Per una volta, ha davvero senso usare la parola “definitiva”
Difficile non aver mai giocato ad un episodio qualsiasi della saga di DOOM se si bazzica l’ambiente da qualche anno. Impossibile non conoscerlo se ci si ritiene degli appassionati di videogiochi. Convertiti su una mezza infinità di sistemi, riproposti a cadenza regolare, impreziositi di volta in volta da nuove feature e dettagli grafici, i due capolavori senza tempo di id Software, insegnano tutt’ora al mondo come andrebbero concepiti gli FPS, anche a distanza di trent’anni anni dalla loro pubblicazione originaria.
Violenti, adrenalinici, assolutamente basilari per come propongono un gameplay diretto e senza troppi fronzoli, hanno attraversato indenni i decenni e le generazioni di hardware, vedendo persino cambiato il genere con cui vengono identificati. Sparatutto, FPS, boomer shooter, anche il modo con cui stampa e appassionati si rivolgono alla coppia di giochi parla della sua lunga storia e, soprattutto, dell’influenza che hanno avuto non solo sul genere, ma in generale sull’evoluzione dei videogiochi.
Del resto, DOOM è come Tetris, come Super Mario, come Street Fighter: titoli che attirano per la loro immediatezza, ma che finiscono per avvinghiare l’utente in una struttura ben più profonda e complessa da padroneggiare completamente.
Chiunque può mettere in fila qualche tetramino. Non è poi troppo complesso completare i primi livelli ambientati nel Mushroom Kingdom. Con qualche moneta extra si riusciva a battere il temibile Mr. Bison. Ma quanti campioni di questi giochi esistono al mondo? Quanto allenamento e tempo è stato necessario per scoprire ogni segreto, ogni trucco, ogni tecnica utile per completare il gioco o, quantomeno, per registrare lo score più alto possibile?
DOOM e DOOM II funzionano allo stesso modo. Struttura semplice, obiettivi chiarissimi, pochi controlli, un’immedesimazione immediata, veicolata da un ritmo dell’azione assolutamente sostenuto, che incolla il videogiocatore al pad e alla tastiera sin dal primo passo compiuto nei panni del Doomguy.
Scavando alle radici, sottraendo invece di sommare, spesso si riesce a trovare la formula migliore e più funzionale, si riesce, in certi casi, a creare un classico, un cult, un capolavoro insensibile, quantomeno in buona parte, allo scorrere del tempo e all’avvicendarsi dei traguardi tecnologici toccati.
Ecco perché DOOM + DOOM II funziona alla grande anche oggi. Ecco perché si tratta di una raccolta non solo contenutisticamente ideale per i nostalgici e per chi nutre ambizioni museali in materia videoludica. Anche sul fronte del divertimento, siamo alle prese con un oggetto certamente curioso, a modo suo bizzarro, volutamente retrò, ma assolutamente a suo agio nel fare leva sui giusti istinti del videogiocatore di turno.
Non è un caso, del resto, se una certa frangia di videogiochi odierni, definiti per l’appunto boomer shooter, recuperano non solo l’estetica dei titoli di id Software, ma anche i principali cardini ludici. Titoli recenti come POSTAL: Brain Demaged, Bears in Space, Slayers X: Terminal Aftermath: Vengance of the Slayer prendono ispirazione proprio da DOOM e ne ripropongono l’estetica e, soprattutto, lo spirito, il mood. Non è nemmeno un caso se recentemente diversi publisher hanno deciso di dare una seconda vita a FPS del passato come accaduto, per l’appunto, con Star Wars: Dark Forces Remaster.
DOOM + DOOM II, da questo punto di vista, rappresenta la raccolta perfetta per chi vuole reimmergersi in quelle atmosfere o per chi vuole conoscerle per la prima volta. Gratuito per chi ha acquistato separatamente la rimasterizzazione dei due capitoli, include il capitolo originale e il sequel, insieme a Master Levels for DOOM II, TNT: Evilution, The Plutonia Experiment, No Rest for the Living e Sigil.
Pieno supporto anche alle mod, con tanto di browser integrato, così da installare il tutto facilmente e senza alcuna complicazione
Si, tratta, in buona sostanza di un pacchetto ricchissimo, che include tutti i livelli dei capitoli principali e relativi episodi, un tuffo nel passato che non mancherà di innescare un viaggio nei ricordi per chi ebbe la fortuna e il piacere già ai tempi.
Già dal primo livello di DOOM si capisce immediatamente l’andazzo. Non c’è bisogno di ricaricare l’arma, né bisogna sistemare la mira verticalmente, basta avere sulla linea di tiro il malcapitato di turno per centrarlo automaticamente, indipendentemente dallo scarto di altezza rispetto al protagonista. Tutto è votato all’immediatezza, alla velocità. Il Doomguy si muove rapidissimo, quasi vola sulle superfici delle piccole basi, dei contenuti avamposti, degli stretti scenari marziani che esplora.
Non bastasse questa velocità, totalmente ignota a fin troppi giochi contemporanei che incartano l’utente in lunghi tutorial, ambientazioni enormi, prolungate premesse e decine di menù, c’è un altro fattore che rende DOOM + DOOM II irresistibile. Ogni livello, difatti, è zeppo di zone segrete. Interruttori da premere, pareti che celano sentieri, nicchie in cui è possibile intrufolarsi, ogni episodio della saga è pieno di queste aree nascoste e scovarle fa parte del divertimento, un passatempo imprescindibile per chi è schiavo del completismo.
Questa raccolta, tra l’altro, porta in dono diverse novità. Tanto per cominciare potrete giocare con le impostazioni grafiche nella versione PC. Decidete in autonomia se dare un ulteriore tocco vintage al tutto, con la risoluzione classica, o optare per un più moderno, ma anche meno affascinante 1080p. Discorso simile per la colonna sonora, riarrangiata o in versione rigorosamente MIDI. Pieno supporto anche alle mod, con tanto di browser integrato, così da installare il tutto facilmente e senza alcuna complicazione. Su console, invece, potrete contare sul frame rate massimo a 120fps, con gli schermi che supportano questa funzione.
Non è tutto. Tanto per cominciare potrete gustarvi Legacy of Rust, episodio inedito che propone nuovi livelli, armi e creature da combattere. Fedele per filosofia e cardini ludici alla tradizione, la nuova avventura non stravolge la formula, ma concede a veterani e neofiti ulteriori ore di divertimento.
Potenziato anche il multiplayer, senza alcun dubbio la modalità a mostrare più visibilmente i segni del tempo. Pur con 43 mappe in totale, molte delle quali nuove di zecca, gli scontri con altri utenti pescati dalla rete si traducono in una gara a chi preme prima il grilletto. Certo, alcune arene ostentano un design davvero raffinato, ma da questo punto di vista il genere ha certamente compiuto enormi passi in avanti e la presenza di loadout, gadget e perk ha sicuramente reso il tutto più intrigante e divertente. Tuttavia, per qualche partita ogni tanto, anche online sperimenterete un po’ di sana vecchia scuola.
Molti publisher si stanno finalmente accorgendo del valore delle loro librerie. Non parliamo solo di quello monetario, perché comunque remastered e collection generano ovviamente introiti a fronte di un investimento modesto. Ci riferiamo soprattutto a quello culturale e museale. Dopo fin troppi titoli del passato andati perduti a causa degli stessi creatori, molti dei quali salvati esclusivamente dalla scena dell’emulazione, in questo periodo di estrema abbondanza di nuove uscite, anche sul fronte storico il videogioco sta acquisendo valore.
DOOM + DOOM II è un esempio lampante. Con meno di dieci euro si recuperano due grandi classici del passato, capolavori da scoprire, sul piano culturale, e tutti da giocare, visto che sono tutt’ora godibilissimi e divertentissimi.
Tuttavia, se volete l’esperienza completa, da GameStop potete sempre fare vostra la splendida DOOM Anthology: Collector’s Edition bella da vedere (e da esporre), nonché completissima per quanto riguarda i giochi inclusi. Cliccate qui per acquistarla.
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