Tre anni fa usciva l’Xbox One e se i titoli al lancio erano davvero pochi, le esclusive Microsoft lo erano ancora meno. Tra queste, una delle più gettonate fu il terzo capitolo di Dead Rising, importante saga targata Capcom che basò la sua fortuna essenzialmente sulla libertà d’azione, la vena narrativa a metà tra il tragico e il comico, e tanti, tantissimi zombi. La sostanza del gameplay risultava invariata rispetto al passato, ma tanti piccoli accorgimenti (segnati però da altrettanti problemi di natura tecnica) avevano reso Dead Rising 3 più un gioco d’azione che un mero survival-horror condito da alte dosi di black humor.
Ebbene, 3 anni dopo le disavventure di Nick Ramos, la scettro del protagonista torna nelle mani di Frank West, l’irriverente fotoreporter che 10 anni fa assistette all’inizio dell’epidemia zombi in quel di Willamette. Il quarto capitolo fa infatti un passo indietro nell’arco narrativo della saga, proponendo una serie di eventi che si collegano direttamente al primo Dead Rising uscito su Xbox 360, facendo solo occasionale menzione di quanto accaduto nel frattempo in Fortune City e Los Perdidos.
Dopo una lunga ed estenuante decade, Frank dovrà tornare gioco forza in quella cittadina che ancora lo tiene sveglio la notte, per affrontare il più ostico dei suoi reportage. Ma è probabilmente il solo uomo in grado di portare a termine questo compito e francamente, l’unico che vorremmo al nostro fianco.
Dead Rising 4 è ambientato ben 16 anni dopo l’originale, in un mondo ormai pienamente consapevole dell’esistenza degli zombi e dove l’innovativo farmaco ZOMBREX è il rimedio più efficace contro una malattia sempre meno spaventosa.
Frank è stato riempito di onori per il lavoro svolto a Willamette ed ha abbandonato la frenetica vita da giornalista d’assalto per insegnare le basi del mestiere ad una classe di giovani studenti. Una in particolare, Vicky, riesce ad attirarlo con l’inganno nuovamente a Willamette, per seguire una pista di una fonte misteriosa: nonostante la reticenza di Frank, fin troppo consapevole del reale rischio a cui vanno incontro, i due si infiltrano in quella che sembra essere una base militare segreta alle pendici della cittadina.
Il prologo funge ovviamente da svelto tutorial per chi non ha confidenza con la saga Capcom, mettendo in chiaro fin da subito le novità del sistema di movimento, di combattimento e di indagine. Purtroppo la “tranquilla” gita fuori porta di Vicky e Frank non va come previsto ed i due, dopo aver scoperto dossier su esperimenti di versioni mutate del virus zombi, si separano per riuscire a scampare ai militari allertati dalla loro presenza.
Da qui non passa molto tempo prima che il prode West, screditato pubblicamente dal Pentagono e divenuto un pericoloso ricercato, venga richiamato all’ordine dal governo americano che lo informa di un nuovo focolaio epidemico scoppiato, guarda caso, proprio nel centro commerciale più grande di Willamette, nella settimana del Black Friday.
Come già anticipato, Dead Rising 4 spinge ulteriormente sulla componente action del titolo, mettendo a disposizione del giocatore un’area vastissima e ricolma di spunti interessanti, una quantità smisurata di morti viventi da massacrare e ovviamente, infinite possibilità per la creazione di nuove armi e mezzi di trasporto.
Dead Rising 4 è ambientato ben 16 anni dopo l’originale, in un mondo ormai pienamente consapevole dell’esistenza degli zombi
Una delle principali novità del gioco è però la rimozione del timer, uno dei principali tratti distintivi di tutta la saga, il cui azzeramento coincideva di solito con la distruzione del luogo infettato, a prescindere dal completamento del filone narrativo principale. In Dead Rising 4 invece, il protagonista non avrà alcun limite di tempo e potrà dedicarsi a fare qualsiasi cosa preferisca, dal completamento delle missioni secondarie al salvataggio di superstiti, dalla ricerca di nuovi indizi per le indagini alla raccolta di preziosi progetti, riprendendo la trama principale in qualsiasi momento.
Se in un primo momento questa scelta è apparsa insensata e troppo categorica, con il rischio di snaturare il fulcro del gameplay di Dead Rising, col passare delle ore di gioco ne abbiamo giovato, poiché il gioco riesce a mantenere alto il ritmo dell’azione (sia per il numero dei nemici, sia per la loro rinnovata varietà ed aggressività) rinunciando però a quella dose di ansia costante. A conti fatti, la qualità generale del prodotto riesce ad andare oltre a questo cambiamento, senza dubbio importante nell’economia globale, ma non imprescindibile come inizialmente avevamo temuto.
Per far sì che emergano le prime sensazioni positive però, si deve superare la prima ora e mezza di gioco, che coincide più o meno con il completamento del primo “Caso” della campagna in singolo (in totale sono 7); è proprio l’inizio infatti il momento più debole di tutta l’avventura, soprattutto a causa di un sistema che introduce a singhiozzi le principali caratteristiche del titolo, confondendo così il giocatore che in più di un’occasione si trova spiazzato, con migliaia di zombi pronti a divorarlo. Dopodiché, tutto assume una direzione precisa, le possibilità per Frank appaiono più nitide e l’avventura decolla sul serio.
Dead Rising è fondamentalmente un open world dalle infinite possibilità, che si presta bene al massacro incondizionato, quanto all’esplorazione e/o al collezionismo. Il Megaplex di Willamette è un luogo meraviglioso, paradiso americano del consumismo allo stato brado ed ora ovile di morti viventi, assassini psicopatici e forze paramilitari dalle oscure intenzioni.
Frank West non avrebbe potuto desiderare luogo migliore dove poter dar sfogo alle sue naturali abilità “ammazza-zombi” e allo stesso tempo riabilitare il suo buon nome, regalando al mondo lo scoop del secolo. Alla pari dei precedenti capitoli, anche in questo quarto episodio il nostro protagonista è in grado di evolversi e migliorare le proprie caratteristiche secondo uno skill-tree diviso in quattro rami principali: Combattimento, Tiro, Temperamento e Sopravvivenza.
Mentre le prime due categorie riguardano esclusivamente le capacità offensive di Frank, Temperamento e Sopravvivenza servono a potenziarne la vitalità, la resistenza e le capacità di costruire armamenti devastanti. Sotto questo punto di vista lo studio di Vancouver ha peccato di bonarietà, permettendo al giocatore di elevare il suo alter-ego al pari di un dio sceso in terra, inarrestabile, indistruttibile e immortale. Tralasciando l’iniziale difficoltà, rappresentata principalmente dai banditi armati, i potenziamenti che via via si sbloccano rendono il protagonista troppo forte e l’avventura troppo semplice, anche per un neofita: e vi assicuriamo che girare in un centro commerciale invaso dagli zombi, senza nessun apparente rischio per la nostra incolumità è tutt’altro che emozionante.
Non appena si ha la fortuna di trovare un esoscheletro, la potenza offensiva di Frank West raggiunge l’apice
Come se non bastasse, ci viene in aiuto un’altra imponente novità di questo capitolo, ossia la possibilità di utilizzare un esoscheletro metallico. Non appena si ha la fortuna di trovare una delle casse contenente questo gingillo militare, la potenza offensiva di Frank West raggiunge l’apice: gli zombi saranno solo carne da macello utile per far salire il contatore delle combo, mentre tutta una nuova serie di oggetti saranno disponibili all’utilizzo, come pali elettrici, enormi alberi di natale o cartelli segnaletici. Inoltre, alcuni macchinari sono in grado di personalizzare ulteriormente l’armatura, con l’aggiunta di danno elettrico, fuoco o ghiaccio, che possono culminare in una distruttiva mossa speciale in grado di polverizzare qualsiasi nemico nel raggio di molti metri. Purtroppo, anche gli esoscheletri (come tutte le armi presenti nel gioco) hanno una specifica durata, la quale una volta terminata ci costringerà ad abbandonare, seppur momentaneamente, il supporto meccanico in attesa di ricarica.
Un’introduzione questa, che sembra essere la meno sorprendente, ma che riesce comunque ad ampliare un combat-system molto canonico, a forte rischio di ripetitività dopo 4 titoli sempre uguali.
Discorso a parte per il ruolo centrale della macchina fotografica, passata da mera aggiunta stilistica che poco smuoveva negli equilibri della narrazione, ad oggetto fondamentale, dotato di filtri, zoom e persino autoscatto. Grazie ad essa, Frank può indagare sugli avvenimenti di Willamette, raccogliendo prove indiziare che forniranno spiegazioni a margine da non sottovalutare, oltre che aiutare nella ricerca dei collezionabili nascosti e nel guadagno di esperienza extra dopo uno scatto particolarmente riuscito.
Anche il salvataggio di eventuali superstiti è stato leggermente rivisitato, in modo tale da responsabilizzare meno il giocatore; basterà infatti sgombrare la strada dai non-morti o completare rapidamente i compiti assegnatici, che la persona ci lascerà un bel gruzzolo di crediti e raggiungerà il rifugio in totale autonomia, senza bisogno della scorta (tranne in casi specifici). Anche questa ci è sembrata un’eccessiva semplificazione di un altro dei tratti distintivi della serie, che finisce per perdere molto di quel senso di sfida così peculiare.
Stessa sorte toccata purtroppo agli psicopatici, caratteristici boss che da sempre accompagnano la fine di ogni Caso di Dead Rising, che in questo capitolo sono molto meno minacciosi rispetto al passato. Non avrete particolari problemi ad eliminarli al primo tentativo (un po’ come succedeva in Dead Rising 3), ma il brutto è che sono privi di quella personalità deviata e innaturale che li rendeva sgradevoli e spaventosi, ma unici nel loro genere di antagonisti.
Ciò che abbiamo tra le mani è un prodotto fatto e finito, ancora capace di divertire tanto
Oltre alla massiccia campagna single-player, la produzione Capcom offre un intrigante modalità cooperativa, nella quale i protagonisti si discostano completamente da quanto accade a Frank West. Di fondo, il comparto multigiocatore racchiude una serie di missioni divise lungo 4 atti che possono essere affrontati da un massimo di 4 giocatori in contemporanea, raccogliendo crediti che potranno poi essere riutilizzati nella campagna principale, mentre lo sviluppo dei talenti e delle abilità sarà completamente separato da quello originale.
Si tratta dunque di un buon espediente, perfetto per chi vuole godersi ancora un po’ Willamette dopo l’end-game, magari con il supporto di un gruppo di amici, in modo da massimizzare la componente cooperativa. Di contro si nota un vistoso calo del numero dei nemici su schermo, forse per semplificare il gioco online, già di per sé più frenetico.
Sul lato tecnico Dead Rising 4 si difende molto bene, garantendo finalmente un framerate stabile anche nelle situazioni affollate (e quando diciamo affollate, intendiamo SATURE di modelli poligonali in movimento), senza tuttavia rinunciare ad una raffinata ricerca per il dettaglio e l’originalità ambientale. Il lavoro svolto sul Megaplex di Willamette è encomiabile: tutto risulta vivido e in costante movimento, ogni stanza trabocca dettagli, oggetti raccoglibili e zombi affamati, mentre non si contano gli ammiccamenti, le prese in giro (alcuni negozi hanno nomi geniali) e gli easter eggs.
Meno convincenti visivamente i personaggi secondari, il cui impoverimento grafico è piuttosto evidente, anche a distanza ravvicinata, mentre sono ottimi gli effetti particellari e l’alternarsi di luci ed ombre.
Il sistema di movimento risulta ancora un po’ macchinoso, soprattutto all’inizio ed occorre fare pratica per acquisire la giusta precisione, a causa anche di una mappatura dei comandi poco intuitiva, almeno su Xbox One. La versione da noi testata soffriva inoltre di alcune compenetrazioni poligonali di bassa entità, che con tutta probabilità saranno sistemati con la prima patch disponibile.
Menzione marginale per il doppiaggio italiano (Dead Rising 4 è il secondo capitolo della serie ad essere interamente doppiato dopo il 3), non sublime come in altre produzioni, ma che svolge comunque il compito assegnatogli, senza infamia e senza lode, mentre l’accompagnamento musicale è eccellente, grazie alla rivisitazione di alcuni classici natalizi, che ben si incastrano con l’atmosfera dicembrina che si respira a pieni polmoni (marci) dentro il Megaplex.
Dead Rising 4 non voleva essere la svolta del franchise ed infatti fa di tutto per non esserlo. E’ piuttosto l’amplificazione di quanto di buono è emerso tre anni fa, questa volta con il protagonista giusto. Frank West sancisce un ritorno tanto atteso quanto brutale in quella Willamette che i fan non hanno mai dimenticato: tra piccoli espedienti (come l’esoscheletro) e grandi cambiamenti (come la rimozione del timer), il nuovo titolo di Capcom Vancouver rimane in perfetto equilibro tra il vecchio e il nuovo, utilizzando un approccio sicuramente più scanzonato rispetto al passato, che potrebbe anche finire per attrarre i videogiocatori da sempre indecisi. |