Tutti a casa o ci scappa l’headshot! Quando il videogioco mobilita i medici: certificati di malattia improvvisa nel giorno d’uscita di Black Ops II.
È capitato spesso di indicare con i termini “febbre da sparatutto” il grande successo che riuscuote questo genere tra il pubblico di giocatori, coinvolti per passione o più semplicemente per questioni modaiole, nelle infinite sparatorie videoludiche di cui oggi il mercato è saturo. A sancire il successo di un intero genere è però un solo gioco, o per amor di precisione è una serie: Call of Duty di Activision.
L’impatto di questo titolo è davvero febbrile sul mercato, le vendite sono il più chiaro indice del successo e l’entusiasmo che riscuote il gioco sul pubblico, travolto da una febbre (letteralmente, è il caso di dire visti i fatti tra poco esposti). La notizia diramata da USA Today, con un report che evidenzia il verificarsi di assenze non pianificate e improvvise malattie presso scuole e posti di lavoro avute luogo esattamente nel giorno di lancio di Black Ops II, ha già riscosso particolare attenzione.
A tutti infondo sarà capitato di marinare un giorno di scuola per, andare al mare, uscire con gli amici, trascorrere un mattino romantico, o più semplicemente per ritirarsi dalla routine, adunque, non è poi tanto fuori dal mondo il fatto di assentarsi da scuola per giocare il nuovo Call of Duty. Il movente del “darsi malati” per evitare lavoro o scuola è in tutti questi casi e simili, lo svago più spensierato.
Su Twitter sono moltissimi i messaggi che narrano della propria “influenza-Call of Duty”, sarebbe interessante sapere quanti dei nostri lettori hanno fatto lo stesso per darsi alla campagna di Black Ops II o ai primi deathmatch. Quanti invece hanno lavorato di più del solito proprio per il lancio del gioco Activision? E perché?
Fonte: USA Today
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