Diablo II Resurrected

Diablo II: Resurrected – Recensione

Di remake, remastered o reboot ne abbiamo visti a profusione nell’arco degli ultimi anni. Che siano titoli di una generazione appena trascorsa ripassati in alta definizione o giochi con 10 anni sulle spalle, questo tipo di operazioni (quando fatte con criterio) ha sempre generato un notevole successo di pubblico e critica, tanto da continuare a proliferare ancora oggi sulle nuove generazioni di console.

Ed ecco che, dopo la rimasterizzazione del primo capitolo di Starcraft e di Warcraft III, Activision Blizzard ci riprova alzando la posta con Diablo II: Resurrected.

Sappiamo bene però, che quella di Diablo II è un’eredità molto ingombrante, che negli anni 2000 riscrisse completamente le regole degli hack ‘n9 slash, ridefinendo un genere che ancora oggi gli deve quasi tutto. Se a questo aggiungiamo il malcelato scontento generato dal terzo capitolo (il quale solo dopo anni di innumerevoli patch ha trovato un equilibrio duraturo), possiamo immaginare quanto questa remastered sia un tassello importante per Blizzard, soprattutto in vista del prossimo Diablo 4.

Diablo II Resurrected

In Diablo II: Resurrected saremo quindi nuovamente chiamati a sradicare il Male dalle terre di Sanctuary e per farlo dovremo affidarci ad una delle 7 classi disponibili (due delle quali aggiunte grazie all’espansione Lord Of Destruction) tra cui figurano il leggendario Barbaro, l’astuta Incantatrice o il temuto Negromante, che differiscono per approccio al combattimento, armi e incantesimi o abilità utilizzabili.

Ognuno vanta infatti un nutrito numero di azioni eseguibili ben specifiche e altrettanti equipaggiamenti personalizzati, che potranno poi essere migliorati con rune o pietre.

Godersi Tristram o Lut Gholein in alta definizione e 60 frame al secondo è una vera libidine

Difficile in tutto questo trovare delle sostanziali differenze rispetto al gioco di 20 anni fa che tutti o quasi ricordano: il lavoro più oneroso compiuto da Vicarious Vision è senza dubbio quello che riguarda la veste grafica, che raggiunge standard qualitativi altissimi sia su console che su PC. Al di là della ormai canonica scelta tra “qualità e stabilità”, Resurrected offre una nitidezza estetica assoluta, condita da texture portate dalle 2 alle 3 dimensioni, effetti speciali maestosi e completamente rinnovati, così come i numerosi filmati in CGI che intervallano l’avventura. Godersi Tristram o Lut Gholein in alta definizione e 60 frame al secondo è una vera libidine, soprattutto perché grazie alla pressione di un tasto è possibile passare immediatamente alla versione Legacy del gioco con la grafica originale e rendersi quindi conto degli incredibili miglioramenti che sono avvenuti in fase di sviluppo.

diablo 2 resurrected

È stata facilitata la gestione dell’inventario, grazie alla raccolta automatica delle monete d’oro e dei preziosi, ed è aumentato lo spazio iniziale nello zaino, cosa che vi consentirà almeno all’inizio di non preoccuparvi di quale oggetto lasciare indietro.

La co-op è stata portata fino ad 8 giocatori contemporaneamente (4 su Switch) e il forziere è finalmente condiviso tra i differenti eroi del vostro profilo, facilitando la comunione di risorse anche se si accede da una piattaforma di gioco completamente differente.

Ovviamente impugnare il controller Xbox o PlayStation per un titolo nato per mouse e tastiera può risuonare come un’eresia alle orecchie dei fan più inflessibili, ma proprio com’è accaduto per Diablo III, la versione console di Resurrected è comodissima ed i comandi sono semplici e intuitivi, tranne che per la gestione dell’inventario che per forza di cose richiede di prendere necessariamente un po’ di confidenza.

diablo 2 resurrected

Il vero tallone d’Achille di Diablo II è purtroppo imprescindibile e vincolato alla sua storica difficoltà e al suo gameplay vecchio di 21 anni, ormai antitetico rispetto agli hack ‘n’ slash più moderni e conosciuti. I giocatori di nuovo pelo potrebbero storcere il naso per la plasticità dei movimenti, per l’albero abilità approssimativo e per la crudeltà di alcune scelte di gameplay che però ribadiamo, mal si sposano al genere attuale, ma per l’epoca rasentavano la perfezione.

Diablo II: Resurrected è un’opera estremamente coerente con l’originale, cosa che lascerà entusiasti i fan, ma potrebbe non suscitare il medesimo apprezzamento da chi si avvicina alla saga per la prima volta o da chi ha giocato solo il terzo capitolo.

La versione console di Diablo II: Resurrected è comodissima ed i comandi sono semplici e intuitivi

Dulcis in fundo, non si può non menzionare l’egregio compartimento sonoro, che oltre a rimasterizzare tutti i suoni originali dell’epoca (compreso il valido doppiaggio italiano), ci dà la possibilità di portare tutto ad un livello superiore grazie alla compatibilità con i sistemi Dolby Surround 7.1, permettendoci di godere di un vero e proprio spettacolo sonoro, oltre che visivo.

Conclusioni

In questi anni abbiamo fatto tantissimi tuffi in un passato videoludico che non sempre è poi apparso come ce lo ricordavamo. Ebbene, lasciateci dire che Diablo II: Resurrected è esattamente quello che speravamo fosse.

Ovvero non solo un incredibile omaggio a quello che ancora oggi è considerato come il re assoluto degli hack ‘n’ slash moderni, ma una sua rispettosa e imponente modernizzazione, che si beffa del tempo trascorso non lasciando spazio a variazioni eccessive che potrebbero in qualche modo edulcorare l’esperienza originale, finendo poi per stravolgerla irrimediabilmente.

Dopo 20 lunghi anni il Signore del Terrore è tornato e non è mai stato così in forma.

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