Non è ancora chiaro quali siano i piani di Konami per una delle sue serie più amate in assoluto: se, quando e come tornerà Castlevania? Proseguirà il percorso intrapreso da Mercury Steam con i Lords of Shadow, o assisteremo a un ritorno alle origini? Nell’attesa di scoprirlo, possiamo però consolarci con porting e riedizioni, il che non è poi tanto male, soprattutto quando il risultato è simile a quanto proposto nella Castlevania Advance Collection.
Una raccolta apparentemente minore, secondaria, trattandosi, come si evince dal nome, di tre titoli usciti su Game Boy Advance (tranne la bonus track Vampire’s Kiss,), ma in realtà di grande pregio, sia perché pur non trovandoci al cospetto di un Symphony of the Night a caso, questi titoli sono comunque splendidi e ancora godibilissimi, ma anche perché il lavoro filologico che c’è dietro è veramente da manuale. Vediamo insieme titolo per titolo, e che novità particolari porta con se questa collection.
Il primo della lista è Castlevania: Circle of the Moon, anno 2001, conosciuto qui in Europa con il semplice nome Castlevania, e debutto della saga su GBA. Ambientato nel 1830, ci vede raggiungere il castello di Dracula nei panni di Nathan Graves, in compagnia di Morris Baldwin, leggendario cacciatore che dieci anni prima intrappolò il principe delle tenebre. Grazie a un rituale messo in atto dalla servitrice Camilla, il signore del male torna però in vita, e solo Nathan potrà scaraventarlo nuovamente nell’oblio.
Nonostante ludicamente sia il più “rigido” del pacchetto, tra una telecamera turbolenta e dei comandi meno fluidi rispetto agli altri titoli, è forse quello con meccaniche più curiosi e intriganti: oltre a rispecchiare pienamente il corso di SotN, includendo elementi ruolistici con tanto di livelli da aumentare e abilità da sbloccare eliminando i boss incontrati, è però il DSS, il Dual Set-up System il vero fiore all’occhiello: il giocatore può infatti raccogliere dai nemici delle carte, da equipaggiare in due differenti categorie (Attribute e Action). Il mix tra le due crea uno tra centinaia di possibili attacchi e magie, offrendo così la possibilità di sperimentare con poteri sempre differenti.
Nonostante i 20 anni sul groppone, sono titoli ancora splendidi e godibilissimi
Più suggestivo dal punto di vista narrativo, con tanto di finali multipli, è il capitolo successivo e riproposto in questa Castlevania Advance Collection, anno 2002: Castlevania: Harmony of Dissonance. Sempre combattimenti a scorrimento in 2D, sempre elementi ruolistici (dall’equipaggiamento alle stat), ci vede indossare i panni di Juste Belmont, nipote di Simon (protagonista dei primissimi due Castlevania in assoluto), intento a salvare la sua amica Lydie, ma anche a raccogliere parti del cadavere del solito Dracula. Meno stimolante lato gameplay, la sua forza risiedeva nelle modalità extra, come la Boss Rush, o la Maxim Mode, per giocare nei panni di Maxim (per l’appunto).
Chiude il trittico, ma non il pacchetto completo, Aria of Sorrow, per molti tra i capitoli più belli in assoluto. Uscito nel 2003, gode di un ambientazione e di un protagonista particolari: cronologicamente è collocato nel 2035, e nei panni del giovane Soma Cruz, ci ritroveremo nel castello di Dracula dopo aver assistito a una misteriosa eclissi, 36 anni dopo la sua sconfitta definitiva da parte del clan Belmont. La vera chicca di questo capitolo risiede nell’incredibile dote di Soma di assorbire le anime dei nemici, che gli garantiscono potere e bonus di un certo peso, tra abilità attive e buff passivi. Potendone equipaggiare tre per volta, suddivise in varie tipologie, avrete decine e decine di build realizzabili, con cui creare il vostro cacciatore di vampiri definitivo. E come se non bastasse, anche lato art design e narrazione, Igarashi e co erano particolarmente ispirati ai tempi.
Bonus graditissimo, seppur meno esaltante dal punto di vista qualitativo (ma comunque da provare) è Castlevania: Vampire’s Kiss, il più vetusto, sia anagraficamente che ludicamente. Sprovvisto dell’anima più Metroid, ha un’impronta più platform, ma conserva tutta la mitologia e l’atmosfera della saga (e il protagonista è un certo Richter Belmont, a proposito di Symphony of the Night).
Ma cosa rende questa Castlevania Advance Collection così interessante a quasi 20 anni dall’uscita dei titoli principali su Game Boy Advance, al di là dell’innata comodità di poterli rigiocare su PC e console di nuova generazione (Switch inclusa)? I motivi sono molteplici, a partire dal prezzo, 20 €, una miseria in confronto al valore effettivo dei titoli (che singolarmente, per vie ufficiali, non si trovano a meno di cinque volte tanto, l’uno). Ma è anche l’enorme cura riposta da Konami nel riproporli: non solo potrete giocarli nelle 3 versioni esistenti (giapponese, americana ed europea), con tanto di nomi, copertine e salvataggi ad hoc (con Vampire’s Kiss che diventa Dracula X, ad esempio), ma ci sono anche feature extra (ma assolutamente opzionali) che li rendono più accessibili e fruibili anche ai neofiti, o ai giocatori di lunga data un po’ arrugginiti.
Oltre ai sistemi di salvataggio originale, avrete 10 slot di salvataggi istantanei con cui aggirare la necessità di trovare un save point prima di poter spegnere la console, e ricaricare chiaramente nel medesimo punto in cui si era lasciato. Potrete persino salvare delle brevi clip di circa un minuto, per immortalare delle giocate particolarmente epiche, e riguardarle in qualsiasi momento. La trovata più utile e incredibile però è li “Rewind”, un po’ simile a quanto visto nella serie Forza: una caduta non prevista può essere evitata riavvolgendo di qualche secondo (fino a un massimo di 30) e rieseguendo il salto come si deve. Una trovata perfetta per il farming (ad esempio, per le anime di Aria of Sorrow), ma anche per rendervi la vita più comoda. Si tratta di funzioni che indubbiamente snaturano l’esperienza, ma essendo, come detto, opzionali, potrete serenamente snobbarle nel caso siate puristi.
La Collection include feature extra (ma assolutamente opzionali) che rendono i giochi più accessibili e fruibili anche ai neofiti
Per voi, a proposito, c’è anche l’opportunità di attivare un filtro CRT (solo in alcuni dei titoli), e di scegliere se mantenere il vecchio ratio video (con i bordi neri che possono essere personalizzati con degli sfondi ad hoc), o se spalmare l’immagine e adattarla ai moderni 16:9. Sempre nel menù “ex-post” da cui attivare tutte queste nuove funzionalità potrete infine rimappare i comandi a vostro piacimento, e per i più appassionati c’è anche una comoda enciclopedia contenente info su nemici, armi, poteri e così via.
La ciliegina sulla torta è però nel menù principale: non solo potrete gustarvi una galleria di bozzetti, ma anche la colonna sonora dei giochi presenti nella collection, con tanto di possibilità di creare una playlist personalizzata da ascoltare quando volete.
In attesa di scoprire cosa ne sarà di Castlevania, ci consoliamo alla grande con Castlevania Advance Collection, una lettera d’amore, più che una semplice raccolta, all’epoca GBA della saga, con 3 gioiellini (più uno) da rivivere e godere nella loro forma originale (potendo persino accedere alle versioni americane e giapponesi), o affrontandoli con qualche agevolazione opzionale, che nulla toglie agli hardcore fan, ma che permette anche ai meno esperti di immergersi nelle macabre atmosfere di questi imperdibili episodi, finalmente fruibili anche su PC e console di vecchia e nuova generazione. Sui moderni televisori l’impatto grafico è un’arma a doppio taglio, tra i nostalgici che piangeranno lacrime di gioia e i novellini che storceranno il naso, ma superato lo scoglio tecnologico, pad alla mano è tutto una meraviglia (tranne forse Circle of the Moon, quello invecchiato peggio nei comandi e nella telecamera). Non siamo troppo fan delle solite remaster e degli ennesimi porting, ma quando il lavoro è svolto con così tanta perizia e passione, è difficile restare indifferenti. |
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