Al peggio non c’è mai fine
Erano riusciti a fuggire. L’incubo ormai era alle loro spalle, lontano ed irraggiungibile, dove non avrebbe più potuto fare loro del male. O almeno questo era quello che pensavano tutti una volta saliti sull’elicottero. Ovviamente erano in errore, tutti quanti. Non si può sfuggire da un male così grande, anche se questo viene confinato, prima o poi troverà sempre un nuovo modo per venire fuori e raggiungerci ovunque noi siamo.
Lo ameranno: gli amanti delle apocalissi zombie e derivati.
Lo odieranno: coloro che pensano “visto un more of the same, visti tutti”.
E’ simile a: Dead Island.
Titolo: Dead Island: Riptide
Piattaforma: Playstation 3, Xbox 360, Pc
Sviluppatore: Techland
Publisher: Deep Silver
Giocatori: 1
Online: 1-4
Lingua: Italiano (Testi) – Inglese (Parlato)
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Benvenuti a Zombieland. Di nuovo…
I nostri eroi sono esattamente nel punto in cui li avevamo lasciati. L’elicottero riesce a trarli in salvo su una nave, ma al loro arrivo la situazione si svela non essere proprio come avrebbero sperato. Le persone al comando del mezzo di trasporto, e quindi della spedizione, si rivelano poco amichevoli, e palesemente interessati alla loro condizioni di sopravvissuti immuni al virus.
Oltre a loro quattro, anche una ragazza era stata tratta “in salvo” con il mezzo volante, e quando i soldati hanno cercato di portarla in cella, non è passato inosservato che la sua prima reazione sia stata un morso. Da lì è facile intuire come siano proseguite e precipitate le cose. Il tempo di riprendersi dai sedativi somministrati nei primi esperimenti, e l’equipaggio della nave è già ridotto ad un branco di famelici morti viventi pronti ad azzannare qualunque cosa si muova. Lasciata senza una guida, la nave non può fare altro che andare inevitabilmente a naufragare, portando così il gruppo di sopravvissuti alla porte di un nuovo inferno in terra.
Scampati da una morte certa (e vorrei ben vedere), si ritrovano tutti su una nuova isola, dove pochi uomini resistono ancora all’orda di morti viventi che si aggira per la zona, e dove incontrano nuovamente il quinto immune al virus (John Morgan), che sulla nave era diventato un loro compagno di prigionia.
Prossimo obiettivo quindi, ancora una volta, trovare una via di fuga ed allontanarsi il più possibile da quell’orribile angolo di mondo. Riusciranno questa volta i nostri eroi a lasciarsi alle spalle l’inferno dei non-morti?
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Io zombo, tu zombi, lei zomba
Dead Island: Riptide mantiene il connubio vincente del suo predecessore, mixando, in una formula ben collaudata, lo stile classico degli sparatutto in prima persona con i giochi di ruolo. La struttura di gioco principale rimane quindi immutata in quasi ogni sua parte, e a dimostrazione di questa continuità col passato è stato reso possibile importare il savegame del personaggio utilizzato nel primo titolo, portandosi dietro quindi livelli ed abilità guadagnati/e in precedenza.
Come sempre, questa tipologia di giochi ha in comune una filosofia di approccio al “da farsi” che lascia l’ordine delle quest, per quanto possibile, a discrezione del giocatore, permettendogli di procedere come più preferisce nella trama principale quanto nelle missioni secondarie. A livello creativo però questo meccanismo risulta essere un’arma a doppio taglio, perché spesso si rischia di cadere in un errore comune, e le missioni in questione si risolvono sempre in una sequenza standard del tipo “raggiungi il punto B dal punto A, prendi l’oggetto X o salva la persona Y, torna al punto A, ricevi la ricompensa e ricomincia dall’inizio”.
Anche nel sistema di combattimento sembrano non esserci modifiche molto rilevanti, ma permangono le caratteristiche che lo fanno propendere maggiormente per il corpo a corpo piuttosto che con le armi da fuoco. I colpi delle armi ad impatto però possono a volte mancare il bersaglio, e questo per colpa di una visuale non proprio precisissima. Immersi nell’azione infatti, convinti di assestare un pesante colpo di mazza chiodata ad uno zombie che si trova leggermente a lato del nostro centro visivo, ci ritroveremo con un liscio clamoroso, rischiando inoltre di mostrare il fianco e ricevere un possibile attacco nemico. I più temerari potranno avventarsi sui propri nemici utilizzando la controparte analogica dei comandi, che permetterà di eseguire gli attacchi utilizzando, in pratica, gli stick del controller, ma anche così non si avranno miglioramenti sulla problematica spiegata poco fa. In compenso però, a volte potrete accedere alla Furia, ovvero quella sorta di potere che vi renderà più forti e resistenti, che di certo è un utile asso nella manica durante le situazioni più concitate e dense di nemici.
Per quello che riguarda la componente gidierristica del titolo, viene mantenuto il sistema di skill a tre alberi, che distribuisce sui vari rami molte utilissime abilità con le quali caratterizzare il proprio personaggio ed il suo (vostro) stile di combattimento.
Un altro gradito ritorno è il sistema di crafting delle armi, che con i giusti materiali e con il vostro lavoro, diventeranno sempre più letali e pericolose. Tendenzialmente però il suo funzionamento o modus operandi resta prettamente identico a quello del primo episodio, senza introdurre novità di nessun genere.
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Dead Men Walking
Graficamente, il nuovo titolo zombesco della casa polacca mostra sicuramente un visibile miglioramento. Paesaggi ed ambientazione potranno infatti momentaneamente distrarvi dal vostro obiettivo principale, facendovi perdere per qualche attimo in una splendida location immersa nella natura.
A tu per tu con gli zombie però, le cose cambiano leggermente. La visuale a corto raggio infatti (leggasi a distanza molto ravvicinata), tende a distorcere vagamente i corpi dei nostri avversari, mostrando quindi uno strano effetto ottico. Il numero dei modelli dei nemici è stato aumentato, ma qualcuno in più non avrebbe sicuramente fatto male. Quello che però potrebbe far strocere il naso a parecchi (ndr: me compreso ed in prima fila), è il pessimo effetto popup del respawn degli zombie. E’ di sicuro comprensibile il fatto che una volta ripulita una zona, dopo un determinato periodo di tempo, qualche altro morto vivente possa raggiungerla ed occuparla. Ma da qui a vedersi comparire dal nulla due zombie davanti agli occhi, senza nemmeno il tempo di prendere le armi, di strada ce ne passa parecchia.
Il reparto sonoro resta infine nella media, mantenendo approssimativamente gli stessi livelli dell’episodio precedente. A meno di considerare i grugniti dei morti viventi una sorta di lingua aggiuntiva, dobbiamo dirvi che i dialoghi del titolo sono principalmente in inglese, e che noi italiani ci dovremo accontentare soltanto dei sottotitoli localizzati nella nostra lingua.
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L’alba dei morti viventi
Inutile dire che il fulcro del gioco è il multiplayer co-operativo, ereditato dal primo capitolo e che rimane decisamente la parte più riuscita di entrambe le produzioni. Vivere la trama con uno o più amici allenta la concentrazione sulle pecche del gioco, e la sposta appunto sulla collaborazione tra i vari giocatori, aumentando così la godibilità del titolo ed il divertimento scaturito dal riempire di mazzate una frotta di zombie in allegra compagnia.
La rigiocabilità ovviamente, aumenta in maniera direttamente proporzionale alla propria affinità con lo stile di gioco in questione: alcuni di voi potrebbero per esempio annoiarsi dopo pochi minuti, altri invece potrebbero amarlo alla follia, tanto magari da voler provare e riprovare approcci e tecniche di combattimento differenti, testando tutti i personaggi disponibili, e provando a configurare in maniera sempre differente le abilità di ognuno di essi.
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In conclusione…
Deep Silver si è forse lasciata prendere troppo dall’enfasi di avere avuto tra le mani una sorta di gallina dalle uova d’oro, ed ha pensato bene di tirar fuori un more of the same senza neanche focalizzarsi troppo a correggere i problemi visti nel capitolo precedente. Le poche introduzioni rispetto al primo Dead Island (come per esempio le imbarcazioni) sono in numero esiguo e troppo spesso fine a sé stesse, al punto da non riuscire a dare quello slancio in più necessario al titolo per rendersi differente da quanto già visto in passato.
Il prodotto finale è comunque un buonissimo risultato, e coloro che hanno amato alla follia il primo Dead Island, non solo non potranno che essere entusiasti di quanto ha da offrire, ma gioiranno nel poter importare il profilo del proprio personaggio amorevolmente costruito nel vecchio episodio. I più esigenti invece, non vedranno di buon occhio il perseverare dei vecchi problemi, o la ripetitività quasi mortale delle quest. In compenso però, la co-operativa merita la possibilità di provare almeno il titolo, che potrà farvi vivere ore di spensierata carneficina in salsa zombie da trascorrere con i vostri amici.
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