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Darkest Dungeon II – Recensione

Il culto malvagio e terribile serpeggia per il mondo conosciuto, infestando e corrompendo carne e menti. Non c’è alcuna alternativa: bisogna repellere questo male, combattere a ogni costo, anche se dovremo sacrificare dieci, cento uomini e donne di levatura unica. Ed è un po’ questa la summa maxima di Darkest Dungeon II, un Rogue Lite/Strategico a turni estremamente punitivo ma gratificante uscito fuori dalla mente di quei folli di Red Hook Studios. Quello che salta subito all’occhio del giocatore o della giocatrice è il livello di punitiva difficoltà che permea l’intero gioco. La crudeltà di Darkest Dungeon II è disarmante: un semplice errore di calcolo o un colpo di sfortuna possono entrambi distruggere la nostra spedizione a pochi passi da un punto sicuro o da uno scontro decisivo. 

Checkpoint? Nossignore. Se i tuoi eroi ci lasciano le penne, bisogna ripartire dall’inizio. Nessun momento di tranquillità, nessun finale felice: solo la frustrazione fatta calendario e poi si riparte da capo più carichi di prima. Come avrete avuto modo di intuire facilmente in questa breve premessa, Darkest Dungeon II è il degno erede del suo predecessore uscito nel 2016 e ancora oggi giocato e amato da un zoccolo duro di fan che lo ha portato quasi al livello di un piccolo cult. Sicuramente l’universo di Darkest Dungeon non è un posto dove vorreste trascorrere le vostre vacanze, ma se siete alla ricerca di un’avventura emozionante e impegnativa, allora il nuovo titolo di Red Hook Studios è perfetto per voi.

Darkest Dungeon II
Prossima fermata: inferno!

Il culto cthuloide che abbiamo già visto nel primo capitolo qui si è ingigantito, inghiottendo e fagocitando intere parti del mondo. In questa ambientazione che sa tanto di apocalisse in stile Lovecraft, dovremo dirigere un manipolo di eroi (o meglio, anti-eroi) verso boss sempre più inquietanti e pericolosi, in un crescendo di dolore, depressione, rabbia e inquietudine. Le vicende di Darkest Dungeon II si incentrano (ed è proprio il caso di dirlo) intorno ad una montagna oscura e avvolta da fiamme e incubi che rappresenta l’apocalisse, il luogo dove il principale antagonista di nasconde nelle tenebre. Come ho detto poco fa, Darkest Dungeon II è un gioco difficile: la sconfitta diventa un’amica agrodolce in grado di ricordarci le nostre debolezze e i nostri errori, una routine che diventa terreno fertile dal quale alla fine scaturisce una sudata vittoria. Che i nostri antieroi riescano o meno nel proseguire il loro periglioso cammino ha poca importanza: ogni esplorazione ci fa guadagnare Candele per sbloccare rispettivamente nuovi oggetti, classi e sottoclassi prima di ripartire da zero e scegliere nuovamente la nostra prossima squadra per affrontare il cammino verso la montagna.

Darkest Dungeon II è il degno erede del suo predecessore

La storia di Darkest Dungeon II è suddivisa in diversi “atti”, ognuno dei quali aggiunge un tassello alla narrazione, che inizialmente vi sembrerà piuttosto frammentata. Comunque sia, durante i primi passi nell’oscuro e lovecraftiano mondo creato da Red Hook, avremo accesso solo a due regioni, ma altre tre si apriranno negli atti successivi. Nonostante inizialmente la scelta dei nostri antieroi sia piuttosto limitata, possiamo concederci più abilità (che rimarranno anche in caso di TPK) presso gli Altari degli Eroi, per rivivere il loro passato ed esplorare di più la lore del gioco. Le storie che andremo a svelare progressivamente sono interessanti e sfaccettate; alcune di loro lanciano anche qualche connessione con il primo Darkest Dungeon, anche se i riferimenti al capitolo precedente rimangono un po’ fumosi, forse per mantenere il gioco più accessibile a chi non si sia goduto il primo capitolo. Ho già detto che guideremo una carrozza? Sì, il mezzo medievaleggiante andrà sempre avanti, e se non staremo attenti ci schianteremo contro ostacoli, detriti, rovine e quant’altro. Ogni percorso sulla mappa ci condurrà a diversi sentieri che portano a snodi unici e spesso sempre sorprendenti.

Darkest Dungeon II
Alcuni momenti sono molto evocativi

Non mi stancherò mai di dirlo, ma il sistema di combattimento di Darkest Dungeon II è estremamente impegnativo ma incredibilmente soddisfacente una volta che ne avrete padroneggiato le basi (e anche un po’ masterato gli elementi). Ogni personaggio ha una propria posizione (e intendo proprio una posizione in combattimento, come stare in prima linea o nelle retrovie) e ruolo all’interno del gruppo, e trovare il giusto mix di abilità e strategia può richiedere molte (e dico proprio MOLTE) ore di sperimentazione, frustrazione e richiami al calendario gregoriano. Ogni battaglia appare praticamente come un enigma da risolvere, con strategie da mettere in atto e pianificazione dei movimenti che non può ammettere alcun errore. Dopo aver nominato tutti i santi che conoscete, finalmente, in fondo al tunnel, inizieranno ad arrivare le prime vittorie. Quando questa condizione si verificherà, il vostro corpo produrrà endorfine e vi sentirete incredibilmente gratificati (scherzo, ma non troppo: Darkest Dungeons II è difficile ma dannatamente premiante quando si fanno le cose per bene).

Darkest Dungeon II è un gioco difficile

Non pensate che dopo qualche vittoria il grado di sfida di ammorbidisca. Assolutamente no: il sistema di stress può complicarvi ulteriormente il cammino. Avete mai visto un eroe avere un meltdown psicologico? Beh, in Darkest Dungeon II lo vedrete, e anche fin troppe volte. Se un personaggio accumula troppo stress, potrebbe perdere il controllo e causare un disastro per l’intero gruppo. Questa meccanica, lo ammetto, inizialmente risulta estremamente frustrante: non c’è nulla di peggio che vedere le nostre strategie andare al diavolo per un colpo di stress imprevisto. Allo stesso tempo però, è innegabile che Red Hook abbia introdotto un affascinante meccanica, spingendo giocatori e giocatrici a volerci riprovare sempre e comunque, sbloccando magari nuove abilità per un ennesimo tentativo. Darkest Dungeon II è uno di quei giochi acchiappacervelli come non ne vedevo da un po’, grazie alla sua sfida elevata e apparentemente senza fine. Red Hook ha creato proprio un gancio irresistibile (gioco di parole, piaciuto?).

Darkest Dungeon II
Non vi auguro questo.

Darkest Dungeon II cambia qualcosa rispetto al suo primo capitolo. Molto di quello che era il meccanismo aleatorio va a perdersi, anche se (chiaramente) qualcosa è rimasto: ad esempio, alcuni nemici possono resistere agli effetti negativi e alle condizioni, alcuni cultisti sono resistenti al fuoco ecc. La rimodulazione della casualità ben si sposa con il nuovo sistema di tokens che influenzano le diverse condizioni di combattimento. Quando un nemico viene guadagna certe condizioni, come quella di “accecato” prende un token che fa sì che il prossimo attacco abbia una possibilità su due di andare a vuoto. Chiaramente questi token si esauriscono quando si subisce o si infligge danno e alcuni richiedono determinate abilità con differenti combinazioni per ottenere altre condizioni svantaggiose per i nemici e decisamente vantaggiose per noi (come stordimento o sanguinamento).

Red Hook ha creato proprio un gancio irresistibile

Ricominciare spesso da capo dopo la morte del party porta però a un problema: la ripetitività. Il design dei nemici non è così vario e nemmeno la colonna sonora, se dobbiamo dirla tutta. Darkest Dungeon II fa un gran lavoro per quanto riguarda la grafica 3D, migliorando il suo predecessore, ma sul lungo periodo ritrovare sempre le stesse facce tende a stancare anche il giocatore più esigente. C’è da dire che era difficile fare di meglio, a questo punto, ma un po’ più di tempo a livello di character design sarebbe stato ripagato da una maggiore varietà dei nemici e rigiocabilità generale.

Conclusioni

Darkest Dungeon II è un gioco estremamente punitivo ma gratificante, degno erede del suo predecessore ma anche estremamente diverso da lui. La storia si sviluppa in diversi atti, ognuno dei quali aggiunge un pezzo interessante alla lore del gioco, coinvolgendo lentamente il giocatore o la giocatrice nel mondo Lovecraftiano creato da Red Hook.

Il livello di difficoltà è molto elevato e un errore strategico (ma anche la sfortuna) può distruggere la spedizione a pochi passi da un punto sicuro o da uno scontro decisivo. La sconfitta diventa un’amica agrodolce in grado di ricordarci le nostre debolezze e i nostri errori, ma la gratificazione della vittoria rende il gioco molto emozionante e impegnativo. Darkest Dungeon II è un gioco consigliato per chi cerca un’avventura emozionante e impegnativa, ma attenti alla noia: la ripetitività di alcune scene e dei nemici può essere un avversario ben più tosto del boss finale. 

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