Il diavolo di Hell’s Kitchen è tornato.
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Il mondo Marvel è una galassia in continua espansione: oltre ai film del MCU (Marvel Cinematic Universe), ci sono quelli dei supereroi i cui diritti sono ancora di 20th Century Fox (come il recente successo di Deadpool e gli X-Men), ci sono i nuovi accordi (Spider-Man arriva finalmente tra le fila degli Avengers) e ci sono infine le serie TV.
Tra queste troviamo Agents of Shield (la prima serie ad essere integrata in un progetto molto più grande e così a lungo termine), Agent Carter (spin-off dello Shield ambientato negli anni ‘50) e tutte le serie di Netflix. Il colosso dello streaming video non poteva infatti esimersi dal ritagliarsi una fetta di questa succulenta torta e l’ha fatto a modo suo, con ben cinque serie, alcune di queste già cominciate (Daredevil e Jessica Jones) e altre in uscita a breve (Luke Cage approda sugli schermi di casa nostra il prossimo 30 settembre, Iron Fist il prossimo anno). L’incredibile velocità con cui Netflix riesce a produrre queste serie non ha il benché minimo impatto sulla loro qualità: siamo infatti qui per parlare già della seconda stagione di Daredevil e tutta questa lunga premessa è necessaria per mettere in risalto quanto sia attesa la seconda stagione di uno tasselli più apprezzati di questo enorme mosaico.
ATTENZIONE: La seguente recensione NON presenta spoiler. Buona lettura!
Questo è l’anno dello scontro tra eroi: tra pochi giorni Batman e Superman se le daranno di santa ragione sul grande schermo e a maggio sarà la volta di Captain America e Iron Man. Ogni scontro ha il suo dilemma filosofico alle spalle (uomo contro dio nel primo caso, libertà contro ordine nel secondo) e in questo filone sembra inserirsi la seconda stagione di Daredevil che, come già annunciato da mesi, vede il Diavolo di Hell’s Kitchen impegnato in una lotta sul significato della giustizia contro The Punisher, interpretato da Jon Bernthal, già apprezzato nelle prime due stagioni di The Walking Dead e assolutamente perfetto per questo ruolo, come al solito in bilico tra pragmatismo e follia.
La giustizia di The Punisher passa infatti attraverso i proiettili delle sue armi e non lascia scampo: l’unica soluzione per Frank Castle è l’eliminazione e per quanto sia comprensibile il suo modus operandi, non è certamente condivisibile per Daredevil che si opporrà all’anti-eroe con tutta la sua forza. Hell’s Kitchen sembra essere un luogo più tranquillo dopo la fine della seconda stagione (le principali mafie locali sono state momentaneamente sgominate) e questo è il momento giusto per riflettere sul significato stesso dell’essere un eroe: The Punisher spingerà Daredevil al suo limite, mettendolo di fronte alle sue stesse contraddizioni, arrivando quasi a farlo vacillare. Il dubbio insito nella figura stessa di Frank Castle è quindi l’occasione giusta per mettere in scena uno scontro epico tra i due vigilanti e per un momento di riflessione sull’operato del Diavolo di Hell’s Kitchen, in costante mutamento durante tutto l’arco della stagione.
L’altra grande novità di questa seconda stagione è la presenza di Elektra, l’ex di Matt Murdock. Siamo anni luce distanti dalla versione proposta nel 2005 da Jennifer Garner e questo non può che essere un bene. Al di là dell’aderenza del personaggio di Netflix a quel che è nei fumetti, la nuova Elektra è scaltra, seducente e letale: purtroppo per Daredevil anche lei è ad Hell’s Kitchen per far dubitare il nostro supereroe, costantemente combattuto dai sensi di colpa e attratto dal suo stesso lato oscuro. Elektra tenterà in tutti i modi di corromperlo (su più fronti), ma questo odi et amo dovrà essere messo da parte per un nemico che si staglia all’orizzonte e del quale sappiamo purtroppo poco perché, nostro malgrado, abbiamo visto soltanto i primi sette episodi di questa seconda stagione.
Da un punto di vista tecnico Daredevil mantiene come al solito livelli qualitativi altissimi: la fotografia è al tempo stesso delicata (così soffusa e affogata nell’ombra della notte) che statuaria, in grado di mettere in risalto la fisicità dei personaggi, soprattutto durante i frequenti scontri. Ad esempio nella sequenza iniziale, grazie ad montaggio incalzante, vediamo soltanto gli effetti dell’azione di Daredevil (ovvero i delinquenti picchiati), ma non vediamo mai l’eroe, perché è come un’ombra inafferrabile e la sua prima apparizione è soltanto quando è fermo in una chiesa, pronto a pentirsi dei suoi peccati. Come in ogni serie uscita dopo la prima stagione di True Detective, anche Daredevil non può sottrarsi dall’avere un lunghissimo (ed efficace) piano sequenza: non che ci dispiaccia, si tratta infatti di un modo molto coinvolgente per sottolineare la fatica senza sosta (e senza stacchi) dell’operato di Matt Murdock.
Sette episodi ci hanno lasciato con una fame insaziabile che non vediamo l’ora di soddisfare: la seconda stagione di Daredevil mantiene tutte le aspettative create dalla prima, approfondisce il personaggio del Diavolo di Hell’s Kitchen e probabilmente allunga anche una mano verso gli altri progetti dell’MCU. Per scoprire fino a dove si sono spinti gli sceneggiatori, non dovremo fare altro che rinchiuderci per una sessione di binge-watching e divorare questi 13 episodi in attesa delle prossime, avvincenti, produzioni Marvel targate Netflix. Ormai sono un indiscutibile sinonimo di qualità, dopotutto.
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