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06 Mar 2019

Devil May Cry 5 – Recensione

Per il tanto atteso ritorno in pompa magna, Devil May Cry ha preteso di fare le cose in grande. Prendendosi tutto il tempo del mondo, lasciando che fossero riedizioni e collection a tenere a bada l’impazienza dei fan. Si è fatto in tre, tentando, in un’unica mossa, di sorprendere gli amanti delle novità e di ammaliare i difensori delle tradizioni, traditi da quel DmC Devil May Cry di Ninja Theory largamente incompreso, sicuramente sottovalutato da troppi.

Si ritorna alle origini dunque, lasciando perdere reboot e versioni ringiovanite dei personaggi che abbiamo imparato ad amare nel corso degli anni, recuperando la stessa storyline lasciata in sospeso con il quarto capitolo. Allo scalpitante Nero e all’ormai maturo e conosciutissimo cacciatore di demoni, l’istrionico Dante, nella lotta al potentissimo Urizen, ennesima creatura malefica che minaccia la sopravvivenza della nostra specie, si unisce un volto completamente nuovo, il claudicante V,  misterioso ragazzo che lotta affidandosi ad un terzetto di famigli che sopperiscono alla sua evidente fragilità fisica.

Dopo un prologo che mette in chiaro la schiacciante superiorità del nemico nei confronti dei tre eroi, la trama si dirama in altrettanti archi narrativi, dando brio ad un plot che si ciba tanto di continui flashback, quanto di frequenti avvicendamenti dei protagonisti sulla scena, espediente utile a mettere in luce le peculiarità del gameplay e, come vedremo, al contempo tremendamente efficace nel fornire diversi punti di vista ad un’avventura di per sé estremamente classica e (volutamente) arroccata attorno agli stessi stereotipi a cui la saga ci ha ormai abituato.

C’è qualche colpo di scena, naturalmente, ma la vera forza della storia di Devil May Cry 5 è rappresentata dai personaggi, dalla sottile ma intrigante introspezione che se ne fa, dal modo in cui i rapporti che li legano si approfondiscono ulteriormente, soprattutto nel finale che, per quanto telefonato e prevedibile, ha il grande merito di sancire ancora una volta l’efficacia stilistica e registica di una saga che ha sempre puntato con successo sull’esagerazione e sull’(auto)ironia.

Devil May Cry 5 screenshot

Il gameplay segue pedissequamente le stesse direttive, riuscendo nell’incredibile impresa di accontentare chiunque, promuovendo una rivoluzione senza precedenti, difendendo al contempo le radici su cui si basa, da sempre, Devil May Cry.

Da una parte abbiamo il caro ed invecchiato Dante, ormai uomo con qualche ruga sul volto, che sfrutta tutta la sua esperienza per abbagliare i giovani adepti al genere degli action tridimensionali. Con quattro differenti stili di lotta sempre a disposizione, la fidata coppia di pistole e diverse armi primarie su cui contare, tra cui figura ovviamente una gigantesca spada (e restiamo volutamente sul vago), il fan della serie impiegherà appena un paio di secondi per riprendere padronanza di un sistema di controllo pressoché immutato, ulteriormente inspessito da abilità e poteri speciali attivabili in accordo con il Devil Trigger, indicatore che si riempirà progressivamente a seconda delle combo effettuate e dei danni subiti.

La vera forza della storia di Devil May Cry 5 è rappresentata dai personaggi

Ad opporsi al classicismo estremo proposto da Dante troviamo V, new entry che (esagerando il concetto, beninteso) avvicina la saga agli strategici in tempo reale, quasi si trattasse di una sorta di Pikmin sotto steroidi. Come anticipato, il nuovo protagonista non può attaccare direttamente, lasciando che a occuparsi della questione siano tre demoni sotto il suo controllo, due dei quali deputati rispettivamente agli attacchi corpo a corpo e a distanza, mentre l’ultimo, il potentissimo ed imbattibile Nightmare, è evocabile per un breve lasso di tempo, quando il Devil Trigger è sufficientemente carico.

Devil May Cry 5 screenshot

Era lecito nutrire qualche dubbio di fronte ad un combat system così in antitesi con i cardini della serie, ma alla prova dei fatti il gameplay proposto da V convince, diverte ed introduce un’inedita componente stratetica alle battaglie. Mentre si impartiscono ordini e comandi ai propri famigli, bisogna anche preoccuparsi di tenersi a debita distanza dagli avversari, avvicinandosi al cuore della battaglia solo per il colpo di grazia o quando si tratta di rimpinzare la barra di salute dei propri demoni. Bisogna tenere sotto controllo la situazione in più di un senso, insomma, soprattutto considerando che l’azione non rinuncia ad un pizzico del suo solito ritmo travolgente.

Tra i due opposti troviamo Nero, il terzo dei personaggi che controllerete alternativamente durante l’avventura, eroe che con i suoi Devil Breaker porta una ventata d’aria fresca ad un combat system comunque relativamente tradizionale. Attacchi dalla distanza e possibilità di effettuare combo con la spada sono al loro posto. Le protesi al braccio del giovane cacciatore di demoni, dal canto loro, godono ognuna di abilità specifiche: c’è il Devil Breaker che elettrifica i nemici, quello che rallenta il tempo, un altro ancora che, strizzando l’occhiolino alla saga di Mega Man, può colpire i nemici con sfere di energia. Ce n’è per tutti i gusti, ma lascia completamente basiti la decisione dei designer di Capcom di costringere i videogiocatori ad utilizzare unicamente il Devil Breaker equipaggiato, senza possibilità di scambiarlo liberamente con gli altri custoditi nell’inventario, feature che avrebbe ulteriormente approfondito il già vertiginoso combat system.

Il gameplay di Devil May Cry 5 è senza alcun ombra di dubbio il più stratificato dell’intera saga

Nonostante qualche minuscola sbavatura, come appena suggerito, il gameplay di Devil May Cry 5 è senza alcun ombra di dubbio il più stratificato dell’intera saga. Non solo Dante, V e Nero godono di stili di combattimento estremamente diversificati, ma ogni videogiocatore, in base alla propria abilità, potrà decidere a quali e a quante tecniche affidarsi per avere la meglio sui nemici. Spendendo le gemme rosse raccolte in battaglia, difatti, sbloccherete per ognuno dei tre personaggi un numero esorbitante di tecniche, combo e mosse, un nutritissimo elenco che manderà in brodo di giuggiole gli amanti del genere.

Devil May Cry 5 screenshot

Purtroppo, nemmeno Devil May Cry 5, a fronte di tantissimi pregi, è del tutto esente da critiche. La prima, più dolorosa, coinvolge l’art design, assolutamente rinunciatario, soprattutto per quanto riguarda il bestiario, in diverse situazioni per nulla ispirato, soprattutto negli ultimi livelli dove le ambientazioni tendono a ripetersi.

Inoltre, anche il level design palesa un’eccessiva linearità, ormai anacronistica persino per il genere degli action. È vero che per acciuffare i collezionabili più nascosti bisogna aguzzare la vista e affidarsi all’ingegno, sempre a caccia del sentiero celato, ma ci sono fin troppi muri invisibili e certe missioni non sono altro che un’inalterabile sequela di arene in cui darsi battaglia.

Conclusioni

Devil May Cry 5 è il capitolo che tutti volevamo che Capcom sviluppasse. Tecnicamente maestoso, farà la felicità di fan e neofiti grazie ad una trama non certo originale, ma ben scritta, e ad un gameplay profondissimo, vario come non mai grazie all’espediente dei tre personaggi giocabili, ognuno dotato di uno stile di combattimento specifico.

Tanto i protagonisti e il loro modo di dare battaglia è “stiloso”, tuttavia, quanto poco lo è lo scenario che si staglia intorno a loro. Sia da un punto di vista prettamente artistico, che per quanto concerne il level design, la produzione Capcom ha di che invidiare al pur bistrattato DMC Devil May Cry, enormemente più riuscito sotto entrambi gli aspetti.

Non perfetto, dunque, ma profondo e godibile oltre ogni più rosea aspettativa.

 

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