News 26 Feb 2015

Dead or Alive 5: Last Round – Recensione

Nel lontano 1996, la serie di Dead or Alive muoveva i suoi primi passi in sala giochi, con un picchiaduro con un roster di soli otto miseri personaggi, ed un unico boss da affrontare alla fine di tutto. Da quel giorno sono passati ormai ben 19 anni, e di acqua sotto i ponti di Tecmo e del Team Ninja ne è passata veramente parecchia, tanto che oggi ci ritroviamo qui per parlare del loro ultimo titolo dedicato a Kasumi e compagni, che sbarcano tra l’altro per la prima volta sulle console di nuova generazione.

Ad irrompere attraverso la barriera della next-gen arriva quindi una nuova versione del quinto capitolo della saga, titolo che abbiamo già potuto assaporare in varie salse e versioni in questi ultimi anni, e che da quanto possiamo vedere sembra non voler cedere il passo ad un eventuale successore.

Senza attendere quindi ulteriormente tempo, addentriamoci senza esitazioni in questo mondo pieno di scontri, arti marziali, ed avvenenti combattenti.

Se le edizioni precedenti di questo titolo vi sono sfuggite, o non avete avuto modo di provarlo, forse non siete a conoscenza del fatto che non è solo botte e mazzate, ma che al suo interno esiste anche una trama principale.
Il tutto si svolge circa un paio di anni dopo gli eventi legati al quarto torneo Dead or Alive. Helena Douglas ha ormai preso le redini della DOATEC, e per far riprendere un po’ di reputazione all’azienda, decide di organizzare il quinto torneo DOA. Grazie a tipi come Zack, parte quindi una specie di “reclutamento” di campioni, o meglio di aspiranti combattenti della competizione, che se le daranno di santa ragione per portare fieramente a casa il premio finale. Nel frattempo però, il clone di Kasumi è ancora in circolazione, e lei non sembra intenzionata a darsi pace fino a che non avrà avuto modo di sistemare la faccenda una volta per tutte.
Non andiamo oltre nel “racconto” solo per non svelarvi completamente la trama del gioco, ma concedeteci di dire che questa viene presa un po’ più in considerazione solo all’inizio ed alla fine della modalità Avventura, ed è invece lasciata un po’ a sé stessa nella parte centrale, che prosegue forse un troppo asetticamente tra uno scontro e l’altro. Certo, c’è da dire che la narrazione è un po’ particolare, e dà l’occasione di assistere ai fatti da più punti di vista, ma poteva di certo essere curata un pochino di più.

Chi non conosce la saga, si ritroverà davanti quindi un picchiaduro ad incontri che vanta un roster composto da numerosi combattenti, con un buon numero di modalità e la possibilità di effettuare scontri singoli o di coppia. Di conseguenza chi si avvicina per la prima volta a Dead or Alive, non saprà che le effettive e principali novità di nuovo (si fa per dire) titolo, sono i due nuovi combattenti aggiunti per l’occasione (Raidou ed Honoka, rispettivamente il boss del primo DOA ed una studentessa dalle movenze e dai colpi alquanto familiari), ed i due nuovi stage. Tutte new entry molto belle, per l’amor di Dio, ma che nel complesso non giustificano un intero ulteriore remaster.

Nelle meccaniche di gioco, il titolo non ha ovviamente introdotto notevoli cambiamenti, resta un picchiaduro dinamico e veloce, in cui l’uso dei juggle è praticamente una necessità. Ma se non aver introdotto modifiche sulle meccaniche può essere un bene per i fan della serie, da un altro punto di vista è anche innegabilmente un male, perché non sono di conseguenza stati fatti i miglioramenti tecnici che ci si aspettava. Anche se più etico che tecnico per esempio, uno dei difetti principali del titolo è la mancanza di potenza nel movimento dei colpi. Tutti quelli che dovrebbero essere letali colpi di arti marziali, non dimostrano tutta quella forza che un reale combattente infonde in ogni suo singolo colpo, snaturando quindi l’anima stessa di questo genere di giochi.

Oltre alla modalità Avventura, il titolo offre ovviamente altri modi per far scendere in campo le vostre lottatrici preferite. Si va dallo scontro unico alla classica modalità Arcade, dalla Sfida sul Tempo a quella a Squadre, e dalla Sopravvivenza a tutto il comparto multiplayer online ed il ricco Allenamento. Come si può vedere sono tutte modalità già conosciute e dai nomi espressamente esplicativi, ma che comunque, una volta terminata la modalità principale del titolo di cui vi abbiamo parlato poco fa, riusciranno ad occupare molto del vostro tempo in game. Padroneggiare alla perfezione anche un solo personaggio infatti, richiede un forte impegno, e soprattutto anche tanto tanto allenamento. I controlli, onestamente, non sono proprio eccessivamente semplici, soprattutto se si cerca di andare molto in profondità con l’apprendimento di combo, juggle et similia, che sono quasi obbligatori se si vuole avere un risultato decente anche a livelli di difficoltà alti. Certo, si può sempre avere un approccio meno tecnico al gioco, e proseguire con la classica strategia del “comincio a pigiare tutti i pulsanti a caso e velocemente fino a che non colpisco qualcosa”, ma in tal caso scordatevi di ottenere esiti positivi in tutti gli incontri che affronterete.

Ma se in single player le cose procedono abbastanza tranquillamente, è sul comparto multiplayer online che rischierete di dannare la vostra anima per buona parte dell’eternità. Non perché ci siano problemi di sorta sulla struttura del netcode o per altre grosse problematiche in genere, anzi, tutto il contrario, ma più che altro per le tecniche spaccabottoni usate dalla maggior parte degli avversari. Voi potrete scendere in campo con la più tecnica delle preparazioni, ma dall’altro lato ci sarà sempre qualcuno che con gli stessi due colpi in croce, metterà in piedi un juggle semplicissimo ma praticamente quasi infinito ed imbattibile. Sul livello tecnico, come anticipato poco fa, non si riscontrano eccessivi problemi, anche perché proprio in questo campo, memore forse dell’esperienza sulle passate edizioni, il titolo è oramai decisamente solido, con un lag quasi nullo (ndr: qualità di connessione personale a parte ovviamente), e l’unico appunto che gli si può fare è il fatto di non avere ancora un comparto online frequentatissimo. Le partite si trovano eh, non fraintendete, ma può capitare alcune volte di dover ripetere il matchmaking perché i criteri inseriti nella ricerca non restituiscono risultati soddisfacenti.

Sulle console di nuova generazione, visivamente, si nota senza ombra di dubbio un passo in avanti non indifferente rispetto alle vite passate di questo titolo. Sulla versione per Playstation 4 che abbiamo avuto modo di testare, il livello grafico raggiunge la risoluzione di 1080p, e mantiene senza grossi problemi i 60fps. La potenza maggiore delle console next-gen è visibile bene o male in ogni momento di gioco, grazie sia agli effetti di luce, che alle migliorie apportate ai modelli, che danno il meglio di loro nelle scene di intro o di vittoria/sconfitta negli incontri.
Ma anche se il livello grafico ed estetico è alto e di tutto rispetto, c’è una cosa fondamentale che un po’ disturba: i movimenti, in qualsiasi accezione del termine. Vi abbiamo già accennato della mancanza di potenza nei colpi, ma ci sono anche altri movimenti o azioni dei personaggi, che sembrano un po’ troppo irreali per un normale essere umano. Delle movenze strane, o delle posizioni delle mani poco usuali, che vi faranno pensare che nella scena che state guardando c’è qualche cosa che non quadra del tutto.
Sul comparto audio non c’è ovviamente nulla da poter recriminare. La colonna sonora è gradevole e non distrae dai combattimenti, e la presenza dei dialoghi in inglese e giapponese, permette di apprezzare la modalità Avventura sia in una ligua comune, che in una versione quasi originale. Inutile dire che all’interno del gioco non sono inclusi i dialoghi in italiano, ma che ci dovremo accontentare (come al solito) solo della traduzione dei testi.

Passando ai tasti dolenti, dobbiamo sfortunatamente confermare quanto si è diffuso negli ultimi giorni in merito ad un paio di bug noti che affliggono il titolo. Il primo, quello legato ai crash ed i freeze per la versione per Xbox One del titolo, sembra non aver infettato anche la versione Playstation 4, su cui abbiano personalmente riscontrato solo dei rarissimi freeze in fase di caricamento. L’altro invece, che colpisce tutte le versioni disponibili, segnala il rischio di perdere i propri salvataggi se si giocano i capitoli 40.8 e 40.9 del Tutorial. Per quest’ultimo, gli sviluppatori hanno segnalato ufficialmente il problema sulla pagina Facebook del gioco, e sono già all’opera per rilasciare una patch risolutiva.

Dead or Alive 5 Last Round si rivela essere quindi un po’ quello che ci si aspettava, ovvero l’ennesimo remastered, agghindato da un numero improponibile di costumi alternativi, e per cui sicuramente sono previsti ulteriori DLC espressamente estetici. La strategia della sua pubblicazione però è abbastanza intuibile, ed a conti fatti, nemmeno troppo sbagliata. Contando infatti che nel panorama next-gen (soprattutto su Playstation 4), i picchiaduro si contano sulle dita di una mano, e che di dita libere ne rimangono anche parecchie, uscire con un titolo di questo genere prima di altri brand importanti non può che essere una mossa azzeccata. Nel caso questa motivazione non fosse sufficiente, c’è anche da aggiungere che il titolo arriva nei negozi ad un prezzo contenuto ed abbordabilissimo, e per gli amanti del genere, che nel frattempo avranno sicuramente consumato Injustice fino all’osso, non può che essere un gradevole passatempo per coprire l’attesa delle prossime uscite (qualcuno ha detto Mortal Kombat?).

In conclusione…

Con dolore, ci tocca ammettere che ormai a Dead or Alive 5 è rimasto ancora ben poco da offrire ai giocatori. Il titolo non mostra sostanziali migliorie, ed include solamente due nuovi (si fa per dire) personaggi e poco altro, che per quanto possano essere apprezzabili, poco incidono sul giudizio finale. Quello che incide molto invece è la filosofia eccessivamente orientata al lucro, in cui si deve per forza insistere sul riproporre praticamente lo stesso titolo per ben quattro volte, aumentando esclusivamente ed esponenzialmente il livello di fanservice contenuto al suo interno. Sì, perché proprio il fanservice sembra esser diventato il fulcro su cui far ruotare tutto il brand, che sfortunatamente ha forse sviluppato troppo la sua fama su questo concetto, e non su un motivo un pochino più tecnico.

C’è anche da dire però che il titolo arriva sulle console next-gen portando un prodotto ampiamente testato, rivisto e corretto (nonostante alcuni bug in via di risoluzione, ndr), con un’ottima offerta di contenuti, e ad un prezzo budget che fa sempre gola. Di conseguenza, se non avete già sufficientemente consumato gli stick del controller sulle versioni precedenti, o volete passare alla versione next-gen, valutatene l’acquisto, ma se non siete fan dei titoli remastered, aspettate tranquillamente le prossime uscite.
Nel frattempo, noi ci mettiamo comodi ad attendere buone e promettenti notizie riguardanti il ventennale della serie, sperando che porti con sé non solo un remake storico di un vecchio capitolo, ma un qualcosa di effettivamente nuovo ed inedito.

Voto: 7,5/10

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