Doom Trilogy – Recensione

Se Wolfenstein 3D è stato in origine il principe degli sparatutto, Doom ne è diventato senz’altro il Re. Uscito nel 1993 per PC, il famigerato gioco sviluppato da id Software era il perfetto connubio tra la nascente grafica tridimensionale ed un’inarrestabile violenza, esaltata dalla colonna sonora metal che ancora oggi si fatica a dimenticare.
Sono state numerosissime le trasposizioni, da quella per Game Boy a quella per PS One, dal Nintendo 64 ai dispositivi iOS.
E questo mese, in occasione dell’ anniversario venticinquennale, Bethesda ha infine rilasciato la trilogia originale su Xbox One, PlayStation 4 e Switch, dando a noi irriducibili nostalgici nerd, un motivo indiscutibile per arricchire ulteriormente il nostro parco giochi casalingo. 

Chi conosce la saga sa bene che i primi due capitoli fanno storia a sé, sia per l’uscita (li separa un solo anno di distanza) che per il leitmotiv che racchiude ambientazioni e gameplay, molto diverso da ciò che è rappresentato in Doom 3.

Doom

 

Il primo Doom, soprattutto per chi non hai mai avuto la fortuna di giocarlo, è un’esperienza unica: ci si mette un po’ a prendere confidenza con i comandi di 30 anni fa, con l’impossibilità di saltare o di mirare con precisione e soprattutto a difficoltà più elevate, soccombere alle orde di demoni sarà la prassi.

La rapidità dell’azione, il numero di nemici da abbattere (incredibile per l’epoca) e la ricerca quasi spasmodica di segreti, munizioni e armi distruttive rappresentano il fulcro stesso del titolo, lontano anni luce dalla complessità narrativa e tecnica degli sparatutto odierni.

É impossibile però non subire il fascino di un’opera del genere, per certi versi così antica, ma così attuale, tanto che il reboot del 2016 ha molti più punti in comune con il Doom originale che con Doom 3, spiegando così la volontà degli sviluppatori di tornare agli antipodi, a ciò che davvero rappresentava lo sparatutto, tralasciando gli “esperimenti” di percorso mai troppo digeriti dalla fan-base.

É impossibile non subire il fascino di un’opera del genere, così antica, ma così attuale

Ciò nonostante, la vera rivoluzione arriva con Doom II, titolo in cui Carmack e Romero mettono anima e cuore, sviluppando più che un seguito, un’estensione naturale della loro originale creatura. Doom II vuol dire più armi, più nemici, più sangue: è con tutta probabilità il gioco che i due giovani sviluppatori avevano in mente fin dall’inizio, ma per motivi economici e temporali non hanno portato sugli scaffali.
I livelli di gioco godono di una maggiore complessità (pur sfruttando gli asset originali, con qualche piccola modifica) ed i ritmi sono ancora più serrati a causa della moltitudine di demoni che vi ritroverete da affrontare senza sosta.

Doom

Tecnicamente il titolo non ha subito nessuna variazione degna di nota rispetto al capitolo precedente, ma pad alla mano si apprezza fin da subito il cambio di registro che in brevissimo tempo lo farà diventare il Doom più amato dalla fan base, che ancora oggi lo corona come uno dei migliori giochi mai concepiti.

Il Doom Slayer come ben sappiamo, si porta dietro un arsenale capace di seminare morte e distruzione perfino all’inferno, grazie ad armi come la doppietta, il fucile al plasma o il BFG (che ancora oggi ritroviamo come easter egg in altri titoli prodotti da Bethesda, come Rage 2) e messa da parte la (comunque trascurabile) trama, ci si lascia coinvolgere da questo eccessivo quanto delizioso tripudio di violenza e sangue tridimensionale.

Doom 3 ha un’impostazione diversa, più survival-horror

Il terzo capitolo fa invece storia a sé, a causa di un’impostazione più survival-horror, maggiormente incentrata sull’esplorazione e meno votata alla frenesia.
Gli ampi spazi delle precedenti versioni lasciano il posto a claustrofobici corridoi, dove la luce fatica ad illuminare gli angoli bui ed il pericolo è sempre dietro l’angolo, mentre i massacri di centinaia di demoni infernali sono sostituiti da scontri ravvicinati, molto più letali, ma molto meno spettacolari.

All’epoca della sua uscita, pur osannato dalla critica per la grafica avanguardista, per molti versi non è riuscito a far breccia nel cuore degli appassionati, scontenti della nuova scelta stilistica operata dalla software house.
Paradossalmente, Doom 3 è il capitolo che appare più in forma in quest’ultima riedizione: l’ultima volta l’avevamo visto su PlayStation 3 e Xbox 360 nella sontuosa BFG Edition, ma sulle nuove console e soprattutto sulla portatile Switch, Doom 3 è molto appagante, seppur in maniera trasversalmente diversa rispetto ai primi due.

Doom

L’unica nota negativa in questo golosissimo pacchetto è senza dubbio la necessità di doversi collegare alla rete (bethesda.net) con il proprio profilo e quindi per giocare è necessaria una connessione online. Ci possiamo passare sopra per le versioni Xbox One e PS4, che in un modo o nell’altro sono sempre connesse ad internet, ma per Switch questa diventa un’impedenza non da poco, soprattutto se si è fuori casa in modalità portatile.

Dal canto suo, Bethesda ha promesso una patch a tempo record per risolvere la questione, quindi non ci resta che attendere fiduciosi.
Il prezzo dei tre giochi è invece super-invitante, si parla di 4.99€ per Doom e Doom II e 9.99€ per il terzo: con un totale di 20€ quindi ci portiamo a casa una delle trilogie videoludiche più belle di sempre, che in qualche modo miracoloso riesce ad infrangere le barriere del tempo, rimanendo sempre attuale ed estremamente divertente.

 

Conclusioni

La trilogia di Doom è qualcosa di speciale e per chi non ha mai avuto l’occasione di metterci le mani sopra, a questo prezzo, rappresenta un’occasione a dir poco irrinunciabile.

Che funga da antipasto per l’imminente Eternal, che sia un piacevole svago sotto il sole di agosto o l’ennesimo acquisto di un collezionista incallito, Doom rimane sempre e comunque uno dei più grandi traguardi nella storia degli sparatutto e più in generale, dei videogiochi anni ’90.

Questa trilogia rappresenta senza dubbio una delle migliori uscite di luglio su tutte le console disponibili: cosa state aspettando?

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