Death’s Door – Recensione

Death’s Door è sviluppato da due persone, Mark Foster e David Fenn. Questo magico duo, già autore di Titan Souls, è chiaramente supportato nella titanica impresa di sviluppare un videogioco da artisti di ogni parte del mondo. Un duo scatenato, visto che a vedersi Death’s Door emana un’aura di complessità e qualità da ogni pixel. Dopo Titan Souls, Acid Nerve ha pensato in grande, confezionando un’opera sorprendente sotto tanti punti di vista. Dopo aver segnato le 12 ore abbondanti sul timer di gioco, è tempo di riflettere e raccontarvi perché.

Vi siete mai chiesti se la morte, oltre a qualche serio grattacapo per i vivi, potesse esserlo anche per l’Aldilà? Scartoffie, pratiche burocratiche, o il semplice dover recuperare un’anima più coriacea delle altre. Quanto lavoro per i corvi mietitori di Death’s Door, che vengono presentati in un ufficio un po’ vissuto, fatto di scartoffie e ben poca azione. Non proprio entusiasmante ecco, tranne per il corvo mietitore che adora scrivere. Lui sta vivendo l’età d’oro della sua vita (si fa per dire, ndr), e non può fare a meno di ricordarcelo ad ogni dialogo.

Death's Door recensione

Death’s Door è un titolo fatto anche di questi momenti, di dialoghi ironici e inaspettati e di personaggi secondari con delle storie uniche. Il viaggio inizia in questo ufficio, allo stesso modo in cui un pendolare ogni mattina si reca al lavoro con un mezzo pubblico. Tedio e attesa, che però lascia spazio all’inaspettato. C’è un’anima da reclamare, ed è un compito che spetta a noi. Qualcosa va storto, ovviamente, costringendoci ad arrivare in un luogo di mezzo, un regno dimenticato dove la morte non può nulla e chi la abita vive un po’ troppo.

Una premessa stuzzicante, ma che in realtà potrebbe tradire la natura molto diretta e immediata di Death’s Door. Non ci sono moltissimi dialoghi, e i personaggi non giocanti sono sì molteplici, ma non così tanto. Questo significa che il gioco di Acid Nerve è un’esperienza da “prima il gioco, poi il resto”. Lo si può notare già dal fantastico tutorial, che contiene in una piccolissima sezione un assaggio di ciò che ci troveremo davanti per le prossime 10 ore.

Death’s Door è un gioco di equilibri

Il nostro obiettivo è recuperare 3 anime giganti, e per farlo dovremo esplorare queste misteriose terre e i suoi distanti anfratti al meglio. Con la sua visuale isometrica e una cura per il dettaglio eccezionale, Death’s Door immerge e affascina fin dai primi istanti. Cosa si nasconde dietro quel cancello? A cosa servirà questo misterioso portone sigillato? Tutte domande a cui daremo risposta, ma che stimoleranno l’esplorazione di questo magico mondo. Inospitale sì, vista la massiccia presenza di nemici e di “orde” da eliminare per proseguire alla sezione successiva, ma mai oltre il necessario.

Il combat system di Death’s Door è semplicissimo (ma richiede padronanza!): il nostro corvetto ha a disposizione un attacco veloce e uno pesante, insieme ad alcuni movimenti particolari; ma anche una schivata, per gestire gli attacchi nemici al meglio. Un gioco di difesa e attacco, che potrà essere impreziosito da alcuni gadget. Un arco, una sfera infuocata, una bomba e infine il rampino, ognuno dei quali ha un ruolo nell’esplorazione del mondo di gioco, ma che potrà essere usato in modo fantasioso anche in combattimento.

Death's Door

Death’s Door è un gioco di equilibri. I suoi immediati e appaganti scontri lasciano il giusto spazio alle sezioni esplorative, dove perdersi nell’intricato, ma leggibile, mondo creato da Acid Nerve. Un diorama tridimensionale, i cui segreti e misteri sono celati alla vista ma mai irraggiungibili. Scale, leve e scorciatoie collegano ogni mappa in modo sopraffino, con un level design curato e funzionale, perfettamente in grado di guidare il giocatore nonostante l’assenza di una mappa.

Attraversare gli ambienti diventa quindi un puzzle a sé, riuscendo a cogliere l’eredità e il sapore di un The Legend of Zelda d’altri tempi. In Death’s Door c’è tutto: esplorazione, puzzle, potenziamenti, combattimenti, collezionabili e segreti. Un mondo da scoprire, ma anche quei famosi boss che hanno reso celebre Titan Souls.

Death’s Door è una vera gemma

Su di loro la questione si può ridurre in poche righe. Le boss fight di Death’s Door non sono tantissime, ma sono curate e con un ottimo bilanciamento. Sono intense ma leggibili, pur presentandosi come una sfida sopra la media. Imparare i pattern e poi attaccare, quanto di più appagante e naturale ci sia nel genere. Niente eccessi, ma una grande maestria nell’esecuzione, che permea tutta l’esperienza.

Nelle mie 10 ore, passate sulla versione PS5 recentemente pubblicata (insieme a quelle PS4 e Switch), sono state poche le sensazioni negative, nello specifico due: un bilanciamento della difficoltà altalenante in alcune sezioni e la leggera ipersensibilità dei controlli in altre, soprattutto quando il level design imponeva spazi più ristretti. Due elementi che non inficiano però l’esperienza nel suo complesso.

Conclusioni

A differenza del protagonista di Titan Souls, le frecce nell’arco di Death’s Door sono più di una. Il titolo di Acid Nerve riesce ad essere perfetto nella sua esecuzione, offrendo un’esperienza action/rpg di grande spessore, ma anche un’avventura esplorativa divertente ed appagante. Ogni scontro richiede riflessi e attenzione, con un sistema di combattimento e crescita semplice e immediato.

Death’s Door è punitivo, ma solo quando sbagliate davvero: non ci sono penalità alla morte, e i checkpoint sono molteplici. Un piacere da giocare ed esplorare, visto che il viaggio del nostro corvo mietitore è costellato da personaggi peculiari, ognuno con una propria identità e un ruolo all’interno di questo piccolo universo. Death’s Door è anche molto ironico, e nonostante ciò che racconta possa apparire serioso e intenso, sono i momenti ricolmi di sottile ironia a rendere unica l’esperienza di Acid Nerve. Una vera gemma.

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