DOOM Eternal
23 Gen 2020

DOOM Eternal – Hands on

Slayer una volta, Slayer per sempre. Se c’è un’incrollabile certezza per quanto riguarda DOOM è che non importa quanto tempo abbiate passato senza giocarlo, una volta rivestiti i panni del suo silenzioso, massiccio e letale protagonista sarà come non esservi mai staccati. Al pari di molte serie storiche, anche DOOM è passata sotto la lente del reboot nel 2016: DOOM Eternal è il secondo capitolo di questo nuovo ciclo e non c’è nessun dubbio nello scrivere che, ancora una volta, id Software ha colpito nel segno.

Quando lo Slayer entra in gioco, ogni altro FPS può e deve solo farsi da parte: fra due mesi, il 20 marzo, il nuovo capitolo della serie caposaldo indiscusso degli sparatutto in prima persona calcherà le scene dopo un rinvio che ci ha piuttosto sorpreso. Le premesse sono sempre state ottime, dunque la volontà degli sviluppatori di rinviarne l’uscita non era comprensibile; poi abbiamo approfondito la conoscenza con DOOM Eternal e capito che, molto semplicemente, id Software vuole offrire il miglior capitolo che sia mai stato prodotto da quando la saga è passata al 3D.

DOOM Eternal è il gioco delle tre S: Sangue, Stile, Sadismo (ma solo perché Smokin’ Sick Style è già preso da Devil May Cry). Tutto ciò che avete finora apprezzato della sua feroce brutalità torna nella sua forma più smagliante, accompagnato da una colonna sonora che pompa adrenalina dritta al cuore riempiendoci del sacro fuoco della passione – quella per l’infinito massacro che andremo a perpetrare, trasformando l’Inferno sulla Terra nel peggior rimpianto che i demoni possano avere.

Perché il Doom Slayer, diciamolo, è più incazzato che mai e non c’è un solo angolo dove le sue prede possano nascondersi, né abominio abbastanza respingente da fermarlo. Ora e sempre, la sua presenza basta di per sé a far rabbrividire chiunque nel regno infernale.

DOOM Eternal

Se tuttavia DOOM Eternal fosse “solo” una riproposizione di quanto già visto nel 2016 non sarebbe poi un fatto così eclatante, giusto? Nella sua indiscussa bellezza, non aggiungerebbe nulla a una formula che molti di voi potrebbero pensare (a ragione) perfetta così: la giusta dose di ignoranza fusa con una colonna sonora da brivido è tutto quello di cui la serie ha bisogno. Invece, id Software compie il miracolo e almeno per quanto visto nelle tre ore di anteprima (r)aggiunge un livello di profondità nuovo: DOOM Eternal si trasforma in un’esperienza più ad ampio respiro passando da FPS a “puzzle combat” – come gli sviluppatori l’hanno definito.

Dimenticatevi gli angusti passaggi che hanno caratterizzato il capitolo del 2016, o quantomeno non fatevi esclusivo affidamento. Lo intuite anche dall’immagine qui sopra, il secondo capitolo della “nuova” saga espande letteralmente i propri orizzonti proponendovi un level design stratificato nel quale si susseguono senza soluzione di continuità puzzle ambientali, scorciatoie e segreti, tutto intervallato dalle battaglie all’ultimo sangue cui la serie ci ha abituato da quasi trent’anni a questa parte.

Non più un semplice corri-squarta-spara ma una sinfonia (di sangue) nella quale la strenua lotta alla sopravvivenza del Doom Slayer trova perfetta sinergia con fasi più platform che rallentano il ritmo dell’azione senza tuttavia spezzarlo del tutto. L’eredità di DOOM è viva e pulsante ma il suo scheletro principale è ora rivestito da accorgimenti mirati che mutano l’esperienza in qualcosa di familiare e nuovo al contempo: id Software vuole superare i limiti e, per ora, ci sta riuscendo.

DOOM Eternal è il gioco delle tre S: Sangue, Stile, Sadismo

La costruzione del mondo di gioco non è però l’unica novità alla quale andremo incontro, anzi, a farla ancora più da padrona è la volontà di realizzare una lore degna di questo nome. DOOM Eternal apre infatti non pochi retroscena sui ranghi demoniaci e sul protagonista stesso, rendendo difficile capire quanto a fondo gli sviluppatori vogliano addentrarsi nella narrazione e soprattutto l’importanza complessiva che vogliono dare a un aspetto dal quale siamo parimenti incuriositi e intimoriti.

Del resto, DOOM non è esattamente quella serie da premiare per la finezza narrativa e se da un lato è pur vero che FPS non è sinonimo di ignoranza senza fondamento (basti pensare alla saga di Halo ma anche al più recente Call of Duty: Modern Warfare, del quale è stata premiata proprio la campagna principale), dall’altro non può che sorprendere la decisione di dare un taglio ragionato a quello che finora è stato un massacro indiscriminato. La possibilità per il protagonista di raggiungere i quattro angoli del sistema solare grazie ai portali presenti sulla sua stazione spaziale, che funge anche da hub principale ma per estensione potrebbe tranquillamente passare per un livello di gioco, apre senza dubbio a tante possibilità di approfondimento che forse prima era difficile introdurre.

Soprattutto, però, ha permesso a id Software di mettere in mostra i muscoli di quella che vuole annunciarsi come l’opera magna della serie: i paesaggi sono molto più aperti e spaziano dal ruggito delle fiamme infernali che stanno devastando la Terra al silenzio opprimente di ghiacciai che custodiranno in eterno l’agonia delle nostre vittime. C’è tanto da dire e tanto da mostrare, in DOOM Eternal, e l’imprevedibilità è sempre dietro l’angolo: in luogo di uno scontro mortale potreste invece trovare un rompicapo, o una sfida atta a premiare le vostre abilità. Platform e ignoranza si fondono per dare vita a un approccio diverso ma da cui uscire soddisfatti.

DOOM Eternal

Nulla è lasciato al caso e non sarà solo la vostra creatività nell’uccidere a essere premiata ma anche la curiosità, la voglia di esplorare anche l’angolo più remoto di un livello fugando ogni dubbio su eventuali segreti nascosti. Ciò perché DOOM Eternal gode anche di una piccola ma fondamentale componente strategica che riguarda sia la costruzione del vostro Doom Slayer ideale, tra rune e potenziamenti di sorta, sia la gestione dei combattimenti di per sé.

I nemici infatti lasciano cadere risorse (vite, armatura, proiettili) in base a come deciderete di ucciderli e questo, combinato al fatto che ci sono diverse tipologie di demoni sensibili ad altrettante diverse armi, influisce molto sull’esito e lo stile di ogni scontro. Imparando a gestire possibilità e prossimità sopravviverete persino a combattimenti improbabili, a patto di non lasciarvi eccessivamente cogliere dalla frenesia del massacro al punto da dimenticare la strategia: usate la testa, non limitatevi ad avere il grilletto facile.

DOOM Eternal è un’orgia di sangue e adrenalina

Che dire, poi, del feeling delle armi? Nulla, perché ancora una volta id Software ha dimostrato di essere la regina indiscussa degli FPS: tra un gunplay eccellente e una mobilità senza freni, non esiste nemico al quale non si possa fare la sfumatura bassa con la doppietta o colpo da cecchino che ci venga precluso. Tutto, e forse persino di più, è possibile. Folle, assuefacente e superiore al primo capitolo in ogni aspetto, DOOM Eternal ci lascia con un’unica perplessità: il comparto narrativo.

Non abbiamo la minima idea di cosa stia succedendo o perché e il timore che la narrativa possa prendere il sopravvento su un gioco che usa la storia tutt’al più come stuoino è sempre in agguato. Siamo però ragionevolmente sicuri che si tratti di un dubbio passeggero, pronto a essere fugato in fase di recensione: DOOM Eternal è un’orgia di sangue e adrenalina, totalmente consapevole di cosa voglia essere e dove intenda arrivare. Il 20 marzo possiamo solo aspettarci grandi cose.