Concrete Genie è la classica avventura che gioca con la fantasia, che tramite un espediente narrativo come un altro, il casuale ritrovamento di un pennello magico, trova il modo e la maniera di affrontare numerose tematiche, tutt’altro che leggere, con una sensibilità che ha del magistrale. C’è il bullismo, l’abbandono dei figli da parte di coppie troppo prese dai propri problemi, c’è anche uno sprazzo di politica sociale, considerando che lo scenario che accoglie l’epopea di Ash è una piccola cittadina completamente abbandonata, vuoi perché le politiche economiche attuate hanno fallito in pieno, vuoi perché il fascino delle grandi metropoli ha finito per attrarre le fasce di popolazione più giovane.
Come nei migliori film diretti da Hayao Miyazaki, come accade nella maggior parte dei lungometraggi prodotti da Disney, il comparto narrativo è tuttavia edulcorato, filtrato attraverso una lente che non banalizza i concetti, ma li diluisce per renderli parte integrante dello strepitoso spettacolo che si sprigiona sullo schermo già dopo pochi minuti di gioco, consegnando all’estasiato spettatore una morale certamente preconfezionata, ma talmente ben impacchettata da soddisfarlo completamente.
Sì, perché la vera forza di Concrete Genie consiste nel suo sfavillante linguaggio visivo, componente attivo di un gameplay che si arricchisce progressivamente, in accordo con le rinnovate capacità pittoriche del buon Ash che, tramite graffiti, schizzi e disegni modulari da stendere dove più lo preferisce ridarà vita all’abbandonata Denska, facendo luce, al contempo, sulle vite sofferenti e problematiche dei bulli che lo braccano, cercandolo costantemente tra i vicoli della cittadina abbandonata.
Concrete Genie, difatti, mostra due anime distinte e complementari. La prima, sullo sfondo e appena accennata, si alimenta di timide istanze da stealth game. Il gruppo di teppisti che pattugliano la zona sono più interessati a giocare tra loro, che non a scovare il protagonista del gioco, ma nel caso in cui verrete individuati, sarà consigliabile mettersi in salvo, dandosela a gambe e, soprattutto, arrampicandosi sui tetti.
Il level design, vagamente openworld, per quanto l’accesso da una zona all’altra sarà legata a doppio filo all’ampliamento del quaderno degli schizzi, si sviluppa insospettabilmente in verticale, sia per offrirvi sempre una facile via di fuga, sia perché l’esplorazione è una componente tutt’altro che secondaria nell’economia della produzione Sony.
Il fulcro attorno a cui ruota l’intera avventura, difatti, è rappresentato dal già citato taccuino di Ash, catalogo in costante espansione di piccoli disegni che possono essere letteralmente applicati alla quasi totalità delle superfici che compongono Denska. Inizialmente “equipaggiati” di ciuffi d’erba e qualche fiore, a mano a mano che recupererete i bozzetti sparsi per la città potrete dare vita a cieli stellati, fondali marini, arcobaleni, giganteschi soli, strani totem e molti, molti altri oggetti.
Come in una metroidvania, talvolta dovrete ritrovare il disegno necessario, per poi accontentare il genio di turno grazie al quale raggiungere la successiva zona
L’art design di ogni singolo disegno è di per sé stupefacente e pur senza alcun talento artistico, con poche oscillazioni del Dualshock 4, potrete dare vita a murales di ipnotica bellezza. Divertirsi ad agghindare ogni anfratto di Denska è praticamente un gioco nel gioco, ma ogni schizzo non è affatto fine a sé stesso.
Per lo più, difatti, dovrete dare sfogo al vostro estro creativo per soddisfare i desideri dei Geni citati nel titolo, veri e propri mostriciattoli, anch’essi tutti da disegnare, che dotati di vari poteri potranno sbarrarvi la strada, eliminando gli ostacoli di turno, a patto di essere messi nella condizione di raggiungere il luogo in cui è richiesta la loro manodopera, visto che possono spostarsi solo seguendo il bordo dei muri, e solo esaudendo le loro richieste.
Queste allegre e simpatiche creature potrebbero chiedervi, per esempio, di dargli da mangiare una mela, di godersi una piacevole pioggerellina autunnale, di annusare il profumo di un fiore e così via. Come in una sorta di metroidvania all’acqua di rose, talvolta dovrete prima ritrovare il disegno necessario, per poi accontentare il genio di turno, eseguendo il murales richiesto, grazie al quale raggiungere la successiva zona.
Il livello di difficoltà è tutt’altro che settato verso l’alto. Anche in caso di una caduta rovinosa, riprenderete la partita a pochi metri da dove si è interrotta. E i bozzetti imprescindibili per avanzare vi compariranno praticamente ad un metro dal naso.
Eppure, ogniqualvolta si estrae il pennello, ogniqualvolta un genio farà una richiesta particolare, si rimane incantati dalla bellezza visiva dei propri graffiti, a tal punto che sarete immotivatamente incentivati a dipingere ogni parete di Denska, protesi a rendere la città disabitata il vostro personalissimo capolavoro d’arte.
Oltre alla campagna principale, completabile in una decina di ore al massimo, quindici se si vogliono recuperare tutti i collezionabili sparsi per la mappa, Concrete Genie offre anche una modalità VR, fruibile esclusivamente se in possesso di un PlayStation VR e di una coppia di Move. Purtroppo, in questo caso ci troviamo di fronte a qualcosa di fortemente deludente, ridotto nelle dimensioni, privo di qualsiasi ambizione. Da una parte potrete dipingere in totale libertà una manciata di pareti in prima persona. Dall’altra, in un’ambientazione bucolica fantastica, dovrete disegnare tutto ciò che vi richiede un piccolo genio, tentando al contempo di creare un panorama gradevole alla vista. Tecnicamente rozza e dal punto di vista artistico inspiegabilmente scialba se confrontata alla modalità principale, questa appendice in salsa VR è semplicemente ignorabile.
Concrete Genie è un divertentissimo giocattolo, inteso nel senso più genuino del termine. Pur orchestrando una struttura narrativa di un certo peso, ben ritmata tra l’altro, stupisce grazie a una direzione artistica stupefacente che si alimenta di un gameplay semplicissimo, eppure assuefacente. La magia con cui la produzione Sony incolla al televisore è difficilmente descrivibile. Del resto, si tratta solo di esplorare un’ambientazione di per sé vuota, risolvendo semplicissimi enigmi disegnando ciò che più aggrada al Genio di turno. Eppure, inspiegabilmente, macinerete ore di gioco semplicemente abbellendo la città di Denska, magari aggiungendo qualche particolare ai murales già completati, non appena riuscirete a mettere le mani sull’ennesimo disegno preconfezionato da applicare semplicemente muovendo fisicamente il DualShock 4. Coloratissimo, ispirato, magico. Concrete Genie è un titolo tutto da scoprire, che amerete alla follia, soprattutto se avete un certo piglio artistico e siete cresciuti tra cartoni animati e mostre d’arte. |
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