Cyber Shadow recensione copertina

Cyber Shadow – Recensione

Cyber Shadow è quello che sarebbero diventati i videogiochi con protagonisti i ninja, da Ninja Gaiden a Shinobi, in un 198X eterno, nel quale gameplay e tecnica si fossero sì evoluti, ma secondo la struttura dell’action platform più tradizionale il primo, senza sfondare il muro degli 8 bit la seconda. Non si tratta di un modo elaborato per definirlo un’esperienza di gioco retrò, perché nonostante sia innegabile che sia quello il primo impatto, l’opera prima di Mechanical Head Games sfoggia una certa modernità, rintracciabile principalmente nella maniera in cui un solidissimo level design si arricchisce continuamente di nuovi elementi atti a sfruttare le coreografiche abilità che il protagonista ottiene, proponendo un dinamismo e ritmi che poco ci azzeccano con giocabilità classiche.

Purtroppo, soprattutto da un certo punto in poi delle circa sette ore complessive dell’avventura, non con misura, coerenza e cura, ma in maniera quasi sguaiata e bulimica, producendo un innaturale, artificiosissimo innalzamento del livello di sfida. Se mai arriverà dunque un giorno nel quale si scaccerà la bizzarra concezione secondo la quale l’action platform di ispirazione (ma in questo caso non di natura) retrò debba per forza far invocare al giocatore divinità di ogni tipo, non è questo. Si tratta di una concezione invero molto recente: basta prendere in mano un gioco di trent’anni fa per capire come la declinazione del livello di sfida allora fosse assai diversa (e per certi versi correlata alla limitatezza degli hardware).

Cyber Shadow screenshot

Cyber Shadow mette le cose in chiaro fin da subito, fin da quando i primi passi di una trama piuttosto cervellotica nel dipanarsi, ma in realtà molto ordinaria negli elementi fondanti, portano il giocatore in un mondo devastato da un’armata di sintetici. In canoni piuttosto classici, quelli che vedono un eroe rinnegato e dal misterioso passato ergersi solitario contro il cattivo di turno, vi è infilato un po’ di tutto, onore e amore, animismo e spiritualismo, secondo una scrittura intricata, che si nasconde tra fumosi flashback o nelle note lasciate dai personaggi, e un po’ cafona, nell’accezione migliore del termine, che non si fa particolari problemi nello schiaffare dragoni mistici in grado di concedere poteri in un mondo futuristico. Ma di tutto questo, tendenzialmente, ce ne si può tranquillamente fregare, perché appena si prende il pad in mano è evidente come si tratti di una produzione tutta azione.

Il colpo di katana e il salto sono l’unica dotazione iniziale di Shadow. Nel corso dei livelli, dieci più un atto finale, questa si arricchisce in maniera apprezzabile, amplificando la sua portata distruttiva e la varietà dell’azione. Il feeling è giustissimo per un gioco che ha un carismatico ninja cibernetico come protagonista, è un piacere fare a fette una estremamente soddisfacente collezione di nemici e superare gli ostacoli dei quali è disseminato il mondo in rovina, facendo anche occasionali incursioni in pittoreschi templi o in cyberspazi dalle tonalità acidissime. La risposta ai comandi è ottima, la gestione del ritmo perfetta, il level design un apprezzabile crescendo, che asseconda senza eccessi l’ottenimento di nuove abilità, come la possibilità di lanciare shuriken o quella di aggrapparsi ai muri. Le gustosissime battaglie con i boss richiedono più che uno studio accurato dei loro movimenti esecuzioni perfette, soprattutto quando impongono lo sfruttamento della parata attiva, che respinge i proiettili (quello che gli smaliziati chiamano parry, in sostanza).

Cyber Shadow screenshot

A strettissimo giro la quantità di cose su schermo, tra nemici, proiettili, piattaforme, aumenta sensibilmente, con essa i ritmi, l’adrenalina generata dal tuffarsi in situazioni al limite e la soddisfazione nel risolverle, dal quarto livello le cose iniziano a farsi decisamente complicate, più volte si rosicchia il pad, ma il tutto è assolutamente gestibile, e rimane così fino al settimo. È a quel punto che Cyber Shadow perde la bussola, che il level design inizia a farsi eccessivo, barocco, persino caotico. Nel lunghissimo, sconclusionato ottavo livello il gioco sembra persino trasformarsi in un metroidvania e dismettere la struttura fin lì utilizzata, salvo poi recuperarla nel successivo. Il ritmo finisce con il rompersi definitivamente per effetto di un ricerca della difficoltà fine a sé stessa e su quell’altare il gioco sacrifica la sua coerenza complessiva. La presenza di checkpoint (disposti in maniera abbastanza discutibile) e le vite infinite mitigano solo parzialmente tale situazione, anzi, a un certo punto sembrano la scusa per preparare mappazzoni ludici sempre più indigesti.

Conclusioni

È un peccato che Cyber Shadow si disorienti proprio nel finale, esattamente quando avrebbe dovuto sfruttare al meglio l’ottenimento di tutte le abilità del protagonista attraverso una costruzione più intelligente dei livelli. Non è quanto vanifica una produzione di indubbio livello qualitativo, al quale contribuiscono anche un’estetica coloratissima e dettagliata (impreziosita da un paio di filtri smaccatamente retrò) e una colonna sonora capace di notevolissimi picchi, ma è quanto le impedisce anche solo di sfiorare l’Olimpo degli action platform.