Passare da The Order: 1886 a Deformers è senza dubbio un salto enorme per Ready at Dawn, che probabilmente mai avrebbe pensato di avere tra le mani un progetto così diverso dalla propria linea di pensiero. L’esperienza della casa sarebbe però bastata per dare al nuovo titolo una buona impronta, così in contrasto con il resto dei giochi sviluppati da sembrare valido come progetto.
Creare un arena brawler capace di lasciare una grande impronta non è però una sfida semplice, specialmente con altri giochi presenti sul mercato. Sotto l’etichetta di GameTrust, Ready at Dawn ha comunque preso la palla al balzo, o meglio, la forma al balzo, proponendo ai giocatori Deformers, arrivato finalmente su PC, Xbox One e PS4 dopo una serie di continui rinvii. Deformers è un gioco che pone la fisica sopra ogni altra caratteristica. I personaggi sono infatti sfere flaccide create sulla base di numerosi oggetti e animali, in grado di schiacciarsi, gonfiarsi, rotolare nell’arena e sparare proiettili contro gli avversari.
Il modo migliore per confrontarsi con i nemici è dunque il caro vecchio body slam, una carica potente da direzionare contro qualcuno per spingerlo lontano, danneggiarlo e farlo cadere all’infuori della mappa di gioco. Inutile dire che sia necessaria una buona mira e una valida percezione delle mosse altrui, poiché l’attacco non è immediato, può essere utilizzato anche dagli altri come schivata e può anche essere caricato tenendo premuto il tasto per una maggiore potenza.
Questa mossa, denominata dash, è il punto centrale dell’azione, poiché caratterizza attacco, difesa e sopravvivenza in caso di caduta dall’arena. A contrastare questa mossa c’è l’assetto difensivo, grazie al quale le forme possono gonfiarsi fino a diventare cubi, invulnerabili agli scontri degli avversari. In questo caso, però, non ci si può muovere e si diventa un valido bersaglio per un contrattacco particolare: appiattendosi, le forme possono prendere in groppa gli avversari e scagliarli lontano. I proiettili sono invece perlopiù un elemento di distrazione, non essendo in grado di arrecare grossi danni e, soprattutto, non facili da utilizzare.
Ogni urto o danneggiamento alle forme determina l’abbassamento della barra vitale, facendo inoltre diminuire il volume del giocatore e applicando qualche cerotto alla forma, un po’ come per la palla da circo di Glover. L’obiettivo del gioco è infatti quello di sconfiggere gli avversari facendoli esplodere per le botte ricevute o sbalzandoli fuori dall’arena, sia in Deathmatch FFA che in quello a squadre: del resto, per ora sono solo queste due le modalità che ruotano attorno al mero combattimento tra i giocatori, ma a questo arriveremo più avanti.
I personaggi di Deformers sono vari, goffi e molto simpatici da osservare, sia per le fattezze, sia per gli strambi modi in cui possono essere appunto deformati dalle azioni dei giocatori. Terminando le partite e registrando determinate azioni, i giocatori accumulano due diversi tipi di valuta, essenziali per sbloccare poi l’ampia gamma di personalizzazioni da affibbiare alle forme: oltre a nuovi personaggi, è possibile scegliere tra una vasta gamma di cappelli, occhiali, zainetti, emote e spray. Da notare che tutto questo è incluso nel gioco e ottenibile completando continuamente le partite, ma può anche essere acquisito sfruttando le microtransazioni interne.
Nella galleria si possono tenere fino a sei forme diverse, selezionabili poi all’inizio di ogni match. Dal punto di vista del gameplay non cambia assolutamente nulla, trattandosi dunque di una semplice scelta di stile ed estetica, un po’ come per Rocket League. I Deformers sono infatti tutti uguali tra loro e l’unico modo per vedere cambiamenti durante le partite è tramite i power-up che occupano casualmente un posto nell’arena: ce ne sono vari, alcuni ad azione singola e altri attivabili per qualche volta prima di deperire, e il loro effetto va studiato ogni volta per essere sicuri di non sprecarli. A rendere più imprevedibile il tutto ci sono eventi catastrofici casuali, in cui solo i più votati alla sopravvivenza sapranno resistere e rimanere nell’arena. Quando però non si vuole solamente provocare scontri tra gli avversari ed inseguire uno scopo preciso, la modalità da esplorare è Formball. Sostanzialmente si tratta di un clone di Rocket League, dove due squadre di massimo quattro forme ciascuna tentano di spingere una palla nella porta avversaria. Valgono tutte le regole fisiche delle partite normali, quindi si può scegliere se dedicarsi al portare la palla o demolire gli avversari prima che ne vengano in contatto.
Il gioco in sé è davvero divertente e non ha perso il minimo smalto dalla prova all’E3 2016
Tornando a parlare di modalità classiche, Deformers ne contempla solamente due: un Deathmatch tutti contro tutti e uno a squadre, fino ad un massimo di quattro giocatori per team. Con l’obiettivo di eliminare gli avversari, i giocatori vengono lanciati dall’alto sull’arena, combattendo già per il primo power-up presente nel punto centrale. Prima di questo però, ognuno deve scegliere la propria forma, basandosi semplicemente sul gusto, ma soprattutto una delle cinque classi disponibili, ognuna con un bilanciamento diverso tra le abilità presenti.
Il match ha dunque inizio e dura per un limite prefissato di tempo, ma si divide anche in tre sezioni, per permettere ai giocatori di cambiare classe e capire come sopraffare gli avversari. Al termine, gli sconfitti vengono definitivamente schiacciati dal team vincente e si accumulano i punti esperienza per salire di rango nella classifica multiplayer.
Per quanto riguarda Formball, che ha un concept identico a quello di Rocket League, diventa essenziale capire come muovere la forma e scegliere quale ruolo avere nella squadra. Sconfiggere avversari è utile per prendere un po’ di tempo e sgusciare in mezzo alla difesa, ma ciò diventa difficile per un’imprecisione tecnica: si può effettuare un dash solamente nella direzione in cui la telecamera è puntata, quindi occorre spostarla con l’analogico destro. Una sottigliezza che toglie molto alla libertà di muoversi in ogni direzione.
Unendo dunque Formball alla lista di modalità presenti nel gioco si raggiunge però la sua offerta completa, che conta due sole playlist, con una divisa in due varianti. È di sicuro una soluzione insufficiente per un gioco del genere, basato sull’azione multiplayer. A risollevare un po’ gli animi c’è la possibilità di collegare fino a quattro joypad per utilizzare l’opzione split screen e giocare dunque coi propri amici: questo contribuisce enormemente ad aumentare il divertimento, anche se la frenesia delle partite potrebbe diventare troppo caotica e confusionaria.
Questo ovviamente se sapete già come giocare, perché Deformers non offre il minimo tutorial: in un gioco multiplayer è indubbiamente essenziale, poiché serve sapere come scontrarsi con gli avversari e difendersi dai loro attacchi. Nessuna indicazione viene data al giocatore, che è dunque costretto ad entrare in lobby e muoversi con le proprie gambe, premendo tasti a caso per scoprire la loro funzione e finendo così per essere carne fresca da macello. Una vasta spiegazione dei comandi e delle classi è presente sul sito ufficiale di Deformers, ma di sicuro sarebbe stato meglio possedere un piccolo tutorial anche all’interno del gioco.
Le lobby sono invece il problema più grosso dal punto di vista tecnico, che altrimenti godrebbe di un gameplay senza grandi difetti. Già dal momento del lancio si sono susseguiti grossi problemi per trovare altri giocatori con cui giocare, finendo dunque in attese molto lunghe o kick dai server. Per quanto gli sviluppatori di Ready at Dawn siano al lavoro, la situazione tecnica sembra essersi stabilizzata, ma quella legata alla community non è migliorata di molto a circa una settimana dall’arrivo del gioco. I giocatori sono difficili da incontrare, tanto che diventa necessario accedere alla playlist casuale pur di essere messi in gruppo con qualcuno: scegliere infatti singolarmente Deathmatch o Formball porta a tempi lunghi di popolamento della lobby di gioco.
Oltretutto, una volta posti i giocatori nelle squadre, sembra che non ci sia nemmeno un sistema di bilanciamento automatico: le persone possono infatti spostarsi continuamente se ci sono spazi liberi, finendo dunque per creare team di alto livello contro autentici novellini, che probabilmente usciranno dal gioco a partita in corso. Un’altra mancanza è data dalle arene disponibili nel gioco. Il loro level design è indubbiamente di impatto, creato per permettere ai giocatori di sfruttare tutte le caratteristiche delle forme e capire il funzionamento della fisica di gioco. Tuttavia, ciò non toglie che il loro numero sia esiguo, soprattutto nei confronti di Formball, che di fatto può essere giocato solo in un’arena apposita.
È un vero peccato che il puro divertimento dato dalle partite sia coperto da limiti tecnici e quantitativi
È un peccato che i limiti di Deformers siano questi, poiché il gioco in sé è davvero divertente e non ha perso il minimo smalto dalla prova all’E3 2016. Dopo un piccolo periodo di apprendimento delle basi, ovviamente traendo spunto dai propri errori, i comandi diventano comprensibili e si comincia a capire come contrattaccare e sfruttare le abilità delle forme. Una partita tira l’altra, sia per la frenesia che le caratterizza, sia per il desiderio di rivalsa nei confronti degli avversari, sia per sbloccare quel fantastico cappellino con il lampeggiante della polizia.
Giocato con gli amici su un divano è un ottimo passatempo e si trasforma quasi in un party game, ma l’idea di Deformers era puntare sul multiplayer online e, in queste condizioni, non sembra esserci riuscito.
Allo stato attuale, Deformers non è un gioco sufficientemente adatto per tenere incollati i giocatori allo schermo. La modalità split screen tiene a galla, ma necessita della presenza di persone fisiche accanto e ciò non è costantemente possibile nella vita di ogni giorno. Questo, per un gioco nato in ottica multiplayer e dal prezzo che oscilla tra 25€ e 30€, non basta per giustificarne la quantità di contenuti. I continui rinvii, inoltre, non hanno fatto altro che peggiorare la situazione di Deformers dal punto di vista dell’attesa. I problemi tecnici dei server si sono infatti presentati poi al lancio, nonostante la bassa offerta di contenuto e la presenza di beta su Steam. Una volta risolti, probabilmente i giocatori torneranno ad essere attivi nelle lobby innescando un circolo virtuoso, ma sarà necessario introdurre nuove modalità per mantenerli nel vivo del gioco. Come già detto, è un vero peccato che il puro divertimento dato dalle partite, che esiste ed è evidente, sia coperto da limiti tecnici e da una scarsa quantità di cose da fare. Rocket League, pur essendo partito col piede giustissimo, non si è adagiato e ha continuato ad offrire contenuti sempre nuovi ai giocatori, affermandosi come top della categoria e diventando termine di paragone. Deformers, da parte sua, deve per forza seguire la stessa strategia per emergere da quello che si spera sia solo un temporaneo stato di superficialità. |
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