Ci sono serie che fin dal loro esordio portano con sé qualcosa, la sottile ma persistente consapevolezza che saranno destinate a rimanere nella storia: DOOM è fra queste e da ventisette anni ci accompagna negli angoli più profondi, cupi e sporchi dell’Inferno per pacificarlo al ritmo folle e sincopato di una doppietta o una motosega. Sparatutto in prima persona per antonomasia, è sopravvissuto allo scorrere del tempo passando per differenti medium (persino il cinema, sebbene con esiti dimenticabili) ma – come pressoché ogni altro videogioco – è tornando alle origini che ha saputo riscoprire se stesso, nascendo a nuova vita senza tuttavia dimenticare quello stile anni ’90 che l’ha reso tanto amato.
Già nel 2016 id Software ha dimostrato di aver colto nel segno regalandoci un reboot d’eccezione, una ripartenza a marcia ingranata che molti si sono chiesti come avrebbero potuto migliorare più di così: dopo avere trascorso gli ultimi giorni in compagnia del DOOM Slayer vi possiamo confermare che non solo gli sviluppatori sono riusciti a superare loro stessi ma hanno posto una pietra miliare per gli sparatutto in prima persona del domani. DOOM Eternal è un titolo e al contempo un dato di fatto: siamo davanti a un’esperienza destinata a rimanere scolpita nella storia del videogioco, una di quelle che danza tra il passato e il presente, corteggiando entrambi sulle fauci dell’Inferno per poi lasciarvisi cadere, abbracciando il caos nella sua forma più pura e indomabile.
Non esistono parole sufficienti per descrivere l’esperienza totalizzante cui id Software ha saputo dar forma, perché il DOOM Slayer non lo puoi raccontare: bisogna viverlo. Se siete appassionati della saga, è un acquisto dovuto senza nemmeno passare dal via; se invece preferite conoscerlo meglio, preparatevi a montare su una giostra impazzita e non essere più gli stessi una volta scesi.
Da buon sparatutto in prima persona dove l’approccio di base è sempre un proiettile ben piazzato in fronte, la storia non è mai stata il punto forte di DOOM. Ciononostante, il suo universo è molto espanso grazie soprattutto a romanzi e fumetti, che si fanno carico di narrare laddove il gioco fa del gameplay adrenalinico il suo nucleo principale. Eppure, questa volta, DOOM Eternal ci prova a raccontare e raccontarsi: lo fa in modo molto semplice, attraverso soprattutto collezionabili e una serie di filmati che ci accompagnano lungo la campagna principale, ma paragonato al flusso irrefrenabile dell’esperienza manca di mordente. Non è un grosso difetto, sia chiaro, perché siamo consapevoli di come nulla, narrativamente, possa tenere il passo con il ritmo forsennato del gameplay, ma proprio per questo è inevitabile che la storia passi in secondo piano: diventa ancora una volta un pretesto per abbandonarsi al massacro sfrenato, forse un poco più elaborato del solito perché esplora le origini del DOOM Slayer, tuttavia vezzeggia i giocatori più fedeli con piccole chicche assolutamente apprezzabili. Dopo gli eventi su Marte, dunque, il protagonista deve difendere la Terra dall’invasione demoniaca e per farlo dovrà ripercorrere il proprio passato attingendo a quella forza che l’ha consacrato a Slayer.
Come? Nella maniera più ovvia possibile, squarciando e lacerando. Da queste premesse narrative ci si spalanca di fronte l’incredibile struttura di gioco messa in piedi da id Software, talmente profonda che è quasi difficile capire da dove cominciare a raccontarvela: anzitutto, non lasciatevi spaventare dalla prospettiva, perché DOOM Eternal si mantiene saldo ai suoi principi di accessibilità e offre un livello di sfida sempre più crescente, permettendovi di familiarizzare a mano a mano con le diverse armi e situazioni, grazie anche a un sistema di difficoltà ben bilanciato – e all’uso dei Cheat Code, se sarete così abili da trovarli. Partendo dallo scheletro del predecessore, l’esperienza cresce e si evolve in un perfetto connubio tra gameplay e level design, tanto che non è possibile parlare dei due aspetti distintamente: ogni livello è un piccolo gioiello costruito attorno a un’esperienza che mescola sapientemente platform e sparatutto creando, stando agli sviluppatori, un “combat puzzle“.
DOOM Eternal è un’esperienza destinata a rimanere scolpita nella storia del videogioco
E in effetti la sensazione è proprio quella, di ritrovarsi all’interno di un complesso meccanismo del quale bisogna conoscere i singoli ingranaggi se si vuole uscirne vivi: doppi salti, scatti, acrobazie e un occasionale supporto ambientale sono fondamentali non soltanto per superare il livello in sé ma soprattutto per affrontare i combattimenti, diventando quella furia che i demoni temono più di ogni altra cosa. Non c’è pausa, nessun tentennamento: muoversi è un imperativo in DOOM Eternal e presto realizzerete come la vostra mente sia già proiettata al dopo – a dove atterrerete con quel salto, quale nemico puntare e che arma usare. Non si vive il presente, lo si consuma per rimanere costantemente sospesi nell’attimo successivo, quello dove può cambiare tutto e niente, ma la posta in gioco è sempre la stessa.
Fin dal vostro primo combattimento vi sarà chiaro perché id Software domina il mondo degli sparatutto: il feeling delle armi è incredibile e nelle fasi di puro shooting emerge con forza la maturazione di quel gunplay che già si pensava impeccabile, valorizzato ancora di più da una mobilità totale. Il tutto impreziosito da una componente tattica che farà la differenza tra vittoria e sconfitta: sono pochissimi i giochi che sviluppano un pensiero strategico tanto grezzo quanto raffinato, in una situazione che per modi e tempi non dovrebbe farvi affidamento. Invece, ancora una volta, la vostra forma mentis si adatterà alla situazione in corso regalandovi una visione a trecentosessanta gradi della situazione e le soluzioni più efficaci da adottare: certo, a volte prevarrà l’istinto e la brutalità di un Pugno di Sangue ben assestato semplicemente per fare piazza pulita, ma vi stupirete di quanto tattico possa essere ogni combattimento. Perché se si trattasse solo di riempire di piombo qualche demone, DOOM Eternal sarebbe un gioco come un altro, invece essere Slayer significa conoscere se stessi e il proprio nemico – i punti di forza, le debolezze.
A supportare il protagonista in una lotta impari ma non troppo interviene poi un sistema di progressione del personaggio profondo e stratificato, volto a premiare i coraggiosi e gli esploratori grazie alle risorse ottenibili di livello in livello: queste andranno a potenziare il DOOM Slayer sotto diversi aspetti, quali l’armatura, le armi e le abilità regolate dalle rune. Non esiste uno stile di gioco univoco e sta a voi capire quale si adatta meglio alle vostre esigenze, fermo restando che potete cambiarlo in qualunque momento reimpostando le rune (solo quelle) dal menu di gioco. Niente è di troppo, tutto è indispensabile in DOOM Eternal, perché i demoni non avranno pietà e si lanceranno contro di noi al massimo della loro potenza: una corretta gestione dell’arsenale, della prossimità e delle possibilità è la chiave per combattere una volta di più e raggiungere la fine dell’incubo. Quando non siete impegnati a combattere, poi, entra in gioco l’esplorazione e una migliore struttura degli enigmi rispetto al precedente: sia per proseguire regolarmente, sia per scoprire qualche segreto, non sarà raro spendere diversi minuti in un’area cercando di capire dove si nasconde l’inghippo. A sorpresa, DOOM Eternal mette d’accordo diversi generi diventando qualcosa più che un “semplice” sparatutto in prima persona.
DOOM Eternal è, a mani basse, la quintessenza dello sparatutto
I più esigenti potrebbero dire “tutto qui?” ed ecco che il gioco li aspetta al varco. Oltre alle regolari missioni, la Fortezza del Destino (hub principale del gioco) si può definire un livello dentro il livello: si tratta di un’area molto estesa, totalmente esplorabile ma al contempo bloccata se non si hanno gli oggetti per renderla accessibile, ricca di segreti, collezionabili (anche qui!) e chicche pensate apposta per fare la gioia degli appassionati di vecchia data. C’è una cura persino maniacale nel modo in cui è stata costruita, e non si può che fare un plauso a id Software per aver trasformato una fase di transizione in un livello vero e proprio – che peraltro si abbellirà a mano a mano che troveremo i collezionabili sparsi in tutto il gioco, dando un tocco più personale al tutto. Davvero, cosa possiamo volere di più?
Un comparto tecnico d’eccezione? Siamo coperti anche su questo: DOOM Eternal è una goduria per gli occhi, un Inferno che prende vita in diverse, discutibili e inedite forme (ci sono anche vecchie conoscenze nelle file nemiche), e lo fa senza perdere un singolo frame. Sono 60fps di pura devastazione, un sabba di sangue e morte che non cede il passo nemmeno nelle situazioni più concitate. Ad accompagnarlo, un sound design impeccabile e una colonna sonora metal che pompa adrenalina direttamente in vena, fiori all’occhiello di un gioco eccezionale ed esempio per il futuro del genere. DOOM è tornato in forma meravigliosamente brutale. Del multiplayer parleremo in uno speciale ad hoc che pubblicheremo nei prossimi giorni, in quanto i server chiusi ci hanno impedito di provarlo.
Al di là del’ultraviolenza e delle musiche metal, DOOM Eternal nasconde un’ottimizzazione davvero impressionante su PC. Il gioco si muove sull’ultima versione del motore id Tech 7, che ha permesso al team di sviluppo di lavorare a stretto contatto con i produttori hardware come NVIDIA per creare uno sparatutto che potesse resistere alla prova del tempo. Abbiamo testato DOOM Eternal con una scheda video RTX 2080 Ti e un processore i9-9900K per tentare di superare i 100 FPS. Inutile dirvi che ci siamo riusciti: in FULL HD, DOOM Eternal supera praticamente sempre i 100 frame al secondo con praticamente qualunque configurazione, anche nella famigerata modalità ultra-incubo, la quale abilita al massimo dei settaggi sia il motion blur che il filtering texture, oltre che le particelle (siamo arrivati anche a 144 frame, limite massimo permesso dal monitor). Gli amanti delle feature RTX rimarranno però delusi, perché DOOM Eternal arriva al day one privo del supporto al Ray Tracing (verrà però aggiunto in seguito, a detta di id Software). Dedicheremo a questa modalità uno speciale dedicato, per cui vi invitiamo a restare sintonizzati su queste pagine. A sorprendere è invece il comportamento del gioco a risoluzioni più elevate. Con la stessa configurazione hardware sopracitata ma con una risoluzione di 3840×2160 in modalità ultra-incubo DOOM Eternal ha fatto faville, mantenendosi su 60 FPS granitici e stabili nonostante i driver video non fossero quelli definitivi. Insomma, con queste prestazioni siamo sicuri che anche con schede video meno performanti il titolo di id Software sarà uno spettacolo da vedere e da giocare. Testo della versione PC a cura di Amedeo Davit |
Concedetecelo: in una scala da 1 a 666, DOOM Eternal è bello 665+1. Bethesda e id Software hanno fatto una promessa, dimostrandosi perfettamente in grado di mantenerla: nel corso delle quindici ore circa che occupano la campagna principale, scoprirete un gioco in continua e bilanciata evoluzione, dove gameplay, level design e persino colonna sonora si fondono per un’esperienza memorabile, che non lascia spazio a incertezze. Mai fermarsi, mai esitare perché dubitare significa andare incontro a morte certa: fidatevi e affidatevi al vostro istinto, ci penserà il gioco stesso a nutrirlo dall’inizio alla fine. DOOM Eternal è, a mani basse, la quintessenza dello sparatutto, un’opera cruda, sopra le righe e bellissima dove il sangue scorre a fiumi quanto l’andrenalina. Imparerete molto e sacrificherete altrettanto ma ne sarà valsa la pena, perché il DOOM Slayer è tornato per consacrarsi alla gloria eterna che gli spetta e l’Inferno può solo rimandare l’inevitabile. |