L'alba dei morti fotografati
Ben trovati a questa nuova punta di “notte horror”, in cui vi condurremo nel passato di uno dei generi videoludici più amati. Lo faremo in compagnia di Capcom, casa nipponica maestra nel mettere in scena il terrore in formato digitale, e della sua nuova opera di restauro: Dead Rising Deluxe Remaster (prenotabile in edizione fisica da GameStop, a questo link).
È tempo dunque di aprire una finestra sul 2006, anno in cui il curioso e impavido (o folle?) giornalista di nome Frank West dava inizio a un’avventura alla ricerca dello scoop della sua vita, facendosi trasportare nella cittadina di Willamete, Colorado. Uno scoop che, però, potrebbe costargli molto caro…
Perché questo inizio così teatrale? Semplice: trovandomi a giocare a Dead Rising Deluxe Remaster mi sono sentito trasportare di peso dritto dritto ai tempi di Xbox 360, al lancio di quel gioco così particolare e affascinante che rispondeva al nome di (sorpresona) Dead Rising.
In pieno avvio di generazione e con Capcom impegnata a sfruttare al massimo il suo MT Framework allo scopo di conquistare il pubblico su ogni piattaforma, questo titolo sandbox ispirato ai classici dell’orrore era la perfetta vetrina per mostrare il livello raggiunto sulle nuove console HD.
Il centro commerciale enorme, ricco di corridoi e negozi da esplorare, diventava teatro di tante occasioni di gameplay offerte dalle interazioni con l’ambiente e con tutti gli elementi presenti negli esercizi commerciali: tostapane, racchette da tennis, baguette, cestini… un playground mai visto prima.
Oggi come ieri, l’esordio di Frank West è divertente, inquietante, adrenalinico e angosciante. Unisce un gameplay immediato alla libertà d’azione, contenuta solo dai limiti imposti da un timer e dalla nostra coscienza, la quale ci può portare o meno a salvare tutti coloro che come Frank si troveranno in balia dell’invasione zombie e proveranno a chiedere il suo aiuto.
Ma nel 2024 è anche un titolo controverso nella sua stessa esistenza, facile da amare se si è molto nostalgici ma al tempo stesso difficile da digerire da chi si aspettava una ripartenza col botto per un franchise che da tempo si era un po’ perso per strada.
Partiamo però dalle basi, che non tutti erano adulti o giocatori consapevoli nel 2006 e, al tempo stesso, non tutti avranno risposto con interesse alla riproposizione del gioco su PlayStation 4 e Xbox One nel 2016.
Dead Rising è letteralmente l’incarnazione dei sogni di tantissimi videogiocatori, i quali con l’arrivo delle nuove tecnologie hanno immaginato mondi vasti e ricchi di interazioni, in cui inscenare storie appassionanti e (nel caso specifico) trasportare in videogioco l’immaginario cinematografico di pellicole come Zombi, del 1978.
Dead Rising è letteralmente l’incarnazione dei sogni di tantissimi videogiocatori
La potenza di Xbox 360 permetteva di muoversi tra orde di morti viventi, raccattare ogni genere di oggetto o arma presente nei negozi per usarle a proprio favore, proprio come fossimo protagonisti di un classico horror da sala, ma con in mano il nostro destino.
Certo, l’illusione di poter usare ogni cosa su cui potessimo posare l’occhio si spezzava presto, essendo tutto molto più limitato di quanto trailer ed entusiasmo lasciassero immaginare, ma si è trattato comunque di un esperimento davvero riuscito, che ha generato seguiti più o meno di successo.
L’obiettivo in questo gioco è all’apparenza semplice: Frank è stato portato al centro commerciale di Willamete da un elicottero, che tornerà a recuperarlo dopo 72 ore. In questo lasso di tempo, che dà anche il nome alla modalità principale del gioco, l’obiettivo sarà seguire la storia (suddivisa in episodi chiamati “casi”) e raccogliere più indizi possibili per svelare cosa stia succedendo in questo posto infestato da migliaia di persone diversamente vive.
Frank West: L’uomo dai mille volti
I fan storici della serie avranno sicuramente notato come nel corso del tempo il buon Frank abbia provato sulla sua pelle una serie di cambiamenti piuttosto sensibili… non diciamo che si sia dato al chirurgo, ma qual che spiegazione ce la deve!
Se mettiamo di fianco il vecchio Frank a quello del remake, è evidente che si sia cercato di caratterizzarlo in modo più “estremo”, forse imbruttendolo un pochino. Sicuro è meno affascinante di quanto visto in Dead Rising 4, ma anche MOLTO meglio dell’irriconoscibile clone di Nico Bellic visto in Tatsunoko vs Capcom!
Per dipanare la matassa di questo mistero, Frank potrà utilizzare la sua fidata macchina fotografica, utile non solo a fornire prove alla stampa e alle tv, ma anche per immortalare i momenti più drammatici, violenti e… comici (?) di questa apocalisse in miniatura, ottenendo bonus sotto forma di punti esperienza.
Superando le missioni, uccidendo zombi e realizzando ottime foto, è possibile aumentare i livello per diventare più prestanti, raccogliere più oggetti, ottenere nuove mosse anti-zombie e così via, perdendosi in un gameplay loop esilarante ma anche molto esigente.
L’orrore di Dead Rising, e quindi anche di questo Dead Rising Deluxe Remaster, è da ritrovarsi nella totale impreparazione del giocatore (e dei personaggi) a un contesto assolutamente fuori di testa, in cui il gameplay emergente non è all’ordine del giorno, ma è l’assoluta e unica via, mettendo alla prova capacità di improvvisazione, gestione delle priorità e senso della morale.
Come unico “abile” sopravvissuto presente, Frank sarà il braccio armato di Otis, il vecchietto che lo guiderà dalla sala di controllo, collegata a tutte le telecamere di sicurezza. Periodicamente infatti sentiremo la sua voce indicarci la presenza di qualche sopravvissuto, attivando l’indicatore dedicato con tanto di timer con il tempo residuo per effettuare il salvataggio.
Alla prima run quindi ci troviamo di fronte a un luogo che non conosciamo, seguendo una trama che non si sa dove ci porterà ma che è da rispettare per terminare il gioco, mentre attorno a noi eventi imprevedibili si scatenano con tanto di opprimente timer a ricordarci l’imminente sentenza. Wow, una giornatina davvero rilassante!
Inevitabile quindi trovarsi a sbagliare strada, prendere un danno di troppo, fare delle scelte difficili o semplicemente non riuscire a salvare qualcuno, per poi non avere la voglia o la pazienza di caricare un save che potrebbe essere più indietro del previsto. La sensazione di avere ben poche cose sotto controllo è costante (ma non è un difetto, anzi), in particolare perché gli NPC da portare al sicuro sono goffi, imbranati e con la tendenza a cercare i peggiori posti in cui posizionarsi.
La sensazione di avere ben poche cose sotto controllo è costante (ma non è un difetto, anzi)
Fortuna vuole che il gioco sia consapevole di questo e sia strutturato per essere affrontato in modo più “spensierato”: ad ogni game over è infatti possibile ricaricare l’ultimo save ma anche ricominciare il gioco dal giorno 1 con tutti i livelli, le abilità e gli oggetti acquisiti, potendo riaffrontare sezioni magari complesse con i vantaggi dell’esperienza acquisita.
È inoltre presente una struttura con missioni che iniziano a orari specifici e finali multipli con alcuni bivi narrativi, che nell’insieme puntano proprio a fare in modo che il giocatore non vada subito alla ricerca di una fantomatica “run perfetta” ma invece sperimenti, sbagli e riprovi di volta in volta, portando l’esperienza di gioco complessiva a decine e decine di ore. Questo senza contare le modalità sbloccabili finendo il gioco in determinate condizioni, in pieno stile Capcom.
Gli ostacoli sul cammino saranno molti e in particolare ci si troverà ad affrontare impegnativi scontri boss contro gli “psicopatici”, ovvero persone non infette che però per via della crisi hanno perso la testa e sono pronte a difendere fino alla morte sé stessi e il centro commerciale da ogni persona sana si palesi davanti a loro. Che si tratti di un comune direttore di un supermercato o di galeotti evasi pronti a divertirsi all’impazzata con i mitragliatori, poco cambia.
Eccentrici, totalmente svalvolati e originali, gli psicopatici offrono sfide sempre diverse che costringeranno prendere coscienza dell’area di gioco, degli oggetti disponibili e del moveset da evitare, rispondendo colpo su colpo in battaglie anche durature (quando a salute sono un po’ delle spugne) e che porteranno a consumare parecchie risorse.
Dead Rising Deluxe Remaster ripropone tutto questo provando a rendere l’esperienza più fruibile, introducendo alcuni miglioramenti come la possibilità di muoversi mentre si usano armi e fotocamera, l’accelerazione dello scorrere del tempo, indicatori e mappa più chiari in merito agli obiettivi, l’usura di armi e oggetti sempre visibile, etc.
Però, sfortunatamente, rimaniamo sempre nel campo delle remaster, sebbene, invero, “deluxe”: il gioco è praticamente lo stesso scena per scena, animazione per animazione e luogo per luogo, mutuando in modo pressoché totale anche fisica, collisioni, controlli e via dicendo.
Nessuno pensa ai bambini?
Siamo nel 2024 e il mondo del videogioco si trova ad affrontare la necessità di lavorare per comprendere e tutelare le varie sensibilità del pubblico. Capcom ha già lavorato in quest’ottica in altri suoi titoli, in particolare con Resident Evil 4 e la rimozione di alcuni commenti di Louis su Ashley, e con questo nuovo Dead Rising si è fatto un altro passo avanti.
Nell’originale era infatti possibile eseguire delle foto ottenendo una valutazione definita “erotica”, che premiava chi riusciva a inquadrare pelle scoperta, biancheria e scollature, ovviamente femminili.
Appressabile quindi la volontà di superare questa possibilità al giorno d’oggi un po’ grottesca, così come sono comprensibili altri interventi che hanno eliminato stereotipi spiacevoli (il macellaio).
Abbiamo perso qualcosa a livello di completezza? Sì, ma non parliamo di censura: qui si tratta solo di rispetto.
Certo, il lavoro svolto da Capcom nel trasporre il gioco da MT Framework a RE Engine è apprezzabilissimo, avendo non solo riproposto il tutto su un nuovo motore, sfruttando effettistica flessibilità, ma approfittando dell’occasione per ricostruire tantissimi asset e i modelli dei personaggi, offrendoci un’esperienza decisamente interessante.
Se avete giocato l’originale, però, la sensazione che tutto sia un po’ troppo bello da vedere se paragonato alla poca raffinatezza dei vari sistemi messi in atto lato gameplay, che sentono il peso degli oltre 20 anni sulle spalle. Ve ne accorgerete incrociando i primi psicopatici, davvero.
Tutto questo rende Dead Rising Deluxe Remaster un brutto gioco? No di certo: oggi come allora abbiamo tra le mani una produzione esilarante e imprevedibile, difficilmente paragonabile ad altra presenti sul mercato.
Spiace però che dopo 20 anni e la possibilità di riavviare con forza il franchise non si sia voluto fare uno sforzo extra per rendere controlli e collisioni più precisi, migliorare la gestione dei sopravvissuti (magari farli meno sciocchi e offrire qualche funzione extra di ordini diretti) o in generale creare un vero remake.
Oggi come allora abbiamo tra le mani una produzione esilarante e imprevedibile
L’impressione è quella di un tentativo a metà: totalmente lontano da un lavoro curato e appassionato come può essere il remake Resident Evil 4 ma neanche così “terra terra” come tante altre remaster, avvicinandosi più a quanto visto con The Last of Us o Demon’s Souls.
Una nota positiva, da sottolineare: il doppiaggio italiano è davvero ottimo nel complesso e in particolare la voce di Frank calza a pennello. L’impressione generale è davvero positiva in questo senso, grazie alla presenza di professionisti in ogni ruolo, permettendo così a tutti i non-angolofoni di godere finalmente di questa pirotecnica avventura!
Conclusioni
Dead Rising Deluxe Remaster è un gioco ancorato al suo passato, che si rifà il trucco per strizzare l’occhio al pubblico moderno ma che mostra qualche ruga di troppo sotto il cerone. Nonostante questo, stiamo parlando tutt’oggi di un titolo super originale, divertente e impegnativo, capace di entusiasmare e stupire in ogni momento, offrendo un senso di scoperta che è riconoscibile in pochissimi altri giochi.
Il disappunto quindi è da ritrovarsi più che altro al pensiero di quello che sarebbe potuto essere un vero remake, reinterpretato e rivisto in chiave moderna, che potesse dare slancio a un franchise fatto di impressionanti alti e deludenti bassi, da tempo alla ricerca di un modo ideale di ripartire e dare frutto ai tanti anni e titoli accumulati alle spalle.
Al netto di questo, Dead Rising Deluxe Remaster vi affascinerà con il suo cast intrigante e variegato, le atmosfere disperate condite di follia e humor giapponese e le tante possibilità offerte da vari sistemi di gameplay.
A conti fatti, un titolo indimenticabile nel 2006 e grandioso anche oggi.
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Good
+Zombi in versione videogame+Tutto da scoprire+Folle al punto giusto+Più che ottimo il restyle graficoBad
-A livello di gameplay siamo a 20 anni fa
Commenti