Dragon Ball Z Kakarot
20 Gen 2020

Dragon Ball Z: Kakarot – Recensione

Se qualcuno ci dicesse che al mondo esistono persone che non hanno mai sentito parlare di Dragon Ball stenteremmo a crederci, almeno tra coloro che sono cresciuti a colpi di Kamehameha e di alzate di mano al cielo per la sfera Genkidama. E non è un mistero che le avventure di Goku e amici siano diventate fenomeno di culto, un’epopea impossibile da dimenticare e che rimane (e rimarrà) per sempre nel cuore degli appassionati.

Lo sanno molto bene anche i ragazzi di CyberConnect2 e Bandai Namco proponendoci Dragon Ball Z: Kakarot, un’avventura che permette di rivivere l’intera saga Z dall’arrivo dei Saiyan fino alla disfatta di Majin Bu, in una veste per certi versi tutta nuova, condita anche da fasi di esplorazione e da combattimenti all’ultimo colpo.

Ripercorrere una saga che ha cresciuto intere generazioni è stato molto appagante e nostalgico, ma il viaggio alla ricerca delle Sfere del Drago di Dragon Ball Z: Kakarot non è filato sempre liscio come l’olio, presentando alcune incertezze su alcuni aspetti di gioco, pur rimanendo un’esperienza elettrizzante.

Dragon Ball Z Kakarot

La storia ormai la conosciamo un po’ tutti: l’ambizione di Kakarot di fronteggiare avversari sempre più forti, la redenzione di alcuni villain e il valore unico dell’amicizia, sono solo alcuni degli aspetti dello shōnen più famoso da trent’anni a questa parte. Dragon Ball Z Kakarot punta su questo, sulla storia, una narrativa indissolubile ed eterna, riprodotta (quasi) fedelmente e intervallata da grandi macroaree da esplorare e combattimenti con tutti i cattivoni della serie Z.

L’ultima fatica di CyberConnect2 ci viene presentata come un GdR d’azione in cui è possibile potenziare il nostro personaggio in tantissimi metodi diversi: combattendo contro gli avversari più ostici, mangiando della succulenta carne (o qualsiasi altro piatto che stuzzichi il nostro palato), raccogliendo oggetti in tutte le aree e settando degli emblemi anima (una sorta di gettone personaggio) ottenibili avanzando nella storia.

Dragon Ball Z: Kakarot punta su una narrativa indissolubile ed eterna

Questi ultimi ci hanno colpito particolarmente, perché non solo si rivelano estremamente utili per vantaggi strategici e bonus di gioco, ma anche perché sono perfettamente in linea con tutto l’universo di Dragon Ball. In altre parole, ogni gettone che riuscirete a ottenere potrete assegnarlo a una bacheca comunità, cercando al tempo stesso di settare emblemi anima affini uno accanto all’altro per dare maggiore spinta alla vostra avventura. Si tratta di una caratteristica molto originale, difficilmente vista in altre produzioni, che ci ha fatto davvero piacere sperimentare in tutte le sue possibili combinazioni.

Dragon Ball Z Kakarot

D’altro canto, per una progressione omogenea toccherà anche potenziare i vari attacchi speciali: per farlo basterà semplicemente raccogliere delle sfere Z nel mondo di gioco e vincere gli scontri contro gli avversari più agguerriti, accrescendo di conseguenza le statistiche nell’albero delle abilità specifico. Senza dimenticare i punti di allenamento su mappa, luoghi dove sconfiggendo alcuni avversari tramite l’allenamento mentale si verrà ricompensati con nuove e devastanti tecniche.

A chiudere il cerchio dei potenziamenti ci pensa la cucina: consumare un piatto o meglio ancora una ricetta completa (ottenibile generalmente nelle missioni secondarie) darà una spinta permanente alle statistiche ed effetti di supporto temporanei. Il rovescio della medaglia è il raccogliere gli ingredienti, che spesso e volentieri porta via tantissimo tempo e si rivela troppo frustante nel lungo periodo.

Dragon Ball Z Kakarot

Per quanto siano fedeli e molto vasti, i vari luoghi del mondo di Dragon Ball Z: Kakarot ci sono sembrati un po’ spogli e con attività collaterali che purtroppo si contano sulla punta delle dita. Ogni area è caratterizzata da zone di pesca (molto simpatiche a dir la verità), ingredienti da raccogliere, alcune tipologie di animali da cacciare e oggetti più o meno rari da rintracciare con i sensi dell’aura. A lungo andare questi aspetti non garantiscono quell’immedesimazione tipica dei giochi di ruolo, e risultano frustanti e fin troppo ripetitivi.

Il titolo presenta incertezze su alcuni aspetti di gioco

Dragon Ball Z: Kakarot – e non a caso prima ve lo abbiamo introdotto con “ci viene presentato” – dovrebbe essere un Action/RPG, in cui sentirsi in perfetta simbiosi con gli eroi che impersoniamo, soprattutto dal punto di vista della progressione. Sembra invece che gli sviluppatori abbiano pensato a un sistema di livellamento predeterminato, che non vi permetterà (quasi) mai di avere un personaggio molto più forte del villain di turno, in quanto i nemici presenti su mappa saranno spesso molto inferiori al vostro livello o in alcuni casi eccessivamente potenti. Quest’ultimi vengono segnalati con una coroncina rossa e sono legati a un’attività collaterale del gioco, quindi fronteggiateli solo a tempo debito. Una scelta più o meno condivisibile, non necessariamente negativa, ma che forse ci mette più davanti a un picchiaduro d’azione con alcune caratteristiche RPG piuttosto che a un gioco di ruolo nudo e crudo.

Altro aspetto che ci ha lasciato l’amaro in bocca è la varietà di nemici secondari presenti in gioco: in tutte le ore che passerete in compagnia di Dragon Ball Z: Kakarot non farete altro che incontrare sempre gli stessi avversari. Purtroppo un titolo del genere dovrebbe offrire una selezione più ampia di bestiario, soprattutto se pensate che alcuni “scheletrazzi” verranno riproposti anche nelle missioni secondarie, o comunque in contesti in cui non c’entrano assolutamente nulla.

E a proposito di missioni secondarie, purtroppo quest’ultime, anche se alcune offrono diversi retroscena della lore di Dragon Ball, sono noiose, con poco mordente e soprattutto troppo cicliche. Non sono altro che missioni di raccolta oggetti e ingredienti, combattimenti e salvataggi annessi. C’è da dire che portarle a compimento è assolutamente opzionale, però farlo garantirà qualche livello in più in vista di battaglie più impegnative.

Come la serie ci insegna, potevano mai mancare le Sfere del Drago? A circa metà gioco, potrete partire alla ricerca di questi globi mistici che esaudiranno (praticamente) qualsiasi vostro desiderio, come oggetti rari e ricchi bottini, oppure resuscitare qualche vecchio avversario per affrontarlo di nuovo, a vostro rischio e pericolo.

Dragon Ball Z: Kakarot risplende in tutta la direzione artistica

Bisogna riconoscere però che Dragon Ball Z: Kakarot ha un ottimo Combat System molto facile da padroneggiare, contraddistinto da combo più o meno automatiche e da attacchi dell’aura mozzafiato: basteranno pochissimi incontri infatti per riuscire a entrare in piena sintonia con le meccaniche. L’esperienza di CyberConnect2 sotto questo punto di vista si sente tutta, un’esperienza maturata anche con la saga di Naruto: Ultimate Ninja Storm.

Per sommi capi, ogni incontro è avvincente e prevede una buona dose di strategia: ve ne accorgerete sul pianeta Namecc, quando l’asticella inizierà a crescere in modo esponenziale. Ogni personaggio giocante può utilizzare fino a quattro tecniche speciali, chiedere (a volte) supporto agli alleati ed effettuare trasformazioni, come nel caso di Goku e Vegeta. Sarà inoltre molto importante ricaricare l’aura, effettuare una schivata perfetta e pararsi al momento giusto.

Dragon Ball Z: Kakarot risplende in tutta la direzione artistica: eventi narrati fedelmente in linea con l’anime fino alla conclusione della serie Z e personaggi realizzati in cel shading con una grafica davvero molto convincente. Menzione d’onore va alla colonna sonora: per la prima volta in un videogioco di Dragon Ball, potrete scorrazzare accompagnati dalle soundtrack originali della serie animata, un aspetto davvero encomiabile e da non sottovalutare minimamente.

A parte alcune note stonate, Dragon Ball Z: Kakarot (già disponibile per PS4, Xbox e PC) è un titolo che intrattiene e fa scendere qualche lacrimuccia nel rivivere la storia nella sua interezza. Di certo non possiamo considerarlo come il tie-in definitivo, ma siamo sicuri che varrà comunque la pena rivivere le avventure di Kakarot e di tutti gli altri.

Conclusioni

Dragon Ball Z: Kakarot è probabilmente il titolo più colmo di fanservice mai realizzato ispirato all’opera più amata del sensei Akira Toriyama. Il titolo permette di rivivere tutte le avventure di Goku e compagni della serie Z in un modo mai visto prima, coprendo tutti gli archi narrativi, dall’invasione dei Saiyan fino alla sconfitta di Majin Bu. Questo viaggio per salvare l’universo però incontra alcuni imprevisti durante il percorso, come un sistema di progressione non troppo convincente, missioni secondarie piuttosto scialbe e una varietà di nemici secondari quasi totalmente assente.

Dall’altro lato ci ritroviamo un Combat System molto convincente e di facile apprendimento, che riproduce fedelmente ogni suono e tecnica che abbiamo imparato ad amare, e una colonna sonora ripresa totalmente dall’Anime. Questo viaggio nella storia originale avrà una durata di circa 40 ore, escludendo le varie attività collaterali.

Dragon Ball Z Kakarot rimane però una buona esperienza che avrebbe potuto offrire qualcosina in più con maggiori accortezze. I fan saranno al settimo cielo nel rivivere le gesta dei guerrieri Z in un’epopea che ormai è una parte di storia dell’animazione giapponese.

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