L’avventura di Sam Porter Bridges è probabilmente una delle controverse e più chiacchierate degli ultimi anni, dato che l’opera di Hideo Kojima è risultata essere estremamente divisiva fra fan e critica (come era prevedibile che fosse). Abbiamo avuto modo di discutere di Death Stranding, sia nella sua versione “liscia” (la recensione originale qui), sia nella primissima versione PC (che potete raggiungere qui), che nella edizione Director’s Cut (trovate più informazioni qui). Ma il buon Hideo, si sa, non si ferma mai ed ecco quindi arrivare, diversi mesi dopo l’uscita su console PlayStation, Death Stranding Director’s Cut su PC.
Senza ombra di dubbio, la Director’s Cut di Death Stranding ha in qualche modo impattato sull’esperienza di gioco, anche se in maniera più marginale rispetto alle polemiche emerse in rete durante i primi giorni di disponibilità della versione aggiornata di Death Stranding. Sostanzialmente il buon Hideo Kojima ha voluto aggiungere – se possibile – ancora di più del suo famigerato tocco alla versione definitiva del gioco; degli add-on comunque ponderati da un’attenta analisi del feedback dei giocatori ottenuto dopo i primi mesi di uscita di Death Stranding.
Prima di inoltrarci in questa nostra disamina però, voglio avvertirvi: non andremo a parlare (nuovamente) della trama di Death Stranding. Per quello abbiamo già due recensioni (!) che hanno esplorato con esaustività l’argomento. La prima, sempre a opera mia, la trovate qui; la seconda, dedicata alla Director’s Cut e scritta dalla nostra Alessandra Borgonovo, è raggiungibile qui. Oggi ci concentreremo invece sul lato più tecnico dell’esperienza pensata da Hideo Kojima, finalmente alla portata di tutti i giocatori PC.
Death Stranding Director’s Cut, per chi non lo sapesse, aggiunge diverse piccole esperienze al gioco base. La catapulta, il poligono di tiro, il circuito sono solo alcune variazioni dall’originale che questa versione aggiornata del titolo di Kojima Production va a implementare. Devo dire che probabilmente si tratta di un’operazione molto ben congegnata, perché le aggiunte (a differenza di altre produzioni) sono sapientemente inserite all’interno del contesto e non sembrano mai fuori luogo. La loro stessa esistenza viene progressivamente inserita nella trama, eliminando quindi la sensazione da “drop da DLC” che fa apparire tutti i contenuti aggiuntivi di colpo e alla quale siamo (spesso) stati abituati. Ci sono decisamente più elementi di personalizzazione, sia dell’esperienza di gioco più in generale che per l’aspetto di Sam. Il nostro protagonista, interpretato da Norman Reedus, avrà a disposizione nuove tute, nuovi pod per il nostro piccolo BB e via dicendo. Il viaggio attraverso l’America fratturata viene inoltre arricchito con nuovi ponti chirali, rampe da salto per i veicoli, aggiornamenti al “Buddy bot”, il droide bipede che è in grado di trasportare Sam stesso attraverso le impervie ambientazioni di Death Stranding.
Il buon Hideo Kojima ha voluto aggiungere ancora di più del suo famigerato tocco
Non si può non citare anche il circuito di Fragile, forse l’aggiunta più “WTF” dell’intero pacchetto di Death Stranding Director’s Cut. Sostanzialmente si tratta di (come dice il nome) un circuito per effettuare gare cronometrate con i veicoli del gioco. Possiamo costruire il tracciato per girare in tondo e beh, gareggiare per il tempo migliore in un minigioco fine a sé stesso. Il circuito Fragile non impatta sulla trama di gioco ed è essenzialmente una inutile ma divertente perdita di tempo. Ma passiamo ora a parlare delle performance del gioco, cosa che più interessa ai gamer e alle gamer abituati/e a giocare su PC. Sarete quindi felici di sapere che Death Stranding Director’s Cut è un piccolo miracolo di ottimizzazione, con delle visuals davvero incredibili per quella che -ancora una volta- è la versione migliore del gioco al momento disponibile (scusa, PS5).
Esattamente come la versione “liscia” del gioco, il punto forte di questa versione di Death Standing è, tecnicamente parlando, la possibilità di avvalersi della tecnologia DLSS 2.0 di NVIDIA, che distingue nettamente la versione PC con quella presente sulle console della famiglia PlayStation. Utilizzare il Deep Learning Super Sampling 2.0 aumenta sensibilmente le prestazioni a livello di framerate, arrivando a risultati a mio avviso eccellenti anche in risoluzioni più impegnative come 2K e 4K (chiaramente a patto che abbiate una dotazione hardware piuttosto recente). Anche qui torna un “problema” presente nella versione base del gioco, ovvero lo sparuto numero opzioni disponibili a livello grafico per “smanettare” un po’. Certo, abbiamo indicatori per il frame rate, le texture e la memoria grafica, ma mancano le impostazioni per personalizzare l’anti-aliasing, ed è assente il supporto al ray tracing.
Vi ricordo inoltre che Death Stranding è “costruito” utilizzando il motore di Horizon Zero Dawn, il Decima Engine, che riesce a brillare ancora di più grazie appunto al DLSS di NVIDIA, che migliora grazie al super sampling l’effetto dell’anti-aliasing, dando risultati evidenti anche a confronto con la controparte PS5. La fedeltà visiva dell’opera di Kojima è ancora più impattante e maestosa, lasciandovi ammirare i suoi paesaggi privi di vita ma indubbiamente suggestivi senza perdere in prestazioni.
Quella PC è la versione migliore del gioco al momento disponibile
Una piccola postilla dedicata al framerate, sicuramente un particolare tanto caro ai giocatori e alle giocatrici su PC. Death Stranding Director’s Cut vi permetterà, in base alla vostra configurazione hardware, di gestire al meglio l’obiettivo dei 60 frame al secondo, superandoli se processore e scheda video lo permettono. L’ottimizzazione è ben realizzata e il gioco riesce agevolmente ad arrivare anche a 100 frame con hardware non proprio di ultimo grido. Sicuramente il muro dei 100 frame si può infrangere molto facilmente su risoluzioni Full HD, ed è raggiungibile facilmente anche in 2K. Per i più ambiziosi (e per i più dotati a livello hardware) è anche possibile puntare ai 240 frame al secondo, pienamente supportati dal gioco.
Il gioco supporta anche l’aspect ratio a 21:9, che pare sia il miglior rapporto d’aspetto per godersi appieno l’opera di Hideo Kojima. Tristemente non posso confermarvelo perché non ho potuto provare il gioco con quel tipo di rapporto, ma posso dirvi che Death Stranding Director’s Cut supporta quel formato alla grande. Anche il reparto audio rimane impeccabile, con una colonna sonora davvero emozionante. Anche qui, come nella versione base, torna la possibilità di fare “uscire” la voce del piccolo BB da un qualsiasi altro canale audio da voi utilizzato. Quindi potremo sentire il piccolo neonato in una cassa bluetooth indipendente o in una cassa del sistema home theater o ancora nelle cuffie. Sono quei piccoli “tocchi di Kojima” che tutti apprezziamo, lo ammetto.
Quasi due anni dopo la sua uscita su PC, Death Stranding ritorna con un’edizione completa e carica di contenuti aggiuntivi. L’aggiornamento del gioco è ben amalgamato all’interno della storia di Death Stranding e non impatta più di tanto sul mood di Death Stranding, ma ne leviga gli angoli per un’esperienza più fluida e meno frustrante. Fatta eccezione per il circuito Fragile (davvero inutile), tutti i contenuti di Death Stranding Director’s Cut sono interessanti, anche se da soli non è detto che convincano giocatori e giocatrici a un secondo playthrough della storia principale. Il price tag del gioco è decisamente abbordabile e fissato a 39,99 euro, ma per chi possiede già Death Stranding, l’upgrade è ancora più conveniente: solo 9,99 euro. Insomma, Kojima ce l’ha messa tutta per convincerci a tornare a cavalcare la moto di Sam per attraversare le brulle pianure di Death Stranding con la sua Director’s Cut, e starà a noi decidere se farlo o meno. Chi non ha gradito il gioco non troverà abbastanza motivi per tornare a giocarci, ma chi è stato scoraggiato da un gameplay a tratti frustrante potrebbe trovare nelle nuove aggiunte la spinta necessaria a riprendere da dove si era lasciato, complice anche un sistema di trasferimento di salvataggi che funziona molto bene. |