Colonia – Dishonored 2, che ve lo diciamo a fare, è stato uno dei successi più eclatanti del 2016. L’action stealth di Arkane Studios e Bethesda, sempre più coppia d’oro all’interno dell’industria del videogioco, è riuscito nel difficilissimo compito di alzare l’asticella di un franchise, quello di Dishonored, apprezzato e acclamato sin dalla prima declinazione. Aspettative mostruose, quelle dei giocatori, soddisfatte puntualmente da uno sviluppatore che definire ai limiti dell’eccellenza appare oggigiorno quasi riduttivo. Ecco perché, dopo aver trascorso parecchio tempo in compagnia di Corvo ed Emily in quel di Karnaca ci siamo avvicinati al booth Bethesda in questa gamescom 2017 col cuore in gola, desiderosi di provare – finalmente – più da vicino l’attesa espansione di Dishonored 2, La Morte dell’Esterno.
Come sicuramente saprete, in Dishonored 2: La Morte dell’Esterno ci ritroveremo nei panni di Billie Lurk, ex-seconda in commando del perfido Daud (il famigerato responsabile dell’omicidio dell’Imperatrice Kaldwin) giunta a Karnaca dopo il tradimento verso il proprio capo – dove ottiene una nuova identità, Meagan Foster, e assume il ruolo di capitano nel battello che funge da hub nel secondo episodio principale. Un personaggio che da sempre ha fatto discutere, catturando le attenzioni del pubblico per il proprio carisma e quel carattere fermo, figlio di un passato turbolento che per quanto nascosto ogni tanto riemerge. Con sommo piacere abbiamo posato le mani su una delle missioni iniziali de La morte dell’Esterno, Follow The Ink, rivisitando con sommo piacere la tanto apprezzata cittadina creata dai ragazzi di Arkane e prendendo la giusta pratica con i nuovi, interessantissimi poteri di Meagan.
Il background narrativo che sottende lo sviluppo di Follow the Ink è semplice: nel tentativo di eliminare l’Esterno, Daud ha saputo dell’esistenza di un pugnale speciale dalle Lame Gemelle, custodito segretamente da qualche parte nel distretto superiore di Cyria. Il nostro compito, ancor prima di impedire che Daud metta le mani sull’artefatto, è recuperare quante più informazioni possibili sulle persone coinvolte in questo piano e quale sia il vero motivo che spinga questa gente pericolosa ad esporsi così tanto per mettere le mani sul pugnale.
La missione che abbiamo affrontato si muove lungo tre binari paralleli, che se percorsi con la giusta attenzione e cercando di attrarre a sé il minor numero di guardie possibili permettono, nell’arco di circa 40 minuti di gioco, di mettere mano su due chiavi che conducono ad una banca dove, a quanto pare, è stato nascosto il prezioso artefatto. Al netto dei nuovi poteri di Meagan, che andremo a breve ad affrontare, le meccaniche base di Dishonored 2: La Morte dell’Esterno sono le stesse che abbiamo apprezzato nella prova del secondo capitolo maggiore: un’esplorazione spinta ai massimi livelli, un comparto narrativo corollario semplicemente encomiabile, una libertà decisionale nelle mani del giocatore che gli permette davvero di agire nel modo che ritiene più opportuno, conscio però che “ad ogni azione corrisponde una reazione”, e che ciascuna scelta effettuata porterà con sé delle conseguenze inevitabili.
Parlando più da vicino di Meagan, particolarmente interessanti sono i poteri dell’Esterno a lei associati. Displace funziona in modo analogo allo spostamento di Corvo, seppur concettualmente diverso nella propria sostanza: Meagan è in grado di creare un suo clone immobile e, fintanto che esso è visibile (nella linea visiva di Meagan, per intenderci), quest’ultima potrà scambiarsi di posizione in una frazione di secondo. Displace potrà essere usato anche su un bersaglio umano, rubandone la posizione e uccidendolo istantaneamente: tuttavia, questa scelta ha un costo in termini di energia per la nostra protagonista, ragion per cui è necessario ricorrere a questa skill con maggior attenzione.
Foresight rappresenta la soluzione migliore per esplorare mappe interne, al fine di identificare la posizione nemica o di cercare preziose reliquie all’interno di una zona ragionevolmente circoscritta. Meagan riesce dunque a fermare il tempo temporaneamente, e sotto forma di spirito può aggirarsi senza impedimenti all’interno della location corrente. Se evoluta a dovere, Foresight potrà essere combinata alla precedente Displace: potremo infatti piazzare il nostro clone dietro una potenziale vittima e, in caso di linea visiva pulita, apparirgli alle spalle ed abbatterlo. Chiude il terzetto Semblance, strepitosa tecnica che permette di assumere le sembianze di un altro essere umano permettendo dunque di accedere a zone precluse senza dare nell’occhio. Attenzione però, i cani fiuteranno immediatamente la copertura: così come farsi scoprire nel mezzo di un’esecuzione in panni “civili” potrebbe non essere la soluzione ideale.
Silenziosa e letale come la sua nuova protagonista
Sul fronte armi tradizionali, Meagan può utilizzare delle mine speciali (Hook Mine) capaci di intrappolare un nemico e, se disposte in modo opportuno, di creare una vera e propria zona letale ad un gruppo di guardie avversarie. La Granata Iperbarica è invece ideale per stordire gruppetti di nemici senza però ucciderli, soluzione molto più affine all’utilizzo dell’Electrical Burst o del Fucile Voltaico. Alla luce di quanto analizzato, le nuove meccaniche di gameplay di Dishonored 2: La Morte dell’Esterno appaiono robuste e convincenti da subito. I poteri dell’Esterno di Meagan sono brillanti ed efficaci, e permettono di muoversi con un piglio più stealth anche a quei giocatori normalmente abituati ad un approccio più diretto. Approccio che, lo ricordiamo, potrete comunque abbracciare senza alcuna remora, fermo restante che alcune conseguenze potrebbero rivelarsi più care del previsto.
Questa espansione di Dishonored 2, insomma, ci ha convinto sotto tutti i punti di vista. Ottima la direzione artistica, in linea con quella del capitolo principale, bilanciatissimo il gameplay, estremamente interessante la narrazione – che, pur limitata ad una sola missione della durata di circa un’ora, ha dimostrato per l’ennesima volta la bontà delle penne di casa Arkane Studios. Quindi sì, l’avrete capito, di punti dolenti da imputare a Dishonored 2: La Morte dell’Esterno ce ne sono ben pochi: forse qualche calo di frame rate occasionale, magari negli scontri più concitati, e alcune animazioni nemiche ancora leggermente legnose. Ma di fronte alla maestosità di questa espansione targata Arkane e Bethesda, ancora una volta, c’è poco di cui lamentarsi.
In conclusione
Dishonored 2: La Morte dell’Esterno ha tutto quel che serve a deliziare e appassionare gli amanti di quello strepitoso franchise che risponde al nome di Dishonored. Silenziosa e letale come la sua nuova protagonista, questa attesissima espansione aggiunge ore di giocabilità assoluta, narrazione e divertimento ad una ricetta già rasente alla perfezione. Impossibile non plaudere alla fantasia dei designer di casa Arkane, che giocano coi poteri dell’Esterno con una naturalezza sconcertante. Ogni meccanica, ogni intuizione è esattamente al proprio posto: e una volta stretto il pad tra le mani, tutto sembra funzionare come se non avessimo mai smesso di giocare dall’anno scorso. Non fosse abbastanza chiaro, impossibile chiedere di più da La Morte dell’Esterno.