13 Ott 2021

Demon Slayer: The Hinokami Chronicles – Recensione

Di Demon Slayer: The Hinokami Chronicles ve ne avevamo già parlato qualche tempo fa, un videogioco dedicato a una delle serie Anime (e manga) più in voga del momento e arrivata alla seconda stagione con sottotitoli in italiano su Crunchyroll in simulcast.

Il compito di dar vita alle gesta del generoso ammazzademoni Kamado Tanjiro è spettato a CyberConnect2, dei veterani del settore e specialisti nella trasposizione di anime di grande successo: basti pensare alla saga di Naruto Ninja Storm o più recentemente a Dragon Ball Z: Kakarot (qui trovate la nostra recensione per Nintendo Switch).

E, come vedremo, dal punto di vista “cinematografico” l’abilità del team di sviluppo è impeccabile, riuscendo nell’impresa (non semplice) di farci rivivere (quasi) le stesse sensazioni della produzione televisiva a cura di Ufotable. Impresa non facile, riscontrabile anche in alcuni aspetti del gameplay che a tratti risulta davvero entusiasmante.

Ma anche Demon Slayer: The Hinokami Chronicles ha delle debolezze nella sua interezza, riscontrabili in un combat system non sempre perfetto anche se avvincente, da una scarsa longevità generale e da alcuni aspetti complementari non proprio convincenti.

Come tutte le produzioni di CyberConnect2, il cuore pulsante di Demon Slayer: The Hinokami Chronicles è indubbiamente la modalità storia in cui vestiremo i panni di Kamado Tanjiro, un giovane venditore di carbone del periodo Taishō che intraprenderà la via dell’ammazzademoni per trovare il modo di riportare umana l’amata sorella trasformata in demone.

Il nostro viaggio ha inizio dal primo allenamento dal sensei Urokodaki Sakonji con Tanjiro provato dalle dure prove a cui viene sottoposto. Ad osservarlo ci sono Makomo e Sabito, due vecchi allievi, pronti a dispensare consigli per il giovane spadaccino. È qui che stringeremo saldamente la katana tra le mani per la prima volta, ripercorrendo tutti i punti focali della prima stagione dell’anime fino allo scontro finale della pellicola Treno Mugen.

Demon Slayer: The Hinokami Chronicles fa rivivere (quasi) le stesse sensazioni dell’Anime

Ma andiamo per gradi: in ogni capitolo (9 in totale) saremo catapultati in una sorta di “macro-area” in cui, tramite anche l’ausilio di una mappa, saranno indicati tutti i punti d’interesse necessari per l’avanzamento della storia.

Non solo, in tutta l’area circostante potremmo scrutare punti d’interesse secondari, raccogliere punti Kimetsu (utili per sbloccare elementi di personalizzazione) e far propri frammenti di ricordi: tra l’altro epico il titolo del trofeo “Non ce la faccio, troppi ricordi” (una vera e propria citazione di fino, ndr).

Se avete notato non abbiamo detto “missioni secondarie” bensì “punti d’interesse secondari” e il motivo è presto detto: in Demon Slayer: The Hinokami Chronicles non ci sono né incarichi secondari né le (a volte odiatissime) fetch quest, e ci sentiremo di dire che in questo caso è un bene.

Sì, perché un aspetto che onestamente non ci aveva particolarmente convinto in Dragon Ball Z: Kakarot (anche se lì parliamo per la maggiore di un Action GdR open world) erano proprio queste tipologie di obiettivi a volte fuori contesto. In Hinokami Chronicles invece il tutto è limitato a piccoli dialoghi di contorno e analisi descrittive dell’ambiente circostante.

Fatto sta che li abbiamo trovati elementi molto forzati, che nulla aggiungono al racconto ma utili solo per raggiungere il grado S. Anche i frammenti di ricordo, proficui poiché vanno a sbloccare determinati aneddoti storia omessi nel capitolo, ci sono sembrati posizionati nell’area in modo molto confuso: discorso diverso qualora fossero stati legati con un filo conduttore mentre proseguivamo il viaggio.

Ma quando si combatte? Presto detto. Prima di raggiungere l’obiettivo principale saremo interrotti, in punti ben prestabiliti, da alcuni demoni di basso rango che bramano assaggiare i fendenti della nostra katana. Ed è qui che entra in campo il gameplay vero e proprio: Demon Slayer: The Hinokami Chronicles è un picchiaduro ad arena a tre dimensioni che ricorda molto da vicino il collaudato (e funzionale) combat system della saga Naruto Ninja Storm.

La prima sensazione, pad alla mano, è quella di ritrovarsi dinnanzi a qualcosa di fluido, reattivo e appagante ad ogni affondo. L’uso dell’arma bianca, ma anche degli artigli di Nezuko, mostra il genio nel lavoro di rifinitura delle coreografie che tanto ci hanno ricordato l’anime di Ufotable.

Come buon fighting game ad arena nulla è stato lasciato al caso: parate perfette, concatenazioni di combo, attacchi speciali, grab e cambio del personaggio (anche se nella storia se ne usa quasi sempre uno soltanto). Saper utilizzare convincentemente queste caratteristiche ci permetterà di attivare, tramite il riempimento di una speciale barra, l’impeto al fine di arrecare più danno ed essere più veloci. Qualora riempissimo due colonne potremo scatenarci dapprima con l’impeto e poi attivare il furore per non lasciargli nessuna via di fuga.

Ad essere onesti abbiamo amato combinare a una combo ben piazzata un attacco speciale: con la pressione del dorsale destro, e qualora azzeccassimo anche il giusto tempismo, potremo assistere a una finish da lasciarci d’incanto.

Ma anche qui c’è un aspetto che non abbiamo gradito: quando l’avversario si trova a terra sarà impossibile colpirlo, e questo si traduce con combo che spesso e volentieri andranno a vuoto. Sarebbe stato più azzeccato, anche se non parliamo di un fighting game tecnico, implementare manovre evasive che permettessero (in questo caso alla CPU) di realizzare una controffensiva rialzandosi.

Il combat system è veloce e appagante, ma non privo di difetti

In altri termini, il cattivone di turno se finirà al tappeto dopo 2 semplici hit avrà tutto il tempo di rialzarsi e scagliarsi contro di noi senza problemi, in barba al vantaggio che avevamo ottenuto. L’essere un picchiaduro molto semplificato lo rende tuttavia accessibile a tutti, anche se per uscire indenni dagli incontri più ostici bisognerà utilizzare un pizzico di astuzia.

E l’astuzia sarà fondamentale soprattutto contro i main villain della serie, che metteranno nella battaglia tutta la loro furia combattiva con moveset ispirati alla serie televisiva. Dunque, stringere il pad ben saldo tra le mani e pensare alle controffensive saranno i passi giusti per portare a casa la vittoria.

La durata generale della modalità storia si aggira intorno alle 5/6 ore, dato che potrebbe aumentare qualora decideste di raggiungere il grado S in tutti i combattimenti. Non abbiamo ben capito perché sia stato inserito in ogni capitolo uno scontro contro un demone generico (da battere a difficoltà normale e difficile) in modo molto slegato dalle vicende: avremmo gradito una modalità a parte in cui scontrare, a difficoltà crescente, una serie di demoni.

Simpatici invece i due mini-giochi attivabili a un certo punto della storia che metteranno a dura prova i nostri riflessi dietro la pressione di diversi tasti sul controller: vi ricordate la fatica di Tanjiro per distruggere il fiasco soffiandoci dentro? Ecco, preparate i vostri polpastrelli.

Tra le altre opzioni troveremo la modalità scontro (per disputare match contro la CPU o amici) e addestramento. In quest’ultima dovremo superare 10 prove diverse con determinati maestri soddisfacendo i requisiti richiesti: battere l’avversario entro un tempo prestabilito, realizzare una combo da 25 hit o attivare un impeto. Purtroppo le richieste ci sono sembrate un po’ troppo ripetitive e poco costruttive in termini di progressione di gioco.

Demon Slayer: The Hinokami Chronicles presenta anche un comparto online per disputare scontri con due diverse opzioni: scontro classificato (i punti aumenteranno in base al risultato) e scontro personalizzato (per partite libere e senza tensioni). Siamo riusciti a disputare qualche match ma pensiamo che questa modalità non sarà così popolata da garantirne un lungo supporto.

Per quanto riguarda il roster siamo fermi a 18 personaggi al lancio, comprese delle “ripetizioni” come “Scuola Zen’itsu” caratterizzato da un’uniforme classica e una scopa al posto della katana. Il titolo inoltre dovrebbe arricchirsi di nuovi character (tra cui demoni) nel prossimo futuro: aspettiamo annunci in tal senso.

Nulla da dire sull’impianto sonoro con musiche su licenza, doppiatori originali (giapponesi e americani), effetti sonori e colpi di spada ben riprodotti. Abbiamo testato l’intero gioco sia su PS4 che PS5: quest’ultima presenta caricamenti ridotti e alcuni piccoli miglioramenti grafici con un frame rate più stabile.

Conclusioni

Demon Slayer: The Hinokami Chronicles è il primissimo adattamento videoludico dell’opera di Koyoharu Gotōge, affidato all’esperienza del team nipponico CyberConnect2. Il risultato, nonostante il poco materiale a disposizione derivante dalla prima stagione e dal lungometraggio, è stato abbastanza convincente soprattutto per quel che concerne la modalità storia.

Il combat system è veloce e appagante, anche se la mancata implementazione di alcune feature da fighting game lo rende troppo ancorato alle produzioni del passato. Rimane un po’ l’amaro in bocca per le macro-aree troppo su binari che rendono l’esplorazione poco dinamica con punti d’interesse che poco raccontano sul mondo di gioco.

A conti fatti però ci siamo divertiti a rivivere le gesta di Tanjiro e soci, ma soprattutto a raggiungere il grado S in determinati scontri e a migliorarci di conseguenza. Se siete fan di Demon Slayer fateci un pensierino, soprattutto per rinfrescarvi la memoria in vista della stagione 2.

Demon Slayer: The Hinokami Chronicles è disponibile da GameStop.

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