Crysis Remastered Trilogy

Crysis Remastered Trilogy – Recensione

Can it run Crysis?” è un meme molto caro ai videogiocatori. Dal 2007 in poi potevi flexare il tuo nuovo super PC fiammante, con scheda e processore ultimo modello, ma se avevi di fronte qualcuno un minimo esperto di videogiochi, tempo 5 secondi ed era tutto un: “Sì, ma ti ci gira Crysis?”. Del resto, il capostipite di quella che sarebbe diventata una trilogia, realizzato da una Crytek all’epoca ancora misconosciuta, nonostante l’ottimo lavoro svolto sul primissimo Far Cry, fece da subito parlare di sé per l’impressionante comparto tecnico, in grado di mettere a dura prova qualsiasi GPU dell’epoca (e oltre).

Divenne un vero e proprio benchmark, il battesimo del fuoco di ogni nuovo PC, la pietra di paragone per qualsiasi azienda volesse dichiarare in pubblica piazza di aver commercializzato la scheda video più potente di tutte.

A ben 14 anni da quel primo capitolo, e a 8 dal terzo e ultimo (per ora?), Crytek ci ripropone la trilogia, con questo Crysis Remastered Trilogy, nella sua interezza (o quasi: manca l’espansione Warhead), aggiungendo Crysis 2 e 3 al primo episodio già pubblicato lo scorso anno, rimasterizzata e disponibile su console old e next-gen (ma per il momento solo via retrocompatibilità). E coadiuvata da Saber Interactive, studio esperto nei porting (suo il The Witcher 3 giocato su Switch, tra i tanti), chissà se stavolta anche le console riusciranno a far girare Crysis come si deve.

Crysis Remastered data

Prima di tutto, è fondamentale ricordare come in realtà la serie Crysis sia sempre stata molto più del suo impressionante comparto tecnico, talmente moderno da risultare piacevole ancora oggi, nonostante le sbavature. Era uno sparatutto ad ambientazione sci-fi molto più dinamico e innovativo della sovraffollata media dell’epoca, che aveva molto da dire anche in termini di puro gameplay: oltre al normale spara-spara, di per sé comunque godibile, offriva infatti molteplici approcci tattici, complici level design e poteri integrati e coerenti tra loro.

Il merito era tutto della Nanotuta in dotazione al Raptor Team, un gruppo super addestrato interno all’esercito americano spedito sulle isole di Lingshan (nel primo capitolo) per recuperare degli scienziati tenuti in ostaggio dall’esercito della Corea del Nord: questi soldati, di cui fanno parte Nomad e Prophet, rispettivamente i protagonisti del primo e del terzo capitolo (e indirettamente anche Alcatraz, quello di Crysis 2), possono infatti eseguire salti e scatti prodigiosi, raccogliere oggetti o nemici e scaraventarli a decine di metri di distanza, e sfruttare i materiali dell’armatura per proteggersi dai proiettili o persino per occultarsi, agendo in completo silenzio e ripulendo le zone sensibili in maniera più discreta.

Crysis non è mai stata solo un incredibile comparto tecnico: aveva molto da dire anche dal punto di vista ludico

Spetta quindi al giocatore scegliere come avanzare, se nel modo più classico possibile, a suon di fucili e granate, o indossando i panni del super-soldato, o ancora, agendo come un cyber-ninja, muovendosi di soppiatto e montando silenziatori prima di avvicinarsi a un plotone avversario. E tranne forse in Crysis 2, quello più lineare e relativamente “chiuso”, i livelli che ci si trova ad affrontare offrono sempre ampio margine di libertà d’azione, con sezioni molto aperte e con possibili minacce in arrivo da ogni angolo (in particolare nel primo). Nulla di nuovo sotto il sole al giorno d’oggi, ma praticamente mai visto all’epoca, dove solo pochi esponenti, tra cui il già citato Far Cry (sempre di Crytek prima di passare in mano a Ubisoft), provarono a smarcarsi dai corridoi vecchia scuola.

Anche dal punto di vista narrativo, la saga è sempre riuscita a difendersi, senza forse spiccare per originalità, ma offrendo comunque una storia, protrattasi per tre capitoli, non priva di colpi di scena. Una storia spalmata su un arco narrativo lungo 27 anni, dal 2020 del primo al 2047 del terzo, e su più luoghi, come le già citate isole Lingshan, fittizie, alla ben più realistica New York, teatro principale di Crysis 2 e 3. Il trait d’union è la minaccia dei Ceph, alieni che hanno prima infettato l’umanità con un virus letale, per poi tentare l’invasione con un ultimo assalto, una volta indeboliti. Una minaccia, chiaramente, da sventare grazie al potere delle nostre Nanotute e dal coraggio, dalla forza e dai sacrifici del Raptor Team.

Tralasciando le meraviglie della versione PC, come se la cavano i tre Crysis su console? Abbiamo provato Crysis Remastered Trilogy su PS5 (ma è disponibile anche su Xbox One, Series S|X e su Nintendo Switch) e l’impatto è stato indubbiamente positivo, seppur con svariate riserve. Se il 3 non sembra assolutamente avere 8 anni sul groppone, il primo tradisce inevitabilmente i suoi quasi 3 lustri, ma neanche tanto a dirla tutta: merito di un sistema di illuminazione rivisto da zero, gran parte delle texture rimesse a nuovo (ma non tutte: alcune sono rimaste a bassa definizione), supporto ai 1080p e 1440p, e soprattutto 60 FPS rocciosi e inscalfibili, su qualsiasi capitolo e in qualsiasi modalità di fruizione (selezionabile solo su Crysis 1 ma non troppo impattante). I caricamenti sono generalmente più veloci, a tratti fulminei (quando si torna in gioco dopo la morte), e anche la realizzazione dei liquidi è molto migliorata, basti notare gli specchi d’acqua del primo o la sezione iniziale del 3 sotto una fitta pioggia.

Come se la cavano i tre Crysis su console? L’impatto è stato indubbiamente positivo, seppur con svariate riserve

Non mancano però i difetti, alcuni dei quali mutuati dalle versioni originali e difficilmente risolvibili, purtroppo, a partire da un clipping abbastanza frequente a una Intelligenza Artificiale molto altalenante, che alterna una vista di falco, in grado di vedervi e puntarvi da 1 km, a comportamenti goffi (come il piantarsi dietro un ostacolo o sotto una scalinata). Non mancano poi sporadici bug e fenomeni di pop-up (particolarmente evidenti in Crysis 1). Altra nota di demerito, riscontrata su PS5, è il mancato supporto al DualSense: per quanto i benefici di giocarlo su next-gen, nonostante la versione sia a tutti gli effetti quella PS4, si vedano, manca il pieno supporto alle nuove feature, ed è un peccato.

Poco male, comunque, perché al netto di tutto, Crysis è un gran bel vedere e giocare anche oggi, dopo tutti questi anni. La raccolta, peraltro, vi terrà impegnati ben oltre le 20 ore, niente male per un FPS.

Conclusioni

Crysis Remastered Trilogy risponde alla celebre domanda: “Ma ci gira Crysis?”. Sì, bene e anche su console.

Problemi endemici e sbavature tecniche, figlie di bug moderni o di ragioni strutturali impossibili da sistemare, sono lo scotto da pagare per vedere l’intera trilogia girare su old e next-gen (ma in retrocompatibilità), a 60 FPS rocciosi e con non poche migliorie grafiche. Il colpo d’occhio è ottimo anche oggi, al punto, perlomeno con Crysis 3, di dubitare in certi momenti degli 8 anni sul groppone.

Ma è soprattutto dal punto di vista puramente ludico che la trilogia si difende ancora bene, complice la sua natura moderna e innovativa, in grado di sfoderare soluzioni di design e meccaniche futuristiche per i tempi, col primo capitolo (forse) inconsapevole precursore di ciò che sarebbe diventato uno standard oltre 10 anni dopo. In attesa di scoprire se Crysis e il Raptor Team, o quantomeno le Nanosuit, continueranno a farci divertire su PC (e ora anche console), questa trilogia è un gran bel passatempo.

Crysis Remastered Trilogy è acquistabile da GameStop Italia.

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