“Sei fortunato ad esistere in questo preciso momento storico, perchè hai potuto provare l’ebrezza di guidare una gummiship”. Ecco, questa è una di quelle frasi che nessuno vi dirà mai. Il rapporto tra Kingdom Hearts e le Gummiship, delle navicelle a cubetti designate in speciali livelli di transizione, è sempre stato piuttosto agrodolce. C’è chi le ama e chi le odia: la verità però è che vi sono più persone che le odiano (è una statistica, non faccio io le regole, ndr).
Le navicelle cubettose che in Kingdom Hearts 2 sfrecciavano in livelli a scorrimento figli degli arcade dei bei tempi che furono si sono ora evolute. Questo articolo mi sembra quindi il posto più adatto per fare una di quelle dichiarazioni da tabloid, altisonanti e da prima pagina: “Come Kingdom Hearts 3 mi ha fatto rinnamorare delle Gummiship”.
Volando verso sud
Un’affermazione del genere non può che essere supportata da informazioni e fatti concreti, giusto? Ecco, allora partiamo dal dire che Kingdom Hearts 3, sotto tanti aspetti, è un bellissimo gioco supportato da un gameplay davvero niente male. Lo avevo già detto, ma repetita iuvant. Viene lecito aspettarsi quindi un trattamento simile per le Gummiship, che mai come in questo terzo capitolo costituiscono una parte cruciale dell’esperienza.
L’idea è sempre quella: utilizzare queste buffe astronavi per viaggiare da un mondo all’altro, uccidendo i nemici che si frappongono tra noi e la meta. A differenza del passato però, siamo di fronte ad uno spazio aperto, liberamente esplorabile secondo i nostri tempi e desideri. Piccole mappe navigabili in lungo e in largo, piene di oggetti, collezionabili e sfide da superare. Sono salito a bordo della mia gummiship scettico: i comandi non sono sempre sufficientemente responsivi, e la mappa di gioco è confusionaria da navigare.
Mi sono quindi lanciato a tutta velocità nel percorso suggerito, con un portale ad alta velocità che mi ha permesso di raggiungere rapidamente un’altra parte della mappa. Nel frattempo collezionavo di tutto: munny e materiali utili a personalizzare nuove gummiship e a potenziare l’equipaggiamento di Sora. Niente male!
A differenza del passato, siamo di fronte ad uno spazio aperto, liberamente esplorabile secondo i nostri tempi e desideri
I nemici apparivano sulla mappa, dando il via ad istanze dove viene richiesto di eliminare il maggior numero di Heartless nel minor tempo possibile. In tutto e per tutto simile a quanto visto in Kingdom Hearts 2.
Nella mia testa era scattato qualcosa: senza tanti pensieri stavo trovando uno stimolo e un divertimento nell’esplorare a bordo della Gummiship. Scrigni da aprire, cristalli da distruggere e boss da sconfiggere: c’era tutto qui, un vero e proprio gioco nel gioco in cui perdersi, e magari rilassarsi tra un mondo e l’altro.
Kingdom Hearts 3 riesce in modo piuttosto semplice a ridare vita ad uno dei suoi aspetti più controversi, spogliandolo di alcune criticità e dando un diverso feeling all’esperienza. Certo, la ripetitività è dietro l’angolo e una volta esauriti gli scopi si fa fatica a ritornare a bordo delle gummiship, soprattutto nelle fasi più avanzate di gioco.
Eppure non mancano modi per sbizzarrirsi: l’editor è più potente che mai e permette di creare o modificare le navette utilizzando i blocchi o gli adesivi ottenuti; ma anche scegliere le abilità da noi preferite e l’assetto della nostra nave, con una o due navette a supporto.
Successivamente ho provato a creare una paperella ma senza successo, ma con un rapido sguardo al magico mondo dell’internet ho trovato creazioni incredibilmente complesse. Segno che, con la giusta pazienza, si può rendere la propria avventura a bordo delle Gummiship unica e originale.
Per quelli con un senso dell’umorismo più sviluppato poi, sono disponibili delle navette speciali dalle forme improbabili e dalle statistiche… discutibili. Andare in giro per lo spazio con una nave a forma di punto interrogativo mi ha sicuramente dato una grande botta di autostima, segno che Square Enix era sulla giusta strada quando ha creato queste gummiship.
In conclusione, Kingdom Hearts 3 si conferma come una bella e complicata matassa: resta qualche nodo, ma tutto il resto si scioglie con facilità e piacere. Le gummiship fanno sicuramente parte di quest’ultima categoria. Se non siete d’accordo sapete dove trovarmi, a patto che riusciate a dissuadermi dal creare una gummiship dalle fattezze di un Oreo.
Commenti