Dopo un fortunato esperimento con Battle Chasers: Nightwar, il team di Joe Madureira (aka Joe Mad) ripropone un approccio simile con Darksiders Genesis: il franchise da cui proviene quest’ultimo capitolo, spin-off della serie principale, si è sempre percepito essere a un passo dalla grande svolta mainstream senza che però riuscisse mai a raggiungere quell’obiettivo. Darksiders Genesis non mira a esserlo, complici un budget ridotto e un approccio al genere più sulla scia del Diablo-like ma gioca piuttosto bene le proprie carte – sebbene non alla perfezione. Questo prequel passa dalla prospettiva dell’hack ‘n’ slash in terza persona a un action GdR isometrico, portando una ventata d’aria fresca dopo un terzo episodio ufficiale non esattamente al massimo della forma.
Ambientato poco dopo che i Quattro Cavalieri hanno voltato le spalle agli inferi, al fine di mantenere l’Equilibrio nel mondo, i giocatori controllano due di loro: Conflitto, un personaggio di fatto inedito, e Guerra che invece abbiamo già visto nel primo capitolo. Darksiders Genesis ci introduce formalmente al quarto cavaliere, rendendo finalmente il pistolero giocabile per la prima volta nella serie: lo abbiamo visto spuntare qua e là in precedenza ma ne veniamo direttamente in contatto solo in questo spin-off. Lucifero sta tramando qualcosa nell’ombra per rompere quell’Equilibrio che l’Arso Consiglio vuole mantenere, pertanto a Conflitto e Guerra è assegnato il compito di indagare e porre fine alla questione mentre gli altri due fratelli, Morte e Furia, sono in missione altrove.
In termini di narrazione, Darksiders Genesis offre a entrambi i personaggi la loro possibilità di brillare, grazie a una routine che si basa sul cosiddetto “buddy cop” per tratteggiare le loro interazioni e farne emergere i caratteri decisamente agli antipodi. La sceneggiatura non si prende mai troppo sul serio e il mix di mitologia oscura e umorismo consapevole rende il rapporto tra i due simile alla rivalità tra Gimli e Legolas ne Il Signore degli Anelli. Conflitto è un pistolero spensierato: è intelligente, arguto e raggiunge da solo le proprie conclusioni senza farsi influenzare dagli altri. Guerra, al contrario, è risoluto, fermamente devoto al Consiglio e desideroso di sterminare ogni demone in circolazione.
Le dinamiche tra i due finiscono per migliorare entrambi i personaggi, a dispetto dell’iniziale preoccupazione che vedeva Conflitto obbligato a dividere la scena con qualcun altro – sebbene conosciuto ai giocatori. Il risultato è invece molto godibile, fresco com’è appunto l’intero stile di gioco. Per quanto riguarda la storia, nonostante alla base ci sia il racconto di come sono stati creati i sette sigilli, è da interpretarsi più come una narrazione personale che aiuta i giocatori a comprendere Guerra e Conflitto, nonché a gettare le basi per le future dinamiche tra i Quattro Cavalieri. Ciononostante, rimaniamo convinti che Conflitto si meriti una storia a sé, con il tanto atteso Darksiders 4, che faccia magari luce su dove si trovasse durante la prigionia di Guerra. Infine, la vera pecca del comparto narrativo di Darksiders Genesis è non essere stata curata tanto quanto i suoi due protagonisti: un po’ più di accortezza e un finale meno frettoloso avrebbero sicuramente fatto spiccare il gioco.
La storia di Darksiders Genesis pecca di un finale troppo frettoloso
Dal punto di vista del combattimento, invece, si riscontra un buon bilanciamento nonostante l’angolazione della telecamera lo faccia sembrare un po’ meno personale rispetto ai giochi precedenti della serie. Potete passare da Conflitto a Guerra in qualunque momento senza soluzione di continuità, un “passaggio di consegne” che vi troverete a utilizzare spesso a dispetto magari di un’iniziale diffidenza verso la presenza di due personaggi giocabili: sebbene possa essere comprensibile la volontà di dare più spazio sullo schermo a Conflitto, essendo l’unico senza un titolo tutto per sé, scoprirete presto come Guerra non solo sia un’eccellente risorsa in combattimento (ricordate che Conflitto è un pistolero e preferisce la distanza), ma anche indispensabile per la maggior parte degli enigmi in gioco. C’è un’incredibile sinergia tra le loro abilità: Conflitto offre uno stile di gioco sparatutto a lungo raggio, mentre Guerra la prende più sul personale e carica a testa bassa forte del suo spadone.
Anche se il passaggio a una visuale isometrica può sembrare un cambiamento abbastanza radicale, al lato pratico Darksiders Genesis è indiscutibilmente un titolo della serie. Chiunque abbia giocato agli altri capitoli si sentirà subito a casa. Non è cambiato molto e, in effetti, laddove ci si potrebbe aspettare che il cambiamento di prospettiva apra le porte anche ad altri elementi sulla falsa riga di Diablo, Darksiders Genesis e un titolo molto meno basato sul loot di quanto lo fosse ad esempio Darksiders 2. Ci sono ancora molti aspetti GdR che consentono ai giocatori di personalizzare i loro Cavalieri.
Al contrario dei mondi relativamente aperti e interconnessi dei giochi principali, ci sono 16 livelli in totale (tecnicamente 17 ma non vi rovineremo troppo la sorpresa se ancora non l’avete giocato) a cui si può accedere dal Vuoto, l’hub principale del gioco – uno spazio che ospita un quantità folle e disturbante di eco e riverbero su tutto, dai dialoghi ai passi.
Conflitto e Guerra sono perfettamente complementari in combattimento
Certi livelli sono più grandi ed elaborati, mentre altri presentano incontri con i boss relativamente rapidi all’interno di un unico spazio. Alcune delle aree più grandi possono venire a noia, o frustrare, soprattutto a causa di una mappa di difficile lettura e che non segna correttamente la posizione del personaggio: un ostacolo soprattutto per i completisti, poiché di per sé i percorsi sono abbastanza intuitivi anche senza la mappa. Inoltre, la visuale isometrica a volte non si sposa bene con le fasi platform più complicate, portandovi a doverle rifare soltanto per aver messo un piede in fallo a causa della telecamera.
È senza dubbio uno degli aspetti meno convincenti del gioco, nonostante siano presenti anche sporadici bug e glitch in combattimento, soprattutto per quanto riguarda gli attacchi a catena che non si concatenavano correttamente o puntavano nemici già sconfitti.
Nel complesso e nelle quindici ore necessarie per completarlo, Darksiders Genesis si dimostra una delle sorprese più piacevoli degli ultimi mesi e si sente assolutamente a suo agio anche su console, nonostante arrivi in ritardo rispetto alle versioni PC e Google Stadia dello scorso dicembre. Non sarà Darksiders 4, per il quale stiamo ancora incrociando le dita, ma è senza dubbio un valido elemento all’interno della saga. Una ventata d’aria fresca che fa anche un po’ ammenda per gli inciampi del terzo capitolo. Peccato per la trama e il finale non particolarmente curati, al contrario invece delle interazioni tra Conflitto e Guerra. A parte questo, però, se siete appassionati della serie, è un acquisto su cui vale la pena investire. |