Colonia – Al termine della furiosa Battaglia di Kirkwall in Dragon Age 2 ci ritrovammo dinanzi al principio della Guerra tra Maghi e Templari. Con il Campione scomparso ed il Circolo dei Magi ormai sciolto, il precario equilibrio politico volse al crollo ed ora, in Dragon Age: Inquisition, i problemi non sono di certo giunti al termine poiché nei panni dell’Inquisitore avremo a che fare con la rottura del Velo ed il caos dilagante.
Nulla di nuovo nel Thedas, ma gli intrighi politici, gli intrecci complessi e le atmosfere cupe hanno sempre fatto parte della serie. Ciò che rende davvero innovativo questo terzo episodio, però, è la struttura del gameplay completamente rinnovata che tenta di svincolarsi dall’ingombrante fallimento che fu il suo predecessore. Per fare ciò, Dragon Age: Inquisition ripresenta l’approccio tattico tanto caro a Dragon Age: Origins e ad altri titoli a marchio Bioware ed inoltre migliora l’elemento dell’esplorazione, una chiave di volta per ogni gioco di ruolo moderno. Ma i combattimenti sono davvero all’altezza della fama dello studio di sviluppo? La trama sarà ancora per una volta profonda e dettagliata?
Le enormi aspettative su questo titolo lo hanno reso uno dei giochi più attesi ed interessanti della gamescom e noi abbiamo avuto modo di poter provare finalmente con mano le novità introdotte.
La caratteristica che più spiazza in Dragon Age: Inquisition è sicuramente l’ampiezza delle zone esplorabili: nulla a che vedere con i precedenti capitoli in cui gli stessi ambienti venivano ripetuti più volte e le ambientazioni non erano numerose. In Inquisition avremo tre regioni grandissime e le dichiarazioni del lead designer sulla vastità della mappa trovano riscontro fin dai primi minuti. Non importa se vorremo utilizzare i nostri piedi, un cavallo o il viaggio veloce, poiché lo spostarci da un punto all’altro richiede comunque molto tempo e sono davvero tantissime le strade che possiamo intraprendere per giungere ad una meta da noi scelta.
Nel nostro caso, siamo stati trasportati in mezzo ad una vasta palude colma di ghoul e non morti di ogni sorta. Partendo da un accampamento, la nostra missione prevedeva la necessità di cercare altre zone sicure in cui stabilire nuove basi, tuttavia la ricerca è stata davvero ardua. Non solo la zona brulicava di nemici, ma il setting notturno non aiutava di certo ad identificare le minacce vicine o lontane. Per aiutare a migliorare il nostro rapporto col buio imperante, per fortuna sulla strada ogni tanto abbiamo potuto trovare dei punti di interesse in cui accendere delle speciali torce capaci di illuminare la strada e rivelare le rotture nel Velo.
Ebbene, la nostra missione come Inquisitore prevede l’investigazione di tutto ciò che sta accadendo nel Thedas e la nostra abilità speciale consiste nella capacità di chiudere le fratture tra Velo e mondo reale per impedire alle creature di emergere dall’oltremondo. L’ambientazione della palude ci ha trasmesso emozioni di angoscia e smarrimento ed in effetti ci eravamo davvero smarriti tanto da aver fatto appello alla mappa, uno strumento davvero utile in questo nuovo Dragon Age: Inquisition. Premendo l’apposito pulsante, avanti a noi si è aperto un menù fatto a raggiera molto semplice ed intuitivo che ci ha ricordato quello di Skyrim. Ogni raggio può richiamare le sezioni relative al Diario, all’Inventario, alle caratteristiche del personaggio e così via. Al centro del menù, invece, è possibile selezionare la mappa che si apre a pop-up. Comunque sia, il nostro cammino è ricominciato dopo la selezione del waypoint successivo e l’avventura ci ha portato verso una grossa grotta in cui era finalmente possibile installare il secondo accampamento.
Ad ogni modo, abbiamo deciso di svincolarci dalla missione per provare meglio le caratteristiche dei combattimenti di Inquisition. In effetti, appare subito chiaro come Bioware abbia deciso di ritornare sui suoi passi, propendendo così verso un approccio che fosse un naturale bilancio tra le qualità del primo capitolo e quelle del secondo. La visione tattica è quella che ci ha impressionato di più: questa feature è stata sviluppata in modo davvero raffinato e consente un controllo completo sugli altri companions, i quali nella nostra prova erano tre, tutti al completo. Qualora non volessimo controllare fin nei minimi dettagli le strategie con la visione tattica, i nostri compagni si comportano in modo abbastanza intelligente, mostrando una buona A.I. che ci aiuta a sopravvivere ai combattimenti più disperati. Potendo alternare i personaggi principali con i tasti della croce direzionale in modo immediato, abbiamo comunque scelto di usare principalmente il protagonista. Il combattimento ci è risultato frenetico e nel puro stile Dragon Age, dove le varie abilità possedute dall’avatar erano attribuite ad una specifica pressione dei tasti. Resta favolosa la resa grafica degli effetti di ogni magia o capacità, anche se a volte la presenza di tutte quelle luci può confondere il giocatore impedendogli così di vedere bene il campo di battaglia. Tuttavia, la possibilità di fare centrare ed agganciare il bersaglio è una manna dal cielo per risolvere ogni confusione nel mezzo dei conflitti.
Non abbiamo potuto provare la personalizzazione del protagonista, che nella nostra prova era femminile e circondata da 3 compagni con classi che spaziavano dal ranger al mago più classico. A quanto ci è parso, è necessario avere un mago nel party poiché certe interazioni col mondo di gioco possono essere fatte esclusivamente da uno con quella classe e, soprattutto, nei combattimenti le sue magie hanno delle AoE utili per togliere di mezzo le minacce minori per potersi concentrare sui miniboss o i boss di ogni sorta. Girando a zonzo abbiamo anche incontrato degli spettri davvero tosti che ci hanno quasi ucciso. Se non fosse stato per le magie curative, avremmo lasciato le penne pochi minuti dopo dall’inizio. In effetti, la difficoltà in Dragon Age: Inquisition pare essere sensibilmente aumentata, ma non possiamo dirlo con certezza in quanto solo la versione definitiva avrà le giuste proporzioni delle variabili in-game.
Abbiamo potuto vedere, infine, lo skill-tree legato principalmente ai vari archetipi dei GDR, da abilità incentrate sulla magia ad abilità più propense ai combattimenti corpo a corpo. Niente di innovativo, ma la formula funziona e rimane ancorata al classicismo di questo genere di giochi. Ultima postilla la dedichiamo all’aspetto narrativo, punta di diamante dei prodotti Bioware. Nel tempo dedicato all’esplorazione non abbiamo potuto assistere a numerosi dialoghi e di certo, in un gioco così lungo e vasto, non abbiamo potuto scalfire la trama nemmeno dell’1%. Dalle poche interazioni avute con gli NPC, possiamo all’incirca riconfermare che c’è un’attenzione viva verso questa componente, perciò possiamo dire tranquillamente che su questo versante non ci saranno molti problemi.
A noi, comunque, il gioco è piaciuto ed abbiamo apprezzato la capacità di Bioware di imparare dai suoi errori. Pur non essendo tecnicamente eccelso, vista la grafica che pur attestandosi a livelli alti non fa gridare al miracolo, Dragon Age: Inquisition era il campo di prova per salvare una serie e da questa anteprima ci sembra che sia stato fatto un ottimo lavoro.
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Dragon Age: Inquisition viene promosso sul campo e ci è apparso come il giusto bilanciamento tra il primo ed il secondo capitolo. Bioware apparentemente ha saputo rimediare ai suoi errori ed è riuscita a produrre qualcosa capace di risollevare il marchio, al fine di farlo stagliare di nuovo nel panorama dei GDR di qualità. Il titolo uscirà in Europa il 20 novembre 2014 e noi non vediamo l’ora di poterlo provare ancora ed ancora.
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