Dopo l’esplosivo 2018, il parco esclusive di Sony è stato, forse, un po’ più opaco del solito, ma non privo di titoli di assoluto valore. Days Gone non è un capolavoro al pari di God of War o The Last of Us, ma l’opera di Sony Bend, confezionata con estrema cura, ci ha regalato non poche emozioni.
Ecco 5 buoni motivi per cui vale la pena regalar(se)lo, magari approfittando del Calendario dell’Avvento di GameStop Zing.
1 Più che la storia, il racconto
Il punto di partenza di Days Gone è la classica apocalisse, condita da storie di amore, di fratellanza, di perdita. Pur non sfiorando la grandezza e la poesia di The Last of Us, a cui strizza prepotentemente l’occhiolino su più aspetti, la storia Deacon St. John convince e commuove, tenendo per mano il giocatore lungo 30 e più ore di colpi di scena, tradimenti e chi più ne ha, più ne metta. Ma è anche il modo in cui Bend la racconta che la rende interessante, senza mai perdere il filo del discorso, una vera impresa in un gioco a mondo aperto.
2 Caro, vecchio Deacon
Il carisma del protagonista è anche un altro elemento che ce l’ha fatta apprezzare. Un personaggio sfaccettato, con un codice d’onore ben preciso dettato dalla sua appartenenza a una gang di motociclisti, i Mongrels di Farewell, e dal suo passato nell’esercito. L’esperienza sul campo contro i talebani lo ha reso più duro, più disumano, ma l’incontro con la scienziata Sarah, figura chiave del gioco, cambia tutto. Se ci è piaciuto giocare a Days Gone è anche merito del buon vecchio Deacon.
3 In sella a una moto
bolide. La moto non è un mero mezzo con cui spostarsi da punto A a punto B, è quasi un co-protagonista: bisogna trattarla con cura, assicurandosi di mantenere sempre pieno il serbatoio, e di ripararla dopo un brutto salto o un assalto a sorpresa. A forza di tenerla d’occhio, vi affezionerete anche voi alla bestiolina di Deacon, e non ne riuscirete più a fare a meno. Occhio solo a non distruggerla: potrete sempre sostituirla con un’altra, ma che biker sareste?
4 Farewell, Oregon
Days Gone ha un vasto mondo aperto da esplorare, con punti di contatto con il mondo reale. È infatti una ricostruzione in miniatura del verde Oregon, lo stesso stato in cui sono situati gli studi di Sony Bend, e che il team ha voluto tributare a modo suo. Foreste sconfinate piene di pericoli, irte montagne, innevate e non, parti desertiche in cui è meglio non restare a secco… ma anche avamposti, case distrutte e negozi razziati, tutte tracce credibili e drammatiche dell’Apocalisse al centro della trama. Il merito dell’affascinante atmosfera di Days Gone sta anche nella sua splendida ambientazione.
5 Un fiume di mostri
Di Furiosi, il nome delle creature a metà tra zombie e mutanti, ne è pieno l’Oregon, come noterete sin da subito. Ce ne sono di vario genere, alcuni più coriacei, altri meno, ma tutti, in un modo o nell’altro, rappresentano una minaccia da non sottovalutare, soprattutto per via della loro quantità. Li si trova quasi sempre in gruppo, e a volte è più semplice fuggire che imbracciare il fucile e sparare a più non posso. Oltre a favorire l’approccio stealth, Days Gone richiede anche molto ragionamento e pianificazione, in particolare quando si incrocia una terribile orda: centinaia di mostri che si muovono e vivono all’unisono, in simbiosi, che dormono di giorno in fredde caverne, e di notte vanno a caccia a rifocillarsi, mangiando tutto ciò che trovano. Lo spettacolo è atroce, ma non avrete tempo per gustarvi la scena: o scappate, o studiate un modo per affrontarla subendo meno danni possibile. Ma che soddisfazione polverizzarne una dopo l’altra.
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