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Crysis: Remastered – Recensione

Parlare di Crysis ci riporta indietro di tanti anni, tredici per l’esattezza, un periodo in cui, all’alba della generazione Xbox 360 e PlayStation 3, il mondo videoludico venne sconvolto da Crytek, una piccola software house tedesca che, dopo aver creato il CryEngine, un motore grafico-fisico da urlo, già utilizzato in Far Cry, decise di presentarsi al grande pubblico con un prodotto home-made che segnò per anni il segmento degli FPS, e non solo. Crysis, per via di un impatto grafico e di una fisica di gioco fino ad allora mai vista in uno shooter, rivoluzionò il concetto stesso di FPS, settando un modello che tutti rincorsero con risultati alterni.

A distanza di tredici anni, con una storia tutt’altro che tranquilla, fatta di fallimenti, acquisizioni e smantellamenti, Crytek ci riprova, portando sulle PC e sulle console di attuale generazione Crysis: Remastered per permettere anche ai gamer meno “vintage” di poter fruire di questo piccolo, immenso, capolavoro. Stiamo dunque parlando di nostalgia poligonale o di mossa commercialmente e videoludicamente valida? Ma, soprattutto, domanda che chiunque si starà ponendo leggendo questa recensione: CAN IT RUN CRYSIS?

Scopriamolo insieme.

Per chi non avesse avuto la fortuna di giocare il primo, storico, episodio, Crysis narra la storia di Nomad un soldato dotato di una nanotuta di origine aliena, inviato dall’esercito americano su di un’isola tropicale con l’obiettivo di salvare degli scienziati americani dalle grinfie dell’esercito nord-coreano, salvo poi scoprire che avrebbe dovuto confrontarsi con un pericolo ben maggiore, ed apparentemente al di fuori della sua portata. Questa trama, per quanto poco originale, rappresenta l’incipit di quella che, nel 2007, fu una delle avventure videoludiche in prima persona più belle di sempre.

Nel 2020, casualmente lo stesso anno in cui cadeva il setting della trama originaria , ci troviamo davanti un gameplay piacevolmente attuale e frenetico ma, ovviamente, con qualche endemica limitazione dovuta alla fase di adattamento dall’originale. Nulla, infatti, del comparto tecnico-grafico del primo Crysis è stato attualizzato, restituendoci un gioco che, nel bene e nel male, rappresenta un porting al 100% della versione 2011 per Xbox 360 (scelta bizarra, ma tant’è…).

 Una gigantesca occasione sprecata

Se il gunplay, nonostante i tredici anni sul groppone, risulta abbastanza attuale, grazie alle sue avanzate tecniche di mimetizzazione e di approccio ai nemici, Crysis: Remastered palesa le sue lontane origini quanto ad IA e a fisica di gioco: come ovviamente prevedibile, gli anni intercorsi tra le due iterazioni di Crysis han visto tutta l’industry focalizzarsi sugli open world e sulla interazione con il mondo di gioco. Quello che tredici anni fa era rivoluzionario, riguardo tipologia e metodologia di interazione ambientale, oggi è ben più che scontato e superato. Parimenti l’IA sembra essere, tranne ai livelli più alti, un mero sparring partner con nemici pronti a farsi uccidere una volta svelato il pattern di attacco.

All’alba di una nuova generazione di console, su cui Crysis arrivò, per l’appunto, quattro anni dopo con visibili limitazioni grafiche, primo di una interessante trilogia, Crytek sdoganò il concetto di free roaming negli fps su pc, creando un prodotto dalle richieste hardware monstre, capace di mettere alla frusta per anni gli hardware top di gamma, alla ricerca del framerate perfetto.

A distanza di tredici anni da quel dayone, sarebbe plausibile pensare che, anche per via della migrazione tra DirectX 10 e DirectX 12, oltre che dell’applicazione delle librerie Vulkan, il Crysis originale, debitamente riprogrammato, giri senza esitazioni di sorta anche su PC dalle dotazioni hardware non propriamente stellari, ma comunque decisamente superiori alle loro controparti del 2007-2010. Ci troviamo invece, amaramente, a constatare quanto, non si sa se per pigrizia o per mantenere intatta la loro fama di Hardware Killer, i ragazzi di Crytek si siano limitati al compitino di trasportare il codice sorgente di Crysis da CryEngine 1 a CryEngine 5, senza pensare minimamente ad effettuare una revisione dello stesso che permettesse di ripartire la mole di calcoli tra tutti i core delle CPU, causando così, volontariamente, un bottleneck inspiegabile ma dai prevedibilissimi effetti.

Per quanto Crysis: Remastered sia piacevolissimo alla vista, in 4k ed 8k è uno spettacolo per gli occhi, ci troviamo di fronte ad una delle peggiori conversioni, se non la peggiore, degli ultimi anni e ciò spiace fortemente, vista l’innegabile qualità del prodotto di partenza. Alla conta poligonale, per via della mancata ottimizzazione, si oppone la qualità dei modelli poligonali dei nemici, palesemente rimasti ancorati ad una generazione e mezza fa. Giocato su un I7 10700K, con 64Gb di ram e una GTX 2080Ti, con Ray-Tracing attivo, a dispetto della risoluzione, ho assistito a costanti cali di frame rate e stuttering, cui ho ovviato disattivando l’RTX, dimostrando fattivamente la scarsa attenzione all’ottimizzazione del codice, anche in presenza di macchine di alta fascia come la presente.

Il comparto audio, parimenti, svolge il suo compito senza infamia né lode.

Conclusioni

Crysis: Remastered rappresenta, senza sé e senza ma, una gigantesca occasione sprecata.

Uno dei giochi più evocativi del passato recente, ri-attualizzato senza novità e senza aver effettuato alcuna ottimizzazione del codice, brilla della luce riflessa della sua fama, lasciandosi giocare, ma con forti dosi di amaro in bocca.

Un titolo di questa caratura avrebbe meritato, per via di un gunplay tutt’ora attuale e di un appeal ancora intatto nonostante i tredici anni sul groppone, sicuramente un trattamento di maggior rispetto.

 

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