24 Mag 2018

Dark Souls Remastered – Recensione

Se ripenso a quando qualche anno fa mi dissero “Ti presto Dark Souls: Prepare to Die Edition” mi viene automaticamente da sobbalzare sulla sedia in preda a crisi di pianto: Dark Souls resta una delle esperienze più impegnative e intense degli ultimi anni, e il design di quell’avventura per le terre di Lordran è ciò che l’ha reso uno dei titoli più incisivi nel mercato da dieci anni a questa parte.

From Software ha fatto scuola e continua a stupire a distanza di anni, e nell’attesa di scoprire cosa abbia in servo il loro futuro (e il nostro), Bandai Namco ha ben pensato di darci in pasto una versione riveduta e corretta del capitolo originale: Dark Souls Remastered nasce con l’intento di rendere giocabile un titolo che ha ormai sette anni sulle spalle, e che purtroppo non ha una versione “migliore” né tanto meno perfetta del suo viaggio tra i non morti.

Su Xbox 360 era accettabile, ma su PS3 e PC (nonostante il DSfix tanto amato dai modder) la situazione era disastrosa, con un frame rate instabile e, ormai, un’infrastruttura online defunta. Il lavoro è stato però affidato ad un team esterno, QLOC, che si è occupato della rimasterizzazione, presumibilmente senza particolare aiuto da From Software.

Il risultato? Altalenante e sicuramente controverso, ma procediamo con ordine ed evitiamo di morire al primo falò, caro lettore.

Dark Souls Remastered review

Il primo falò rievoca ricordi e piacevoli sensazioni, perché Dark Souls è prima di tutto un’esperienza unica nel suo genere e assolutamente intatta nel suo valore “emotivo” in questa Remastered: non ci sono cambiamenti nella progressione o nel dipanarsi del mondo di gioco, è tutto come lo ricordavamo e lo è anche per chi deve ancora scoprirlo e si ritrova questa come un’occasione ottima per raggiungere Lordran per la prima volta (vista anche la presenza del DLC Artorias of the Abyss). La terra dei lord continua ad essere affascinante, misteriosa ed inospitale, e scoprire come il mondo sia interconnesso, ve lo assicuro, è emozionante come poche altre cose al mondo: forse come battere il Demone Capra al primo tentativo? Senz’altro.

Il nostro non morto si risveglia in una cella armato di una spada rotta, e si ritrova immediatamente a doversi fare strada tra esseri vuoti e creature orribili per compiere il suo destino, riaccendere la fiamma che dà luce alla realtà o spegnerla per sempre, dando il via ad una nuova era. Ma come la migliore letteratura ci insegna è sempre il viaggio a fare la differenza, e quello da vivere in Dark Souls Remastered è assolutamente unico ed eccezionale. Poter rivivere certe emozioni su Playstation 4 (dove ho testato il gioco) è spiazzante, soprattutto considerando le migliorie apportate dal team. In primis parliamo di un miglioramento delle texture, aumentate di risoluzione fino a 2K (circa 1800p) e che su PC ma anche su PS4 Pro e Xbox One X possono essere upscalate fino al 4K, offrendoci uno scorcio di Lordran sicuramente d’impatto.

Dark Souls Remastered è sempre Dark Souls, ma in modo migliore

Si crea il proprio personaggio, si è incerti su cosa scegliere e si inizia a esplorare il mondo tra boss giganteschi e piuttosto ostici, e il terrore di essere agguantati all’angolo da qualcosa di letale e inaspettato. L’esperienza del gioco From Software potrebbe essere riassunta così, come lo era allora, così lo è adesso: ma allora questa Remastered a cosa serve? Oltre al sopracitato upscale delle texture e ad alcuni vecchi bug che sono stati eliminati (il dupe glitch, ad esempio, che permetteva di duplicare oggetti, pare sia scomparso) sono state introdotte delle migliorie per rendere l’esperienza più al passo con i tempi correggendo qualche idea di pessimo design che l’originale si portava dietro da troppi anni. L’impatto visivo di Dark Souls Remastered è pulito e definito, ed il lavoro di “restauro” dona a molte location un feeling familiare ma allo stesso tempo rinnovato: tutto merito dell’illuminazione volumetrica, che aggiunge alle silenziose e cupe ambientazioni un’atmosfera tutta nuova, con i muri di nebbia che hanno luce propria, gli oggetti sparsi per la mappa e i falò che appaiono più definiti e luminosi.

Un’aggiunta notevole soprattutto perché non impatta minimamente le prestazioni in termini di frame per secondo, uno dei difetti più gravi e fastidiosi dell’originale, che girava a 30fps solamente quando non giocavate, che può sembrare facile ironia ma era davvero così (ah, che ricordi!). Stavolta siamo ben fissi sui 60 frame per secondo, il che rende l’esperienza onesta, senza mezzi termini, compresa la traversata obbligatoria nella Città Infame e negli ascensori terrificanti che ci portavano al Dominio di Quelaag, ben noti agli appassionati per essere – davvero – un inferno in termini di fluidità e giocabilità. Solo in un’occasione ho riscontrato un incredibile calo di frame rate (più precisamente, nel Santuario del legame del fuoco), ma in svariate ore di gioco per fortuna è stato l’unico. In un certo senso sembra quasi di giocare un Dark Souls nuovo e ringiovanito, nonostante degli alti e bassi nella consistenza del lavoro svolto non riescano a convincere a pieno.

Dark Souls remastered recensione

Anor Londo è bellissima, ma anche rivivere il Borgo dei Non morti porta con sé una certo valore estetico dall’apparizione della gigantesca viverna sul ponte o al conoscere Solaire di Astora mentre guarda l’orizzonte con il Sole che gli illumina l’elmo squadrato. Altre aree invece, come le Profondità ma anche il Rifiugio dei non Morti o Sen’s Fortress, sono sporche e alternano texture qualitativamente superiore ad altre poco definite e “spalmate” ad una risoluzione più alta. Al di là delle mere migliorie tecnologiche, però, non c’è nulla che faccia gridare al miracolo o che trasformi il titolo di From Software in qualcosa di realmente nuovo: Dark Souls Remastered è sempre Dark Souls, ma in modo migliore. Qualche miglioria che rende più facile la vita c’è, vero, come la possibilità di cambiare Patto al falò, di utilizzare più oggetti insieme senza passare ore nel menù inventario, la possibilità di riconfigurare i controlli anche su console e di aumentare o diminuire la grandezza dell’HUD su schermo (aspetto non proprio riuscito in termini di definizione visiva, purtroppo).

Dark Souls è un capolavoro anche dopo tutti questi anni, ma questo lavoro di remaster non convince pienamente

Più importanti invece i passi in avanti fatti per migliorare il PVP, l’online e ridare vita, di fatto, alla community. Se da un lato il lavoro svolto da QLOC e Bandai appare altalenante e discutibile, uno degli aspetti migliori di questa Remastered è la cura riposta in questa componente, da sempre preponderante nell’economia di gioco ma spesso piagata da un’inadeguatezza tecnologica lampante: ora il gioco presenta infatti una modalità Arena con scontri 3 contro 3 come fu per il terzo capitolo, e la possibilità di utilizzare una password specifica per giocare in co-op con i propri amici. Grazie ai server dedicati giocare con la componente online di Dark Souls sembra un’esperienza tutta nuova: evochi qualcuno in poco tempo, ed il gioco online è meno suscettibile ai problemi di connessione che erano letteralmente dietro l’angolo nella release originale. Invece ora posso lodare il sole con tutti quelli che incontro, mentre mi becco un backstab brutale perché ho incontrato l’unico koreano (licenza poetica, ndr) con una copia promo. Ma il suo fascino sta anche lì.

Conclusioni

Parliamoci chiaramente: Dark Souls è un capolavoro anche dopo tutti questi anni, ma questo lavoro di remaster non convince pienamente. A tratti sembra approssimativa e pigra, migliorando solo in parte l’esperienza di gioco con alcuni accorgimenti di gameplay e correzioni e con un lavoro di upscale delle texture non completamente riuscito, alternando texture di ottima resa ad altre assolutamente inguardabili. Dimostra una certa inconsistenza nel lavoro di QLOC e Bandai Namco, che propongono quindi una remastered sicuramente non all’altezza delle aspettative.

Eppure ha un suo senso: prima di tutto riaccende la fiamma della community online, che grazie alle console più moderne e ad un’infrastruttura online adeguata può tornare a menare fendenti in PVP, nella modalità Arena o nelle classiche invasioni/coop ora fino a 6 giocatori complessivi; dall’altra permette di vivere o rivivere una delle esperienze ludiche più affascinanti degli ultimi anni, punitivo e misterioso, epico e dannatamente appagante quando qualche ingranaggio nella vostra testolina farà “crank” e penserete: “Ti odio e ti amo, Dark Souls”. Ecco, io l’ho pensato di nuovo giocando questa Remastered.