Colonia – Il carrozzone della nostalgia sarà uno dei più duri da abbattere. Ma siamo così sicuri di volerlo fare? Basta fare un giro su Crossing Souls, action/adventure degli spagnoli Fourattic (supportati da Devolver Digital) dal sapore retro che strizza l’occhio al meglio che gli anni 80 e 90 ci hanno regalato, per seppellire l’ascia di guerra nei confronti di questo vero e proprio trend apparentemente impossibile da debellare.
Più avventura che azione, Crossing Souls, secerne passione, ricordi, videogiochi e cinema da ogni poro, un sentito tributo a quel pantheon che ha contribuito alla crescita di intere generazioni di nerd (e non solo): la stanza di Chris e Kevin, due dei cinque protagonisti, tappezzata di poster di Ghostbusters e Dragon Ball, le cutscene che non sfigurerebbero in una puntata di He-Man, la trama che parte da un pretesto di king-iana memoria (dei ragazzini che trovano un cadavere in un luogo sperduto), la grafica (squisitamente vintage) a 16-bit e tonnellate di elementi ed easter egg che ci ricordano con prepotenza che ci troviamo in una cittadina californiana nel 1986, e che faranno la gioia di coloro che quell’epoca l’hanno vissuta, o che la sentono parte integrante della propria formazione (pop-)culturale.
Ma l’attenzione del team, su sua stessa ammissione, è riposta interamente sulla storia, che dalle suggestioni à la Stand By Me vira bruscamente verso il complotto: sul cadavere di cui sopra, il nostro manipolo di eroi trova infatti una speciale pietra, la Duat Stone, che gli permette di squarciare il velo di Maya e di invadere in qualsiasi istante un’altra dimensione, una in cui i comuni cittadini del loro paesino sperduto vengono sostituiti da soldati di qualche guerra persa secoli prima, o da imponenti brontosauri. Fantasmi di colore viola con cui potremo interagire e conversare, una delle principali attività di Crossing Souls, che della narrazione e della lore ne fa un vanto: ogni comprimario ha una storia da raccontare (c’è un’apposita voce del menu in cui potremo saperne di più sulle figure che ruotano attorno ai protagonisti), e lo stesso gruppetto di personaggi ha una storia e un’identità ben precise, illustrate nel tutorial iniziale (brillantemente proposto sotto forma di divertenti minigiochi) e rispecchiate anche dalle loro abilità uniche.
Il già citato Chris è il bulletto della situazione, bravo a menare le mani con la sua mazza da baseball; Big Joe è il tank di turno, lento ma potente, in grado di annientare con un colpo solo gli umani e i mostriciattoli che gli si pareranno davanti; Matt è il genietto, e compensa la sua allergia all’attività fisica con potenti gadget, come una pistola laser e delle scarpe-razzo utili a compiere salti impossibili per gli altri e a raggiungere zone segrete che troveremo nel nostro peregrinare; c’è poi Charlie, velocissima a schivare gli attacchi e munita di una frusta, fondamentale per mandare al tappeto più mob alla volta; infine c’è Kevin, il fratello minore di Chris, che… no, non serve a nulla, la sua unica abilità è quella di produrre suoni e rumori disgustosi. Ma Fourattic ci ha garantito che anche lui (al contrario di tanti fratelli minori, ndr) un’utilità l’avrà nelle fasi più avanzate.
La scelta di spostare l’attenzione sulla trama è lodevole, ma al contempo ci preoccupa la decisione di mantenere inalterate (o quasi) le abilità dei personaggi: da quanto emerso dalla nostra chiacchierata (con annessa dimostrazione), i protagonisti di Crossing Souls possiedono una ed una sola arma (oltre ad alcune secondarie come bombe oppure oggetti curativi), che resterà tale fino alla fine, in quanto non c’è l’intenzione da parte del team di trasformarli in supereroi leggendari tramite upgrade e intricati skill-tree.
Sono comuni mortali, ognuno con le sue specialità “naturali”, e il punto di forza dell’esperienza risiederà nella necessità di studiarne a dovere i pro e contro, e ruotarli continuamente in base alle occasioni che ci si pareranno davanti, sia che si tratti di nemici dotati di particolari skill o moveset (per i quali sarà richiesta maggiore velocità o potenza), di pareti da scalare (l’unico dotato di sufficiente forza è Chris) e di dirupi da superare (sfruttando la frustra di Charlie come una fionda). Sarà sufficiente a rendere varia l’avventura?
In conclusione
Il poco che abbiamo visto di Crossing Souls, grazie ad una presentazione studiata principalmente per presentarci il cast, ci ha intrigato, ma qualche dubbio permane: la volontà di puntare tutto sulla trama, sacrificando la profondità del gameplay, richiede di mettere sul piatto una storia incisiva e convincente. La dedizione del team, tra richiami, strizzatine d’occhio e una cura maniacale nell’arricchire la narrazione con dialoghi a scelta multipla e intere pagine di descrizioni e informazioni sui comprimari, lascia davvero ben sperare, quello è certo. Ad incuriosirci principalmente è anche l’interazione con la dimensione “fantasma”, di cui abbiamo purtroppo avuto solo un minimo assaggio, la quale potrebbe rivelarsi il vero piatto forte di questo Crossing Souls. Ma dovremo attendere i primi mesi del 2018 per scoprirlo, e per dipanare i misteri legati alla Dual Stone.