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Déraciné – Recensione

Déraciné è la storia di uno spirito la cui presenza ectoplasmatica è rimasta impigliata nella dimensione dei vivi, un dono che gli permette di influenzare il corso degli eventi, aiutando, all’occorrenza, chiunque chieda il suo intervento. L’anonimo protagonista della vicenda, nello specifico, ha il compito e dovere di offrire i suoi servigi ad una mezza dozzina di giovani studenti di un collegio, vero e proprio ecosistema a sé stante, apparentemente separato, anche dal punto di vista geografico, dal resto del mondo.

L’incipit dell’avventura funge da snello e pratico tutorial, fase utile e necessaria per prendere dimestichezza con i vari poteri di cui gode il fantasma che controllerete in prima persona, stringendo tra le mani una coppia di Move, periferiche imprescindibili per avviare il software.

L’anello che indosserete sulla mano destra vi permetterà di prosciugare ed opportunamente instillare nuovamente l’essenza vitale in piante, animali, esseri umani. L’orologio da taschino, dal canto suo, vi permetterà di muovervi a piacimento lungo la linea temporale, abilità portentosa in grado di cambiare il passato così da ovviare a drammi e tragedie che potrebbero cambiare per sempre la vita dei ragazzi dell’istituto.

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Naturalmente avrete anche modo di raccogliere ed utilizzare diversi oggetti sparsi per l’ambientazione, nonché di interagire con gli studenti stessi, liberandoli, ma solo per una manciata di secondi, dall’abituale immobilità in cui riversano, come fossero sospesi nel tempo mentre lo spirito si aggira per le aule e i corridoi del collegio.

Toccandoli direttamente, o afferrando alcuni oggetti che stringono tra le mani, comunicheranno al fantasma informazioni utili per risolvere l’enigma che gli sbarra la strada verso l’ennesimo salto temporale, un passo più vicino alla conclusione della vicenda.

Déraciné, infatti, è un’avventura piuttosto classica, che tira in ballo la realtà virtuale soprattutto in qualità di orpello estetico, certamente funzionale per farci immedesimare meglio nei panni di uno spirito quasi onnisciente, ma che all’atto pratico non aggiunge praticamente nulla.

Sì, perché il primo tentativo di From Software con la VR non può che definirsi deludente, al netto di avere comunque a che fare con una produzione tutt’altro che deprecabile, ma mal realizzata e totalmente avara di momenti interessanti.

Il primo tentativo di From Software con la VR non può che definirsi deludente, al netto di avere comunque a che fare con una produzione tutt’altro che deprecabile

Salta subito all’occhio la pochezza dell’art design. Se da una parte gli scenari sono colorati da una luce malinconica e polverosa, che ben rispecchia la condizione degli allievi del collegio, lasciano l’amaro in bocca sia la caratterizzazione dei personaggi, per nulla ricercata, sia la carenza di dettagli utili a riempire aule e corridoi fin troppo vuoti. Non c’è traccia delle storie nelle storie di un Dark Souls qualsiasi. Tutto è limitato alla narrazione principale, una narrazione che, come se non bastasse, non brilla particolarmente.

Nonostante una conclusione che si alimenta di un grande colpo di scena, una svolta inattesa in grado di lasciare il segno e di gettare una luce inquietante sull’intera avventura, l’intreccio procede fin troppo stentatamente, introducendo personaggi poco carismatici. Anche il ritmo, a volte, è fin troppo compassato.

Persino sotto il profilo del gameplay Déraciné si accontenta, limitando al massimo le zone, gli hot-spot con cui potrete interagire, consentendo l’utilizzo dei poteri di cui sopra solo nei momenti previsti. Non c’è libertà d’azione, né gli enigmi proposti rappresentano una reale sfida, dal momento che gli unici oggetti reperibili, le uniche conversazioni attivabili, fanno parte della soluzione stessa, fattore che, tra le altre cose, instrada l’intera esperienza lungo un unico sentiero percorribile, completabile tra l’altro in sei, sette ore al massimo.

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Si salva il preciso e reattivo sistema di controllo, interamente affidato ai Move come già detto, che affidandosi all’ormai collaudato spostamento tramite teletrasporti attenua il rischio di soffrire degli effetti negativi della motion sickness.

Un plauso va anche al comparto sonoro. Nonostante i brani che accompagnano l’azione sono pochi, sono tutti ben arrangiati e in linea con il clima che l’atmosfera instaura. Ottimo anche il doppiaggio in italiano.

Conclusioni

Da From Software ci saremmo certamente aspettati di più, non fosse per l’attenzione artistica che solitamente caratterizza e rende uniche le sue produzioni. Purtroppo Déraciné non brilla né da un punto di vista narrativo, né per quanto concerne l’art design, piuttosto scialbo e derivativo.

Anche le meccaniche di gameplay non stupiscono affatto, nonostante un sistema di controllo, interamente affidato alla coppia di Move, che si comporta più che egregiamente.

Gli appassionati ad esperienze del genere, lo zoccolo duro di fan della software house nipponica troveranno almeno un motivo per apprezzare l’avventura di questo spirito imbrigliato in faccende terrene, ma guai ad aspettarsi un titolo che ricorderete negli anni a venire o che accrescerà ulteriormente la fama di From Software.