Doom Switch
09 Nov 2017

DOOM (Nintendo Switch) – Recensione

Sembra proprio che i fortunati possessori Nintendo Switch non possano lamentarsi di come abbia ingranato la loro console nel primo anno di vita.

Tante esclusive di assoluto valore, uno store digitale in continua crescita e parecchi titoli multipiattaforma usciti già su PS4 e Xbox One che si apprestano a raggiungere il piccolo gioiello targato Nintendo.

Tra questi figura DOOM, sparatutto in prima persona targato Bethesda uscito lo scorso anno per le principali piattaforme videoludiche, che ha riscosso un grande successo di pubblico e critica, piazzandosi rapidamente tra i migliori shooter di questa generazione.

DOOM è solo uno dei giochi che arriveranno su Switch (Skyrim e Wolfenstein II: The New Colossus i prossimi) a marchio Bethesda, la quale è senza dubbio una delle software house che più si è impegnata nel dare fiducia a Nintendo, elogiandone in molte occasioni l’hardware sul mercato.
La sfida era principalmente di carattere tecnico: DOOM è un gioco frenetico e spietato, che fa della sua granitica fluidità un vero e proprio marchio di garanzia: cosa potevamo aspettarci da una console che fatica a raggiungere le prestazioni delle versioni standard di PlayStation 4 e Xbox One?
Non più di quello che gli sviluppatori sono riusciti a tirar fuori, per la verità, e vi assicuriamo che non è poco.

Doom Switch

Per chi non avesse avuto l’occasione di provare DOOM finora, sappia solo che la campagna è ambientata in larga parte su Marte, dove la razza umana ha ormai da anni le proprie colonie ed i propri centri di raccolta di energia Argent, una fonte apparentemente inesauribile di potere, estratta dalle profondità del pianeta. La scoperta di simboli arcaici artificiali spinge gli scienziati del centro di ricerca ad indagare, fino a scoprire che esiste un varco dimensionale tra gli inferi ed il pianeta rosso.

Inutile cercare di resistere alle lusinghe del diavolo, che in breve tempo assoggetta al proprio volere Olivia Pierce, la dottoressa a capo del progetto Lazarus, costringendola ad aprire una frattura tra i mondi, permettendo l’invasione delle forze del male. Unico compito del nostro eroe, l’impavido e silenzioso “Doom Guy” risvegliatosi su una sorta di altare sacrificale, è quello di ricacciare indietro la feccia demoniaca, a suon di piombo rovente. Alla campagna, della durata di circa 16 ore, si aggiunge la modalità Arcade che permette di rigiocare ogni livello calcolando un preciso punteggio in base alle prestazioni, con tanto di obiettivi e medaglie per il primo, secondo e terzo posto.

Ciò che è stato maggiormente apprezzato in questo reboot è l’eccellente sistema di gioco, che basa la sua essenza sulle abilità del giocatore, sui suoi riflessi e sulla personale capacità di analizzare l’ambiente per sfruttarlo a proprio vantaggio. D’altronde in DOOM il protagonista è in costante inferiorità numerica, assaltato senza tregua da orde di demoni sanguinari, rapidi e letali: il trucco è non smettere mai di muoversi, assoggettando il serrato ritmo di gioco alle proprie esigenze e sfruttando il nutrito equipaggiamento per non lasciare scampo ai nemici.

Come ci si aspettava però, il feeling del sontuoso gameplay nella versione Switch del titolo è da rivalutare. Al netto del dimezzamento dei frame per secondo osservabili sulla piattaforma Nintendo (il gioco gira infatti a 30fps, invece che a 60fps come sulle console rivali), i caricamenti nella campagna e nel multiplayer sono molto più rapidi ed il risparmio di batteria in versione portatile è di gran lunga superiore alle nostre aspettative.

ll dettaglio grafico generale ha subito un ulteriore downgrade rispetto alle versioni PS4 e Xbox One

Purtroppo permane un rallentamento nel caricare le textures più semplici e un’immagine palesemente più sgranata e meno nitida di come ricordavamo. Il dettaglio grafico generale ha subito un ulteriore downgrade rispetto alla versione dello scorso anno, chiaro segno dei compromessi a cui Bethesda è dovuta scendere per rendere godibile il gioco anche su Switch. La buona notizia è che però la versione portatile di DOOM è esattamente la stessa di quella casalinga (su Switch), il che vuol dire che potrete giocare DOOM in alta definizione a 720p anche in viaggio, senza dovervi accontentare di una trasposizione surrogata.

Nonostante le limitazioni infatti, il titolo in chiave “undocked” è un piccolo miracolo tecnico e vi assicuriamo che impugnare un fucile a pompa e spappolare orrende mostruosità infernali stando comodamente seduti in treno, in aereo oppure nella sala d’attesa del dentista, rappresenta un traguardo davvero notevole. Senza contare che DOOM è a conti fatti, il primo sparatutto in prima persona pubblicato su Switch; difficile immaginare un esordio migliore.

L’unica nota stonata è rappresenta dalla posizione dei comandi, che su Switch non riescono in assoluto a garantire lo stesso comfort di un joypad per PS4 o Xbox One, pensati appositamente per titoli competitivi. Si perde parte dell’immediatezza e dell’intuitività che tanto hanno caratterizzato il brand, anche se modificando in parte la mappatura standard dei tasti si riesce a colmare parzialmente il gap.

Doom Switch

Il multiplayer nella sua interezza è anch’esso riportato in questa nuova versione. E non intendiamo solo tutte le mappe del gioco originale, ma anche tutte le espansioni uscite successivamente con tanto di demoni, armi e skin per le armature, tutto quanto incluso senza costi aggiuntivi in un unico pacchetto. Dal punto di vista competitivo poco muta rispetto al passato, tenendo comunque conto che i cambiamenti apportati per questo adattamento sono ovviamente presenti anche nella compagine online. L’assenza di un radar per gli avversari e di posti relativamente sicuri dove riprendere fiato, costringe ogni giocatore ad essere in continuo movimento, nella speranza di potenziare l’armatura grazie ai numerosi power-up disseminati in giro ed uscire vincenti dal prossimo inesorabile scontro. In esperienze del genere la fortuna purtroppo conta poco: giocare al multiplayer di DOOM richiede bravura, tempismo e precisione.

Sotto un’attenta analisi tecnica, si tratta di una produzione limitata, ma non per questo meno riuscita

L’utilizzo del doppio salto è prassi obbligatoria per schivare buona parte dei colpi ricevuti e la mancanza dell’iron-sight, che nei primi momenti disorienterà buona parte dei giocatori, di fatto costringe ad essere ancora più accurati. Il sistema di ricompense torna invariato e anche qui, alla fine di ogni match, sarete premiati con esperienza e consumabili che apporteranno piccoli vantaggi passeggeri da sfruttare successivamente.

Grande assente è invece la modalità SnapMap, l’innovativo sistema di creazione e condivisione di mappe originali create direttamente dagli utenti. Per ragioni poco chiare, id Software non ha voluto includere SnapMap all’interno di DOOM per Switch, lasciando il titolo orfano di una delle introduzioni più apprezzate dai fan. Nulla da dire sul comparto sonoro, che di ottima fattura era prima e di ottima fattura è anche adesso, grazie ai brani di un Mick Gordon in stato di grazia. I brani sono incalzanti, rudi e potenti, con alcuni riff presi in prestito dal passato e riadattati, semplicemente perfetti per uno sparatutto del genere, che perdono un po’ solo se ascoltati dall’uscita stereo della console portatile, palesemente inadatta a cotanta abbondanza acustica.

Conclusioni

Difficile non considerare un successo questo primo porting di lusso per Nintendo Switch, visto quanto di buono è riuscita a fare Bethesda con DOOM. Ciò che ricordavamo di buono dello shooter sviluppato da id Software l’abbiamo ritrovato anche qui e per di più (all’occorrenza) anche in chiave portatile. C’è da considerare i già citati compromessi tecnici, inevitabile punto oscuro di una produzione altrimenti perfetta, a causa di una console che purtroppo non riesce a raggiungere le stesse prestazioni delle rivali, almeno non senza qualche sacrificio.

Difficile per chi ha già giocato DOOM su PlayStation 4, su PC o su Xbox One giustificare un secondo acquisto su Switch, tranne ovviamente per la libidine videoludica di poterlo giocare ovunque e senza barriere. Sotto un’attenta analisi tecnica, si tratta di una produzione limitata, ma non per questo meno riuscita.

C’è poco da fare: DOOM è sempre DOOM. Ed il ricchissimo pacchetto, seppur orfano della modalità SnapMap, rappresenta una ghiotta occasione soprattutto per chi non ha ancora avuto modo di giocarci finora; a patto di comprendere e sopportarne le inevitabili lacune.

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