Forte e irriverente come un colpo in testa e pieno di neon come una strada di Tokyo.
Questo è più o meno tutto quello che ci sarebbe da dire su Cyberpunk: Edgerunners, il nuovo (capo)lavoro di CD PROJEKT RED e Studio TRIGGER. L’anime, che è sbarcato la scorsa settimana sui lidi multimediali di Netflix, è un’avventura di dieci episodi da cardiopalma direttamente ispirati a Cyberpunk 2077, il gioco di ruolo uscito nel 2020. Attenzione però: ispirato non significa che vedremo V e Johnny Silverhand, ma che Night City e i suoi abitanti saranno lì per noi, ricostruiti in maniera certosina e familiare per chiunque abbia fatto una run di Cyberpunk 2077.
Ad animare la visione di Mike Pondsmith, creatore di Cyberpunk, ci ha pensato TRIGGER, uno dei più famosi e caratteristici studi d’animazione del panorama nipponico. La loro firma appare su titoli memorabili come Kill la Kill, Promare, Star Wars: Visions, Little Witch Academia e Darling in the Franxx. Ma più che altro, Cyberpunk: Edgerunners è un’opera corale: Rafal Jaki ha scritto la storia, i Franz Ferdinand ne suonano l’intro, CD PROJEKT ci ha messo materiale e anima; TRIGGER ne ha animato e amalgamato la magia.
E il risultato si vede: l’anime riesce a tenerci incollati per dieci episodi, in un crescendo di azione, crimine e violenza in un’ambientazione distopica che oramai è familiare a tanti giocatori. Ed è proprio chi ha giocato il titolo che si troverà immediatamente a suo agio, fra braindance, gang come i Maelstrom e gli Animals, cyberpsicopatici e polizia, rivedendo i vicoli sporchi e logori come vecchi amici nella skyline indimenticabile di Night City. Vi dirò di più: i dieci capitoli che compongono questa (prima?) stagione di Cyberpunk: Edgerunners sembrano addirittura pochi, e la serie stessa vi darà dipendenza immediata, tanto da volerla finire tutta quanta di seguito. Lo hanno fatto in tanti, l’ho fatto anche io e l’ha fatto anche Hideo Kojima.
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I just watched "Cyberpunk Edgerunners" in one sitting! Awesome! Great! Under the recent domestic anime situation, there was a feeling that famous Japanese studios were consumed by the overseas market, but not this one! This is a miracle of squeezing the trigger to the world! pic.twitter.com/Q2fzRJDAVw— HIDEO_KOJIMA (@HIDEO_KOJIMA_EN) September 20, 2022
Il motivo è in realtà piuttosto semplice: la genesi multiculturale di Cyberpunk: Edgerunners permette allo show di “scardinare” alcuni dei cliché più noti dell’animazione del sol levante, pur mantenendo un’anima e un’estetica tipicamente giapponese. L’aggiunta, o farei meglio a dire “l’iniezione”, di elementi tratti dal più oscuro, torbido e grottesco mondo distopico occidentale ha creato una piccola perla che sta scalando le classifiche di Netflix. Ma di cosa parla, esattamente, Edgerunners? E chi non ha giocato il gioco può comunque seguire l’anime?
La storia di Cyberpunk: Edgerunners segue da vicino la vita di David Martinez, un ragazzo adolescente che frequenta l’accademia Arasaka. Questa scuola è un posto per l’élite, per i futuri signori della corporazione, coloro che detengono -di fatto- il potere a Night City. E non è il posto di David. No, perché lui è figlio di una MedTech (un medico d’emergenza specializzato in impianti cibernetici), non di un corporativo. E sua madre, Gloria Martinez, fa letteralmente di tutto per pagare la costosissima retta dell’accademia di David, compreso rubare e rivendere impianti militari dai cadaveri dei cyberpsicopatici.
E durante un giorno all’apparenza ordinario, la vita di David viene sconvolta e inizia per lui una rapida discesa nel mondo criminale dei Cyberpunk di Night City. Fra rapine, inseguimenti, dolorosi interventi per innestare impianti dai bisturi (ripperdoc), David cambia e cresce in un mondo crudo, spietato, che non si ferma mai. Chi segue l’anime viene travolto da una montagna russa fatta di ultraviolenza e azione, tipica del genere cyberpunk.
Forte e irriverente come un colpo in testa e pieno di neon come una strada di Tokyo.
Per i neofiti del genere (o semplicemente chi non ha giocato all’RPG di CD PROJEKT RED) il giro di giostra è sicuramente più arduo. Le ambientazioni frenetiche e lo slang del 2077 tenderanno a disorientare gli spettatori e le spettatrici impreparati/e a Night City: non ve lo nascondo, è difficile comprendere cosa sia la braindance o spiegare a un amico la funzione di un bisturi e il lavoro del Trauma Team.
Occorrerà un minimo di ricerca online per comprendere appieno l’ambientazione e il linguaggio usato, ma non è nulla di impossibile. Devo però avvertire i newbie del genere che si troveranno di fronte a un’opera fedele al distopico e futuristico incubo cromato immaginato da Mike Pondsmith, il che significa scene di sesso, violenza à gogo, momenti al limite del body horror e più in generale tutto quello che vi aspettereste da un prodotto immaginato e realizzato per un pubblico adulto.
In conclusione, Cyberpunk: Edgerunners è una botta di adrenalina che è pensata e realizzata per accompagnare i/le players di Cyberpunk 2077 nuovamente a Night City, per un secondo, glorioso giro. La storia immaginata da Rafal Jaki, che ha lavorato sia su Cyberpunk 2077 che sul manga The Witcher Ronin, esplora altri lati di Night City rispetto all’avventura di V, e riesce ad arrivare a risultati narrativi coinvolgenti ed emotivamente toccanti, specie nel finale.
Come ho già detto, è un prodotto corale, un punto di incontro narrativo fra occidente e oriente, che fa la felicità degli occhi con scorci davvero pazzeschi e fa battere il cuore con momenti inaspettati e frenetici. Per chi vi scrive, Cyberpunk: Edgerunners rappresenta uno degli anime migliori di questo 2022, se non il migliore in assoluto. Lo devi vedere, choom.
La stagione completa di Cyberpunk: Edgerunners è disponibile in esclusiva su Netflix. Potete acquistare carte abbonamento da GameStop.
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