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Chorus – Recensione

Chorus è l’ennesimo rappresentante di un genere che accompagna l’industria videoludica sin dalla sua nascita, ma che salvo per alcuni esponenti di spicco, non ha mai goduto delle luci della ribalta. Se Space Invaders lo conosciamo tutti, se almeno una volta in vita nostra abbiamo quantomeno sentito nominare Rogue Squadron, soprattutto nelle sue splendide iterazioni per Game Cube, nel corso del tempo sono stati diversi gli space combat shooter che hanno deliziato gli appassionati del genere, soprattutto in chiave MMO.

Chorus (che potete acquistare sullo shop online di GameStop a prezzo budget) è l’ultimo rappresentante di questa florida stirpe, un simulatore di pilota spaziale armato fino ai denti, impegnato in un’avventura esclusivamente in single player. Sarebbe tuttavia il caso di usare il femminile, dal momento che la protagonista del gioco è Nora, ex-asso dei cieli della Cerchia, setta religiosa intenzionata ad assoggettare la Galassia al credo del Coro, tramite operazioni militari spietate e ordite dal Grande Profeta.

Dopo aver compiuto un genocidio a bordo della Forsaken, navetta spaziale portentosa e dotata, come vedremo, di incredibili poteri, la nostra ha voltato le spalle alla dittatura di cui era il carnefice, promettendo di proteggere i più deboli. L’epopea, non a caso, si apre proprio in un angolo sperduto del cosmo, una fascia d’asteroidi in cui si nascono alcuni ribelli, intenzionati ad opporsi alla Cerchia. Dopo qualche missione di routine, utile anche per prendere confidenza con il sistema di controllo, Nora deciderà di recuperare la Forsaken, abbracciando completamente l’obiettivo di scacciare e distruggere la Cerchia.

Se il plot non si distingue per originalità, la sceneggiatura offre qualche spunto interessante. Nora, tanto per cominciare, è un personaggio affascinante. Non particolarmente sviluppato, né controverso al punto da suscitare emozioni contrastanti, ma anche per merito dell’ottimo character design, si resta ammaliati dalla sua determinazione, così come dai suoi conflitti interiori, figli di un passato di cui non va affatto fiera. Più di ogni altra cosa, diventerà progressivamente più intrigante il rapporto che si instaurerà con l’I.A. che anima la Forsaken, scottata dall’essere stata abbandonata per diversi anni, ma tuttavia al fianco della pilota nella sua opera di pulizia.

Attorno a questo duo, ruotano tante altre figure, al di là del villain principale s’intende, che tuttavia restano più sullo sfondo. Non propriamente relegate a semplici NPC che elargiscono quest a destra e a manca, ma comunque personaggi secondari, utili a farsi un’idea più precisa del mondo di gioco, ma che si alternano sullo schermo con una certa frequenza.

In termini narrativi, Chorus in certi passaggi risulta fin troppo chiuso in sé stesso, così proteso a mantenere il più alto grado di coerenza possibile, da rendere quasi incomprensibili certi passaggi, una difficoltà che si palesa soprattutto all’inizio, quando i personaggi compiono azioni per loro scontate, ma che da questa parte dello schermo si fatica a comprendere pienamente.

Se la trama, in ogni caso, è interessante quanto basta, anche in termini di gameplay Chorus riesce nell’intento di intrattenere alla grande. Di base si tratterà di muoversi tra alcuni scenari di notevoli dimensioni, ambientati in varie parti dell’universo, per compiere una lunga serie di missioni, tra principali e secondarie, dedicandosi ogni tanto ad un po’ di sana esplorazione per recuperare crediti e power-up.

Per quanto per balzare da una location all’altra si debba attraversare un portale, con conseguente caricamento, l’impostazione è comunque open-world, consegnando nelle mani dell’utente sufficiente libertà decisionale da concedergli se andare dritto per la quest principale o tentare di aiutare ogni abitante della galassia in difficoltà.

L’utilizzo delle peculiarità della Forsaken dona al gameplay un inaspettato guizzo

In questo senso, i luoghi d’interesse sono sufficientemente numerosi da rendere ogni spaccato di universo vivace quanto basta. In termini puramente quantitativi non siamo ai vertici, se dovessimo paragonare Chorus ad altri open-word recenti, ma si è comunque subissati quanto basta di richieste d’aiuto e sfide da completare, spesso anche generate proceduralmente.

Non a caso, per quanto riguarda la varietà di missioni, non ci si può lamentare particolarmente, nonostante una certa ripetitività di fondo. La maggior parte delle volte si tratterà di distruggere determinati obiettivi, una routine vivacizzata dalla variegata tipologia di navette nemiche che dovrete affrontare, ognuna con specifici punti di forza e deboli. Vi capiterà, tuttavia, di dovervi confrontare in gare di velocità e in altri compiti in cui, più che abbattere, dovrete far desistere i nemici dal compiere gesti efferati. Colpi di striscio, inseguimenti asfissianti, le modalità sono diverse e introducono, tra l’altro, il tenue sistema di scelta su cui poggia l’avventura.

In determinati casi, difatti, si tratterà di scegliere come agire, con ovvie ripercussioni sul proseguo della trama. Il sentiero narrativo, tuttavia, è fondamentalmente uno, ma capiterà di effettuare qualche piccola deviazione sul percorso che potrà avere risvolti positivi o negativi soprattutto nel recupero di bonus di varia natura.

La Forsaken, difatti, poco a sorpresa può essere potenziata nel corso dell’avventura. Lo scafo può essere rinforzato per aumentare il numero di colpi subiti prima di fare una brutta fine. Tutte le armi primarie possono essere rese più efficienti, riducendone anche i tempi di ricarica. I missili sono efficaci contro le corazze, la mitragliatrice buca gli scafi con estrema facilità, i laser sono la scelta ideale per abbattere gli scudi. Sfruttare la bocca di fuoco più indicata è fondamentale per distruggere velocemente i propri avversari, ma per avere la meglio potrete contare anche su altri strumenti.

Come anticipato godrete di alcuni poteri speciali, ognuno legato e ben specifici tempi di cooldown. Il Rituale della Percezione, per esempio, è una sorta di sonar che vi permetterà di evidenziare sullo schermo i target, i nemici, ma anche navicelle, avamposti e power-up nascosti. La Trance da Drift vi concederà la capacità di effettuare dei rapidissimi scivolamenti laterali, particolarmente utili sia per scrollarvi di dosso gli avversari attaccati alla coda, sia per colpire con angolazioni altrimenti impossibili. Il Rituale della Caccia, che si presenta come una sorta di teletrasporto automatico, tecnica che vi materializzerà alle spalle degli avversari o, in ogni caso, in una posizione di vantaggio.

L’utilizzo delle peculiarità della Forsaken, ce ne sono altre oltre a quelle elencate, dona al gameplay un inaspettato guizzo. Sebbene, come già sottolineato in sede di anteprima, di tanto in tanto si soffra la mancanza di un indicatore che segnali l’effettiva distanza di alcuni (sì, solo alcuni) target, mancanza che in certe situazioni vi costerà qualche collisione involontaria con le asperità dello scenario, il già ben cadenzato ritmo, che conosce momenti di distensione solo nei lunghi spostamenti sulla mappa, vive di ulteriori picchi.

Nonostante in certe situazioni si maneggi a fatica l’arsenale e i poteri della Forsaken, a causa di un control scheme un po’ complesso, Chorus veicola un’esperienza sì impegnativa, ma facile da digerire e comprendere. Guidare la Forsaken è relativamente semplice, grazie soprattutto al controllo automatico del rollio, che rende molto difficile perdere l’orientamento e facilita la mira dei nemici.

Come detto, soprattutto ai livelli di difficoltà maggiori, il gioco sa essere davvero arduo, ma da questo punto di vista è sufficiente scovare o acquistare i power-up giusti per confrontarsi più ad armi pari con le flotte della Cerchia che vi fronteggeranno.

Senza infamia, né lode il comparto grafico e sonoro. In termini visivi, Chorus si difende molto bene grazie ad un art design estremamente ispirato, capace di dipingere panorami cosmici mozzafiato, densi di dettagli quanto basta. Non stupisce la resa in termini di mole poligonale mossa dal motore grafico, né lasciano a bocca aperta le texture, ma, salvo qualche rarissimo caso, almeno su PlayStation 5 si può contare su un’ottima fluidità e anche su tempi di caricamento ridotti al minimo.

Anche la soundtrack svolge il suo compito più che degnamente, mentre è da applausi l’ottimo doppiaggio, in inglese, di tutti i personaggi, Nora e Forsaken su tutti.

Conclusioni

Chorus è un ottimo space combat shooter, che manca l’appuntamento con l’eccellenza vuoi per un’interfaccia non sempre chiarissima, vuoi per una trama che intrattiene senza incantare, vuoi per un gameplay che si lascia giocare, ma che non aggiunge quel qualcosa in più tale da renderlo un classico.

Tutti dettagli di poco conto, in ogni caso, per chi cercava da tempo un gioco di questo genere, che sapesse intrattenere e divertire. L’epopea sci-fi nei panni di Nora è coinvolgente, ritmata da un buon numero di missioni che vi porteranno a spasso per l’universo. Far volare la Forsaken è relativamente semplice di per sé, ma dovrete fare i conti con un control scheme affollato per quanto riguarda gli strumenti offensivi in vostro possesso, caratteristiche che di tanto in tanto vi costerà qualche game over, visto anche il livello di sfida tarato lievemente verso l’alto.

Chi ha amato giochi come Rogue Squadron, lo adorerà. Chi si aspettava un emulo di Elite Dangerous ha sbagliato completamente target.

Potete acquistare Chorus ad un prezzo budget sul sito di GameStop.it!

 

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