e soprattutto conosce lo spirito di sacrificio e ha iniziativa!

Hai altre passioni oltre ai videogames?

Una delle mie più grandi passioni è il calcio, almeno una  volta a settimana cerco sempre di giocare con gli amici e poi sono tifosissimo del Napoli, che è il mio grande amore, non mi perdo mai una partita.

Da dove nasce il tuo nick?

Il mio nick praticamente sin dagli inizi si è quasi sempre associato al mio nome. “Luk” sta per Luca e “Man” sta per Mancarella che è il mio cognome.

Come ti vedi fra dieci anni?

Tra dieci anni spero di realizzare qualche mio sogno e mi dispiace dirlo ma nel gaming non ci vedo un futuro, però prima di andar via, qualche altra soddisfazione me la toglierò. Ho già un lavoro e tra qualche anno penserò a sistemarmi definitivamente.

Quindi non pensi che nei prossimi dieci anni il gaming in Italia possa evolversi?

Purtroppo no, ma spero tanto di sbagliarmi. Qualche talento c’è, basterebbe solo valorizzarlo e formare vari team competitive come in altre nazioni. Purtroppo manca la materia prima, ovvero il denaro. C’è bisogno di qualcuno che possa crederci e investire nel gaming e non so quanto sia possibile con la mentalità che ci ritroviamo in Italia. Ma come si dice, mai dire mai,  la speranza è sempre l’ ultima a morire.

Dopo una pausa di riflessione post Inferno e-sports, sei entrato da poco nel team NEXTgaming FinaliZe. Quali sono i prossimi obiettivi?

La cosa fondamentale per me adesso è qualificarmi col mio team alla finale del 3° Campionato Italiano Personal Gamer e vincerla, dopodiché  spero di riuscire a giocare la modalità che più mi piace ossia il decerto e di riuscire a togliermi qualche altra soddisfazione, anche a partire dal nuovo Call of Duty magari. Se però il gioco non sarà bello come mi aspetto, potrei anche smettere di giocare. Tutto da vedere!

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