Probabilmente l’anime più visto e più chiacchierato dei tempi recenti, Demon Slayer – Kimetsu no Yaiba (鬼滅 の 刃) è già diventato un’icona del Sol Levante. Il suo successo è dovuto a molteplici fattori, non per ultimo la qualità del manga, che solo in terra nipponica ha distrutto ogni record di vendita superando le ottanta milioni di copie vendute sono nel 2020, arrivando a oltre 150 milioni in tutto il mondo.
Numeri incredibili per il manga di Koyoharu Gotōge, mangaka trentaduenne, il quale è già entrato nell’olimpo delle più grandi opere a fumetti giapponesi.
Tuttavia, è l’adattamento anime a portare Demon Slayer – Kimetsu no Yaiba al livello successivo. Lo studio Ufotable (storico curatore della serie Fate sito a Nakano) si è occupato della creazione della serie animata, partendo dalle tavole originali della Sensei Gotōge.
La fedeltà all’opera originale è un punto cardine dell’anime di Demon Slayer- Kimetsu no Yaiba, un punto fermo che non ammette deviazioni. Per mantenere lo stile originale del manga e (possiamo dirlo) migliorarlo con colori e animazione, Ufotable ha speso oltre ottantamila dollari a episodio, circa settantamila euro. Una cifra decisamente elevata per uno studio con circa centocinquanta dipendenti.
Il risultato però è eccezionale. Sono pochissimi gli anime in grado di colpire spettatori e spettatrici per stile visivo e animazione come fa Demon Slayer – Kimetsu no Yaiba. Le linee pulite, vivaci e nette contribuiscono a creare una sorta di ipnosi in chi vede questo anime, complice una colonna sonora incredibile e un doppiaggio, quello giapponese, che non risparmia passione e impegno.
L’adattamento italiano, al momento fermo alla prima serie, è stato invece curato da Dynit, e potete leggere di più sull’argomento a questo link. Tornando in tema, è chiaro che ci sono alcune opere che rendono meglio su schermo che su carta, e Demon Slayer fa parte di questa categoria: più del manga, è l’anime a farla da padrone.
Ufotable ha speso oltre ottantamila dollari a episodio
Demon Slayer – Kimetsu no Yaiba segue le vicende di Tanjirō Kamado, un giovane ragazzo che vive in uno sperduto paesino di montagna in quella che è una versione alternativa dell’era Taishō giapponese, ovvero un periodo transitorio fra l’era del grande rinnovo (era Meiji) e quella decisamente più belligerante (l’era Shōwa del secondo conflitto mondiale).
L’epoca dell’Imperatore Taishō viene ancora oggi considerata come un periodo prospero e florido, con la democrazia che assume connotati sempre più importanti nel governo nipponico. Chiaramente il mondo visto in Demon Slayer funge da “sfondo” per le avventure di Tanjirō ed è decisamente più romanzato rispetto alla controparte reale.
Demon Slayer – Kimetsu no Yaiba non risparmia comunque “crudeltà e sofferenza”. Lo show stesso inizia con il brutale omicidio della famiglia di Tanjirō ad opera di un demone, motivazione che darà inizio al viaggio del nostro eroe. Tanjirō vuole infatti diventare un cacciatore di demoni, un Demon Slayer appunto, maestro della katana e della respirazione ancestrale.
I demoni si nascondono fra gli esseri umani per cibarsene, si mimetizzano (un po’ come i nostrani vampiri), hanno una forza e una resistenza straordinaria e rigenerano tutte le ferite. C’è un solo modo per fermarli: decapitarli con una spada da ammazzademoni (Nichirin Tō). Certo, l’addestramento non è facile e i pericoli sono dietro l’angolo. Ma dopotutto è questo a rendere un’avventura indimenticabile, no?
Sono pochissimi gli anime in grado di colpire per stile visivo e animazione come Demon Slayer
Pur non essendo un seinen, ovvero un’opera per un pubblico più adulto, Demon Slayer – Kimetsu no Yaiba arriva a trattare ed esplorare temi importanti come la perdita, l’inestinguibile speranza e la fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità.
Questo tipo di argomenti sono immediatamente riconoscibili da qualsiasi pubblico, permettendo agli spettatori di immedesimarsi facilmente nella vita di Tanjirō e in quella dei suoi amici e amiche. Inoltre, nonostante una narrazione piuttosto lineare, Demon Slayer – Kimetsu no Yaiba riesce a far appassionare il pubblico grazie a plot twist inaspettati ed epici, che lasciano molto spesso il segno in chi guarda (oltre che la voglia di vedere un altro episodio).
Come se non bastasse, questo shōnen si fa apprezzare particolarmente agli amanti del Giappone: sono molte le citazioni alla cultura nipponica dell’epoca, e parecchi sono gli spunti che vorrete approfondire durante la visione. Cos’è un Obi? Che tipo di danza è la Kagura? Sono domande alle quali vorrete trovare una risposta.
Se non l’aveste ancora capito, Demon Slayer – Kimetsu no Yaiba è una di quelle opere che da sola vale il prezzo del biglietto (o dell’abbonamento a Crunchyroll, in questo caso) e che, personalmente, consiglio di vedere su uno schermo il più grande possibile per godervelo al meglio. I colori, l’animazione, il doppiaggio: Demon Slayer – Kimetsu no Yaiba eccelle in tutte queste cose, rimanendo un’opera che farà parlare di sé ancora per molto, moltissimo tempo.
Buona visione!
[wp-tiles post_type=’post’ posts_per_page=5 orderby=’date’ order=’DESC’]
Commenti