Giocare a Child of Light è un po’ come camminare in una galleria d’arte e, di colpo, ritrovarsi all’interno di uno dei sui dipinti più meravigliosi. Una piccola perla dalle vesti estasianti, un acquerello che si dipana scenario dopo scenario togliendo il fiato, impressionando e ammaliando il giocatore: non è infatti un caso se sotto questo cofano delle grandi occasioni batta il cuore dell’ottimo UbiArt Framework Engine, uno dei motori più apprezzati nella passata (e non solo) generazione consacratosi al successo col reboot dell’iconico Rayman. E il paragone con l’uomo melanzana non è affatto casuale: laddove quest’ultimo incarna i canoni più tradizionali del platform, Child of Light mescola alcuni di questi tratti con quelli di un RPG a turni. Il risultato, anche in versione PS Vita, lascia a bocca aperta.
Che Child of Light sia anomalo nel panorama del gioco a turno lo si nota già dai primi minuti di gameplay. Ci si muove su due dimensioni come nel platform più tradizionale, saltando da una piattaforma all’altra in un universo a metà strada tra il fatato e l’oscuro: una trovata brillante se analizzata in un’ottica non solo esplorativa, ma – e soprattutto – che ben si presta alla progressione narrativa. Sì, perchè tanta magnificenza visiva non poteva certo non essere supportata da una storia memorabile e coinvolgente, incentrata sull’esile personaggio di Aurora. Dopo essere deceduta nel proprio letto senza alcuna spiegazione logica, la piccola si risveglia nel mondo magico di Lemuria lasciando il proprio padre, il Re in persona, in preda alla disperazione. Toccherà dunque a noi aiutare Aurora a ricongiungersi al genitore e, nel frattempo, salvare gli abitanti di Lemuria dagli intenti poco nobili di una folle strega.
Il compito è ben più arduo del previsto, anche perchè – non bastasse la suddetta strega – Lemuria è pattugliata da sgherri e mostriciattoli poco inclini a lasciar vivere Aurora. Se vorrà aiutare il proprio padre, la nostra eroina dovrà prima aiutare un vasto assortimento di personaggi appartenenti a questo regno magico: completando le quest che le verranno assegnate guadagnerà una lunga serie di poteri con i quali affrontare la perfida nemica o, in alcuni casi, nuovi compagni di viaggio con cui combattere. L’esplorazione, dicevamo, gioca un ruolo fondamentale: una volta scoperta la possibilità di volare, Aurora potrà raggiungere zone inaccessibili o volteggiare tra nuvole o cime di alberi alla ricerca di quest, scrigni o nemici. Il che è molto utile in termini di esperienza acquisita.
Senza scendere ulteriormente nel dettaglio delle meccaniche di gioco, già sviscerate a dovere nella nostra recensione della versione PC, andiamo ad analizzare quelle che sono le caratteristiche peculiari del titolo in questa versione PS Vita. Innanzitutto è bene ricordare che Child of Light sarà disponibile in due formati, uno digitale (al costo di 14.99€) pressoché pedissequo a quanto già osservato nelle versioni precedenti, e uno scatolato retail, ribattezzato Complete Edition, che offre al giocatore una serie di sette contenuti extra riassumibili in una nuova quest esclusiva, un personaggio inedito da aggiungere al party e un pacchetto ulteriore di oggetti collezionabili (pozioni, magie e gli immancabili oculi) da sfruttare a proprio vantaggio nelle deliziose fasi combat del titolo Ubisoft Montreal – al costo più che ragionevole di 24.99€.
L’integrazione dell’hardware dell’handeld di Sony nell’economia di gioco è intuitiva e sfruttata a dovere, pur limitandosi in toto all’utilizzo del touchpad anteriore (o posteriore, in base alle preferenze del giocatore previa settaggio di un’opportuna opzione). Nella fattispecie, in maniera analoga a quanto visto su PS4 potremo far muovere l’Igniculus, nostro inseparabile compagno di viaggio, tracciando la traiettoria desiderata direttamente su schermo. Questa operazione renderà più rapido il recupero delle sfere di luce, con le quali ricaricare la barra di energia dell’Igniculus, e quelle più piccole – atte a ripristinare salute e potere magico del party di protagonisti. Allo stesso modo, le funzionalità touch di PS Vita tornano comode nelle fasi RPG-Combat: basterà mantenere un tap in corrispondenza del nemico prescelto per accecarlo con la luce di Igniculus e rallentarne il caricamento della barra d’attacco o, in maniera del tutto analoga, in corrispondenza di uno dei nostri personaggi per ripristinarne parte dell’energia. Le restanti fasi di attacco/difesa restano invariate in questa transazione portatile.
Le routine touch rendono più fruibile anche la navigazione all’interno dell’inventario, la gestione dei punti abilità nello skill tree e la creazione di nuovi oculi dall’apposita sezione: tutto è a portata di tap, rendendo veloce e pratica gran parte delle operazioni di carattere più gestionale. Il titolo, dal canto suo, non soffre minimamente questa seconda vita mobile: vuoi per un comparto tecnologico (come vedremo a breve) sfavillante, vuoi per la natura ibrida delle proprie meccaniche di gioco, Child of Light è avvincente e appassionante anche in dimensioni compatte, prestandosi alla perfezione ai dogmi del “play everywhere” tanto cari alla divisione portatile di Sony.
Graficamente non c’è molto da aggiungere. Child of Light è vibrante e vivido anche nella diagonale ridotta della portatile Sony, capace di ricreare con maestria quelle atmosfere fiabesche dalle tinte pastello che alternano foreste minacciose, villaggi accoglienti e castelli diroccati immersi nel verde. L’UbiArt Engine mostra ancora una volta la propria scalabilità, dimostrandosi eccellente ed impeccabile anche in contesto portatile: l’ottimo lavoro svolto in precedenza dai team di sviluppo nelle versioni portatili di Rayman trova dunque in Child of Light una conferma encomiabile, impreziosito da una direzione artistica sontuosa e da un charachter design da standing ovation. L’azione di gioco scorre fluida e senza intoppi dall’inizio alla fine, forte della poesia portata in dono da intermezzi in vecchio stile Final Fantasy dove i personaggi dialogano tra loro con un preciso schema di rime. Il carisma dei personaggi principali, la narrazione autorevole nella propria poetica ma, allo stesso tempo, calda come quelle fiabe che ascoltavamo da bambini arricchiscono questo piccolo gioiello per PS Vita, che vanta inoltre un doppiaggio di pregiata caratura e una colonna sonora di altissima qualità.
IN CONCLUSIONE
Da qualsiasi parte lo si guardi, in qualsiasi console lo si giochi, Child of Light non tradisce le aspettative. Incantevole nella versione da salotto, il titolo di Ubisoft Montreal convince appieno anche in questa declinazione portatile, riproponendo al giocatore un’esperienza memorabile ed avvincente, dal retrogusto agrodolce della fiaba. PS Vita non si lascia intimorire dalla sfida intrapresa dal team di sviluppo e catapulta armoniosamente il proprio hardware touch all’interno di quelle meccaniche che mescolano con astuzia e maestria gli ingredienti segreti del platform e del gioco strategico a turni. Child of Light non offre una curva di difficoltà particolarmente ostica, anzi probabilmente conterete su una mano i game over che vi accompagneranno nel corso del primo playtrough. Ma la narrazione delicata e sapiente, una direzione artistica che sembra rubata da una tela impressionista e, non ultima, una giocabilità alla portata di tutti, anche per chi non ha mai digerito la concezione filo-nipponica dell’RPG, fanno passare in secondo piano l’assenza di una sfida significativa. Child of Light vi emozionerà e, per tutte le sue dodici ore di gioco, vi farà morire dalla voglia di sapere cosa aspetta Aurora e come farà a ricongiungersi al proprio padre. E a noi questo basta e avanza.
VOTO: 8,5/10
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