Nato inizialmente come la prima bozza di Resident Evil 4, Devil May Cry si è evoluto in uno dei più grandi franchise di Capcom. Le avventure di Dante ci hanno appassionato per quasi vent’anni e l’8 marzo, dopo una pausa presa con lo spin-off DMC, saremo pronti ad accogliere dopo anni il quinto capitolo ufficiale della serie. Facciamo brevemente il punto: azione esagerata? Ce l’abbiamo. Umorismo pungente? Ce l’abbiamo. Giacche alla moda? Abbiamo anche queste. Insomma tutto ciò che potevamo aspettarci e volere da Devil May Cry 5 è pronto per essere servito al grande pubblico. È diverso eppure siamo positivamente colpiti dalla direzione familiare e al contempo audace che Capcom ha voluto prendere.
Nelle quattro ore trascorse sul gioco ci è stato chiaro fin dall’inizio che Itsuno sa cosa renda Devil May Cry così speciale: perciò non siamo rimasti stupiti, diremmo anzi esaltati, quando siamo stati travolti da uno stile roboante accompagnato da note metal e sequenze talmente sopra le righe che è impossibile non riderci sopra. Ma non parliamo solo di estetica, come Capcom ha subito dimostrato una volta nel vivo dell’azione. Ci sono molti punti oscuri nella storia fin dai tempi del primo capitolo e che con il passare degli anni hanno generato ancora più mistero attorno a sé, ma ora è giunto il momento della resa dei conti: i nodi verranno al pettine e molte risposte avranno voce.
Ambientato dopo gli eventi di Devil May Cry 2, il quinto capitolo ci mette di fronte a vecchie e nuove conoscenze: ci sono Trish e Lady, Nero e Dante, persino il buon vecchio J.D. Morrison (il committente di Dante, familiare a chi ha visto la serie animata ma qui riportato con un aspetto totalmente diverso), e con loro un personaggio inedito – il misterioso V. Proprio quest’ultimo ingaggia Dante per una particolare missione che lo porterà ad occuparsi della minaccia insita nell’albero demoniaco che ha messo radici a Red Grave City: al suo interno, il figlio di Sparda si troverà ad affrontare una creatura mai vista prima e la cui potenza non solo è inarrivabile ma gli permette addirittura di distruggere senza sforzo la Rebellion del cacciatore. A nulla servono gli sforzi congiunti di tutti, il nemico è troppo forte e il gruppo si trova separato: da qui in avanti ognuno agirà da sé per capire cosa si celi dietro la venuta di questo demone e, in particolare, se è stato lui a privare Nero del suo Devil Bringer.
Devil May Cry V ci offre tre personaggi giocabili: Nero, Dante e V. Dei primi due già si è avuto più che un assaggio nei precedenti capitoli, il terzo è invece la vera novità di questo quinto capitolo e potenzialmente il più interessante del pacchetto. Dimenticate le acrobazie di Nero e la brutale violenza di Dante, l’entrata in scena di V comporta un cambio di ritmo mai percepito prima nella serie ma proprio per questo gradito. Ciò che deve fare questo misterioso evocatore è rimanere nelle retrovie facendo attaccare i demoni al suo servizio e sfruttando solo il momento propizio per sferrare il colpo di grazia. Trattenersi, in un certo senso, anziché gettarsi nella mischia è qualcosa a cui Devil May Cry non ci ha mai abituato eppure la soddisfazione di gestire lo scontro con gli occhi dello stratega è, se possibile, maggiore del tagliare a metà un demone; soprattutto considerato che, a dispetto della libertà di movimento, saremo di base più vulnerabili rispetto ai discendenti di Sparda.
Shadow, Griffon e Nightmare. Questi i nomi dei tre “famigli” di cui si servirà V per superare le proprie battaglie, ciascuno dotato di abilità uniche: la prima è una pantera più concentrata sugli attacchi ravvicinati mentre il secondo, l’unico peraltro a parlare il linguaggio umano, è un volatile che combina uno stile di lotta basato sul corpo a corpo, sulla distanza e in misura minore anche sugli attacchi ad area. I due demoni agiscono in contemporanea sotto il controllo del giocatore, che li guida premendo i pulsanti di riferimento, hanno una personale serie di abilità da sviluppare grazie ai consueti Red Orb e aiutano V a muoversi più rapidamente sul campo di battaglia quando si tratta di schivare – Griffon è tuttavia utile anche in contesti esplorativi, potendo trasportarci e dunque aiutarci a coprire certe distanze.
Siamo positivamente colpiti dalla direzione familiare e al contempo audace di DMC 5
Nonostante possano essere temporaneamente potenziati consumando i segmenti del Devil Trigger, Shadow e Griffin in particolare non sono invulnerabili e anzi, subita una data quantità di danni verranno messi fuori gioco. Recupereranno le energie con il tempo ma essendo l’unica vera forma di offesa per V, è opportuno tenere la loro salute sotto osservazione per evitare di rimanere scoperti. Ad ogni modo, avvicinandoci a loro potremo accelerare il processo di guarigione e inoltre leggendo il libro che V porta sempre con sé ripristineremo gradualmente anche il Devil Trigger. Considerato che il famiglio più forte di tutti, ovvero Nightmare, può essere evocato solo consumando interamente il Devil Trigger, va da sé quanto sapere organizzare una strategia adeguata bilanciando attacco e difesa sia essenziale.
Infine, ed è questo l’aspetto che rende il gameplay di V così avvincente da giocare, c’è quella piccola clausola per cui i nostri demoni non possono uccidere i nemici ma solo indebolirli: sicuramente ci sarà motivato durante la storia, nel frattempo ogni colpo di grazia potrà e dovrà essere dato per mano di V. Una volta inflitti abbastanza danni, potremo teletrasportarci di fronte al nemico per eliminarlo. Un mordi e fuggi molto efficace che rende queste missioni incredibilmente avvincenti.
Con Nero si cammina invece su un terreno più familiare, molto coreografico nel suo uso combinato di armi da fuoco e spada, ma questo non significa che Capcom abbia deciso di lasciare tutto com’era anni fa: l’introduzione del Devil Breaker, la protesi che va a rimpiazzare il Devil Bringer strappato a Nero, permette un approccio più variegato al combattimento regalandoci anche una maggiore e indubbiamente gradita verticalità. Dei tre, lui è quello che più si bilancia tra forza bruta e tattica.
Non rimane che Dante, la vera bestia della squadra. Nemmeno a dirlo, lui è il personaggio più con i piedi per terra – letteralmente – e che concentra la sua forza in attacchi forse, per quanto abbiamo potuto vedere, meno scenografici ma estremamente potenti, combinando tutto con i quattro stili: Gunslinger, Swordmaster, Trickster, Royalguard. I moveset di ogni personaggio sono così ben differenziati che l’esperienza si è dimostrata fresca e mai ripetitiva, complice anche una storia di cui sappiamo poco ma che promette molto: la sola presenza di Virgil, finora suggerita e mai confermata, indica che il ciclo dei figli di Sparda è prossimo a chiudersi.
Devil May Cry 5 ha tutti gli ingredienti per essere il miglior capitolo della serie, un ritorno trionfante per Dante e la sua folle, stilosa, esilarante compagnia. Molti giochi di stampo hack and slash finiscono col ridursi a una ripetizione estenuante delle stesse mosse ma non è questo il caso; la varietà è l’anima di Devil May Cry 5 e dopo l’eccellente Monster Hunter World lo scorso anno e l’ancor migliore Resident Evil 2 appena un mese fa, Capcom non sembra intenzionata ad abbandonare la scia del successo.