Diablo 3: Eternal Collection – Recensione

Il buon vino resta buono da bere ovunque, tanto in un grosso calice di cristallo, quanto in un piccolo, comunissimo bicchiere di vetro: l’importante è dove e come lo si fa invecchiare. Blizzard, come se ci fosse il bisogno di specificarlo, potrebbe tranquillamente aprire una cantina tutta sua, o almeno è ciò che viene spontaneo pensare dopo aver messo le mani sulla Diablo 3: Eternal Collection, l’ennesimo porting, l’ennesima collection, ma anche l’ennesima buona ragione per (ri)giocare qualcosa su Nintendo Switch.

Non sono sempre favorevole alle operazioni nostalgia, alle “copie in bella” e ai ritorni di fiamma, ma con il monumentale, amato, odiato, discusso, venerato action/RPG è impossibile non fare un’eccezione.

Anche perché dopo 6 anni è ancora un piacere perdersi nei meandri semi-randomici di Sanctuarium che sanno essere familiari ma sempre diversi, e andare a caccia di loot, anch’esso casuale, tanto in solitaria quanto e soprattutto in compagnia di amici.

Ma come si comporta su Switch?

Alla grande, almeno lato performance. Si tratta pur sempre di un gioco vecchio di 6 anni, nato su PC ma egregiamente trasportato sulle console di vecchia e nuova generazione, già passato sotto i ferri per quanto riguarda le performance su un ambiente meno equipaggiato e con periferiche differenti dal mouse e dalla tastiera della prima incarnazione. Graficamente, su Switch non è propriamente eccezionale, né in modalità docked, né in quella portable, su cui gira a 720p: i fondali, quasi dipinti, hanno retto bene lo scorrere del tempo, mentre le animazioni di personaggi, attacchi e incantesimi un po’ meno. Il colpo d’occhio è ancora piacevole, ma se si vanno a notare i dettagli qualche sbavatura viene fuori.

La visione artistica di Blizzard, in compenso, non è stata minimamente scalfita, tra portali per l’Inferno, maestosi palazzi in rovina, cimiteri e caverne che godono di luce propria anche senza il bisogno di schede video super-potenti. E in un gioco come Diablo 3, a dirla tutta, la grafica non è nemmeno quello che conta: ciò che dovrebbe interessare ai fan è la fluidità del frame-rate, che resta ancorato ai 60 fps anche nei frangenti più affollati, ovvero in quelle orge di colori, ossa che si spezzano, fiamme, fulmini e fendenti in cui incapperete praticamente sempre.

Diablo 3 mantiene saldamente i 60 fps anche su Switch

La grande mole di nemici e animazioni su schermo non azzoppa la stabilità offerta dalla console di Nintendo, che si difende alla grandissima anche in modalità portatile, limitata solo nella dimensione ridotta del font di sottotitoli e interfaccia, e di alcuni elementi dell’ambientazione con cui è possibile interagire, per i quali bisognerà fare un po’ più di attenzione del normale (ma avvicinandovi con il personaggio noterete che sarà possibile aprirli/toccarli senza problemi). Incredibilmente, anche i comandi funzionano molto, molto bene, inclusi quelli dei Joy-Con: l’unico intoppo l’ho riscontrato con la selezione automatica del target, che cambia con la rotazione della levetta destra, ma a volte è difficile prendere di mira il nemico che si ha precisamente in mente in un determinato momento, in particolare quando ce ne sono 4-5 ad accerchiare l’avatar.

Per il resto, schivate, attacchi e incantesimi, associati ai dorsali e ai classici tasti di Switch, sono tutte azioni che vengono impartite con precisione, scattante e frenetico com’è. Chiaramente il Pro Controller resta sempre l’opzione migliore per godersi Diablo 3, così come la stragrande maggioranza dei titoli per Switch, ma nulla vi impedirà di godervelo alla grande anche con la più classica delle configurazioni, armati dei due Joy-Con, ovunque voi siate.

E, come già accaduto per altre recensioni di porting per Switch, è ridondante ribadirlo, ma doveroso: Diablo 3 è semplicemente perfetto per essere goduto anche a piccolissime dosi, per via della sua natura. Partire per una breve missione, giusto il tempo di salire e scendere dalla metro, o semplicemente fiondarsi in un dungeon per raccattare quanto più loot, denaro e punti esperienza possibili nei momenti morti è davvero una manna dal cielo, soprattutto per quei mega-fan che hanno poco tempo a disposizione per piazzarsi davanti al PC o alla console. Purtroppo (o per fortuna?), non c’è la possibilità di importare il proprio salvataggio proveniente da altre piattaforme, quindi dovrete necessariamente ripartire da zero, ma alla decima, quindicesima run ha davvero senso lamentarsi o preoccuparsi di questa cosa?

L’averlo già finito 20 o 30 volte non sarà un deterrente per i fan sfegatati

Del resto, dopo anni di patch, miglioramenti e aggiunte, l’ultima delle quali è la classe del Necromante (una delle 7 a disposizione), Diablo ha saputo tenere incollati i giocatori grazie al sistema dell’Eccellenza, con il quale potenziare i personaggi anche ben oltre il level cap di 70, con i Varchi di Sfida, ma soprattutto con la modalità Avventura, che accantona la narrazione della modalità Campagna, skippabile e ridotta a mero tutorial (da giocare solo se è la prima volta che toccate Diablo 3), in favore di tonnellate di loot, di nemici potentissimi da abbattere, e di quella costante, inebriante sensazione di partire da zero e diventare una macchina da guerra inarrestabile, un semi-dio pronto a portare scompiglio nel covo del Male incarnato.

L’averlo già finito 20 o 30 volte, insomma, non è di certo un deterrente per i fan sfegatati, e la già menzionata portabilità di questa versione non ha fatto altro, nel mio caso, che riaccendere quella fiamma che, col passare del tempo, si era un po’ troppo affievolita. Nonostante avessi usato quelle abilità o avessi visto quegli stessi luoghi un milione di volte, ho assaporato ogni nuovo momento speso con Diablo 3 quasi come se fosse la prima volta.

Conclusioni

Diablo 3: Eternal Collection non aggiunge nulla di nuovo (salvo qualche item, inclusa l’armatura di Ganondorf!) al monumentale action/RPG di Blizzard, piombato come un meteorite sui nostri PC (e successivamente sulle principali console, sia old che next gen) ben 6 anni fa, ma, come già sapranno i fan, questo non è necessariamente un male.

Il compito di questa versione è di raggiungere un nuovo pubblico, e di offrire al contempo a quello già navigato una nuova ragione per tornare a lootare e massacrare demoni come pazzi: la missione può dirsi riuscita al 100%, merito di un prodotto ancora godibile e divertente dopo anni, impeccabile dal punto di vista tecnico (merito di una fluidità pazzesca, anche in modalità portatile, e dei comandi precisi e ottimizzati egregiamente, Joy-Con inclusi), e che trae il massimo dalla natura portable di Switch, permettendo così anche ai veterani di goderselo in un modo tutto nuovo, anche lontano dalla propria postazione, sfruttando viaggi e tempi morti per abbeverarsi dall’inesauribile fonte di emozioni che era ed è ancora oggi Diablo 3.

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