News 19 Ago 2014

Diablo III: Ultimate Evil Edition – Recensione

Non tutto il male viene per nuocere“: un detto partorito, con molta probabilità, con le produzioni di Blizzard in mente. La saga di Diablo, con il suo sparuto catalogo composto però da capitoli ormai leggendari, ha infatti basato tutto il suo successo proprio sul carisma che gli alfieri del male custodiscono tra le pieghe della loro malvagia essenza, su sulfuree caverne da esplorare e saccheggiare, e su altari sacrificali, sui quali cercare di porre fine ad un qualcosa che, per sua natura, fine non potrà mai avere.

Ed è proprio al “male definitivo” che la storica Software House intitola questa terza riedizione del tanto acclamato, quanto contestato, Diablo III (qui trovate la recensione della versione console), contenente il gioco base, la corposa espansione Reaper of Souls (link alla recensione), e tutte le novità che i feedback, i forum incandescenti e le mail minatorie dei fan hanno apportato a questa creatura in ben due anni di tribolazioni, una ghiotta occasione per gli utenti console sia di vecchia che di ultima generazione: i primi potranno finalmente gustare il ricco add-on, illustre assente su Xbox 360 e PS3, mentre i possessori di Xbox One e PS4, in particolare gli utenti che avran forse solo sentito parlare di questo misterioso “Diablo III”, potranno rivivere da zero l’epopea che vede l’intera Sanctuarium sconvolta da una stella, letteralmente, “cadente”.

Degli eventi di Diablo III e della sua espansione se ne è già parlato in lungo in largo, dal “corpo celeste” che piombò all’improvviso nella cattedrale di Nuova Tristram, rivelatosi essere un misterioso straniero, messaggero di oscuri presagi, fino all’incessante attacco delle forze del Male, impegnate a favorire il ritorno di Diablo, il Primo Maligno, e la sua armata di demoni, creature bestiali e reietti del Regno dei Cieli. Lo scopo del giocatore, come da copione, resta quello di impedire alla terribile entità di realizzare il suo intento di spazzar via qualsiasi individuo dalla faccia della Terra, polverizzando le orde dei suoi vili scagnozzi che, come organizzatissime formiche, tappezzeranno perennemente lo schermo con le loro magie, le loro armi, e dopo qualche colpo ben assestato, con il loro sangue multicolore.

Uno scontro traghettato dall’espansione Reaper of Souls verso lidi ancor più oscuri e gotici con un pizzico di nostalgia, incentrata com’è sulla figura dell’Arcangelo Malthael, noto ai giocatori del precedente episodio, e sull’ultimo tentativo della sua dinastia di porre fine una volta per tutte all’umanità. Un concentrato di antichi conti in sospeso, di Signori dell’Inferno pronti a tornare per ripristinare un male sempiterno e di follia, narrate sapientemente attraverso le splendide sequenze in CG, o i libri “narrati” sparsi nei numerosi dungeon da affrontare. Una trama ricca e coinvolgente, che in questo terzo capitolo ha però assunto un ruolo quasi secondario.

Questo terzo capitolo è infatti contraddistinto, soprattutto in versione console, dal trionfo dell’azione sulla narrazione, e dell’anima hack’n’slash su quella ruolistica, con un focus ancora più accentuato sul combattimento, sulle molteplici combinazioni di abilità ottenibili, e sulla morbosa e consumistica conquista del loot che porterà il giocatore a cambiare abiti ed accessori del proprio alter ego con la stessa frenesia di una sedicenne durante il primo giorno dei saldi. Gran parte del tempo verrà infatti speso in battaglia, tra mostri semplici, d’élite, speciali e veri e propri boss, tra piccole e infide bestiole e mastodonti carichi di odio e fuoco pronti per essere riversati sul party del giocatore, composto da un massimo di quattro eroi guidati dall’intelligenza artificiale o da veri e propri compari in carne ed ossa, con i quali allearsi via internet o sullo stesso divano.

Una delle feature più intriganti della versione console di Diablo, già apprezzata su Xbox 360 e PS3, è proprio la sua modalità cooperativa in locale, fatta di legnate, bottino e punti esperienza equamente condivisi a suon di spintoni e gomitate sullo stesso schermo (seppur rivelatasi confusionaria in più di un frangente durante la nostra prova), vera e propria ciliegina sulla torta confezionata da Blizzard con questa Ultimate Evil Edition che porta anche in ambiente current-gen tutte le novità di cui godono i giocatori PC già dallo scorso maggio. Dal Loot 2.0, che ha portato all’eliminazione della discussa Casa d’Aste, garantendo a tutti i giocatori un bottino più equilibrato, “sensato” ed esaltante grazie ad armi, armature ed accessori sempre più forti e preziosi, alla personalizzazione dell’equipaggiamento stesso, tramite un crafting ancor più ampliato e la trasmogrificazione, fino al rinnovato sistema di Eccellenza, che una volta raggiunto il level cap (lvl 70) permetterà ai giocatori più appassionati di potenziare il proprio alter ego praticamente all’infinito, stringendolo in un cerchio diabolico fatto di New Game Plus, livelli di difficoltà sempre più ardui e proibitivi, ma anche di bottini più succulenti.

Una volta spolpato per intero l’arco narrativo offerto dagli sviluppatori, il passaggio successivo vedrà inevitabilmente protagoniste le nuove modalità introdotte da Reaper of Souls, la cui proposta cardine era incentrata sull’Atto V e sul crociato, ma con la Modalità Avventura e i Varchi dei Nefilim, Blizzard ha costretto i giocatori a suggellare il proverbiale patto col Diavolo: nella prima sarà possibile avventurarsi liberamente per tutta Sanctuarium, senza un filo logico da seguire, portando a termine speciali incarichi che porteranno a ricompense di tutto rispetto, oltre che a orde di potenti nemici con i quali guadagnare quanta più esperienza possibile, mentre nei Varchi dei Nefilim, sorta di mondi paralleli, la generazione randomica che è alla base di tutto Diablo III (anche nella campagna principale, non troverete mai un dungeon uguale, o un baule nella stessa identica posizione) si trasformerà in un vero e proprio incubo, con squadroni di avversari totalmente casuali che verranno sputati dalle viscere di mondi anch’essi imprevedibili, una sfida protratta all’infinito che contribuisce a donare alla diabolica creatura di Blizzard tutti i requisiti per ingabbiare nel suo vortice ipnotico anche la più fredda e severa delle anime.

Staccarsi dal pad, a modesto parere di chi scrive ben più comodo, su questi lidi, dell’immortale combo mouse e tastiera, sarà la vera impresa, complice una mappatura dei tasti ancora una volta eccellente e ben ponderata, che permette di tenere a portata di dito il vasto arsenale di abilità, o di schivare proiettili magici e pericolose aree di attacco tramite levetta analogica destra, implementazione risalente alla precedente uscita su console, motivata dalle meccaniche hack’n’slash poste ulteriormente in risalto in questo porting, per non parlare dell’intelligente utilizzo del D-Pad del controller di Xbox One, la versione da noi testata. Tante novità di importanza variabile, ma che aggiunte a dei bonus temporanei nuovi di zecca (legati a distruzioni di oggetti in sequenza, o ad elementi ambientali sfruttati per massacrare quanti più nemici possibile) e, soprattutto, all‘opportunità di importare i personaggi fatti livellare con cura sulle console old-gen (ma attenzione, vi servirà una copia del gioco!), risultano irresistibili anche e soprattutto per chi, su Xbox 360 e PS3, ci ha passato interi mesi.

L’approdo sulle console di ultima generazione sarebbe potuto essere ancor più esplosivo, ma Blizzard sembra aver puntato più sulla stabilità che sui fuochi di artificio, con una conversione che restituisce l’impatto grafico ammirato su un PC di fascia alta, mantenendo al contempo lo stile asciutto e povero, seppur caratteristico e a tratti “pittorico”, del comparto tecnico originale. FOV lievemente ristretto ma caricamenti più snelli e rapidi, cali di frame-rate non troppo rari conditi da un sistema di illuminazione un pizzico più sopraffino, problemi con le collisioni e bug dell’I.A. alleata presenti ma sporadici, accompagnati da una rivisitazione completa dell’interfaccia utente, dai dialoghi all’HUD, fino ai menu e all’inventario, tutti rivisti con il pad in mente, e il tutto sparato a 60 FPS, senza l’aliasing pesante delle versioni old-gen. Rovesci della medaglia che fanno il paio con lo storico rapporto odio/amore per le console di Blizzard (e i 1080p di risoluzione raggiunti solo tramite patch Day One dalla versione da noi testata ne sono un esempio, ndK), ma che nulla tolgono al peculiare stile artistico di Diablo III, non proprio “next-gen” come ce lo saremmo aspettati, ma comunque piacevole e a tratti irresistibile, tra suggestioni medio-orientali, cimiteri, foreste, e tutto il ricco bestiario composto da uomini-capra, bestie immonde, cultisti e creature infernali di ogni tipo e dimensione... tutti tramutabili in polli, se vorrete.

In conclusione…

Il male è tornato, ma non per nuocere. Diablo III Ultimate Evil Edition non osa, né sfrutta pienamente le piattaforme di ultima generazione, ma Blizzard riesce comunque ad offrire ai veterani della versione console più di un buon motivo per tornare a Sanctuarium, magari con i vecchi personaggi coccolati e potenziati fino allo sfinimento sin dallo scorso settembre, e ai neofiti, complice la momentanea latitanza di titoli di un certo peso su current-gen, di un validissimo ibrido tra hack’n’slash e RPG, adatto tanto a chi vuol perdersi tra equipaggiamenti, statistiche e trame dal sapore ancestrale, quanto a chi vuol semplicemente menare le mani.

La coop locale, i nuovi contenuti e l’inevitabile assuefazione garantita dalla generazione casuale di dungeon ed avversari, così come dal rinnovato loot e dalle modalità introdotte dall’espansione Reaper of Souls, finalmente disponibili anche al di fuori della versione PC, rappresentano un pacchetto di tutto rispetto davvero impossibile da rifiutare.

Il diavolo tentatore ha colpito ancora.

Voto: 8,5/10

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