Un passato visto con occhi moderni
E alla fine il segreto (di pulcinella) è stato svelato: dopo un breve teaser che pochi dubbi aveva lasciato, Dragon Quest III HD-2D Remake (già prenotabile da GameStop, a questo link) si è mostrato al pubblico durante il recente Nintendo Direct ed è pronto a presentarsi alle nuove generazioni di giocatori per raccontare la storia delle origini del leggendario eroe Erdrick – o Roto, come è originariamente chiamato in Giappone.
Non siamo davanti a un evento “epocale” nel senso stretto del termine, come sarebbe potuto avvenire nel caso di un vero e proprio remake totale in 3D, ma la mossa di Square Enix non è assolutamente da sottovalutare, anzi: in un mondo che porta avanti il genere JRPG in modo sempre più creativo e sperimentale, a volte anche in casa dello stesso publisher, presentare un’istantanea viva e brillante di ciò che ha contribuito a rendere la serie Dragon Quest così fondamentale per milioni di giocatori.
Il rischio però in alcuni casi è quello di risultare ermetici, distanti, quasi “elitari” nelle riproposizioni, incappando in una sorta di gatekeeping involontario che porti a respingere quelle stesse persone che maggiormente potrebbero giovare da questo tuffo nel passato. E Dragon Quest III HD-2D Remake pur essendo consapevole di essere un titolo rivolto a un pubblico di appassionati, sta provando a offrire un interessante “ammorbidimento” alla formula classica, che attualizza a dovere un’opera risalente alla fine degli anni 80.
Sul perché si sia scelto di iniziare con il terzo capitolo e non i precedenti, è presto detto: a livello meramente cronologico, è con questo gioco che hanno inizio le avventure di Erdrick/Roto, ed è quindi opportuno cominciare da qui. Questo “saltellare” per i titoli del franchise è stato però preso seriamente dal team, in quanto saranno presenti interventi (più o meno piccoli) a livello narrativo che renderanno più semplice la sinergia con Dragon Quest I&II HD-2D Remake, sequel cronologici in arrivo il prossimo anno in un unico pacchetto.
È con questo gioco che hanno inizio le avventure di Erdrick/Roto
Questo è quanto ci è stato raccontato durante la nostra prova in anteprima, svoltasi qualche giorno fa in sede Plaion e introdotta con un velo di mistero, ma con consapevolezza da parte di organizzatori e stampa, che aveva messo insieme tutti gli indizi rilasciati nelle ultime settimane. Piccola curiosità: Square Enix ci teneva così tanto all’impatto che questo progetto avrebbe avuto durante il Nintendo Direct che durante la nostra prova non siamo stati messi al corrente né della data di annuncio né tanto meno dell’esistenza di un secondo gioco in arrivo nel corso del 2025. Sorpresa riuscita, niente da dire!
Tornando a noi, un’ora o poco più è il tempo che è stato concesso con il gioco, proposto in versione Nintendo Switch in portabilità. Come i Cavalieri di Re Artù i vari redattori/creator si trovati attorno a una tavola (non proprio rotonda) a testare il gioco, ed è stato divertente notare come la concentrazione fosse tale da ricreare un silenzio che ricordava quello delle tavolate all’arrivo di un pasto gustoso. Scherzi a parte, anche se il mood non era così distante da quell’immagine, in breve sono diventato vittima del classico gameplay loop della serie, che ti prende e non ti molla più.
Rivivere un vecchio classico “attualizzato” grazie allo stile HD-2D è sempre un piacere
L’impatto iniziale è stato decisamente gradevole: rivivere un vecchio classico “attualizzato” grazie allo stile HD-2D è sempre un piacere e stuzzica la nostra voglia di poter rivivere tutti i titoloni del passato in questa nuova veste. Qualche tempo fa abbiamo visto interventi meno corposi in quest’ottica, come nel caso di Final Fantasy VI Pixel Remaster, comunque apprezzati dal pubblico, a testimonianza di come un restauro fatto come si deve sia sempre accolto positivamente. Ancora meglio se consideriamo che questo terzo capitolo capitalizza quanto introdotto in Octopath Traveler in una forma più colorata, vivace e adatta alle atmosfere della saga, risultando più che godibile già sulla piccola ibrida di Nintendo. C’è da chiedersi quali risultati potrà raggiungere sulle console da casa, magari in modalità “grafica” che consente di visualizzare questo piccolo spettacolo retro in 4K.
L’esperienza è stata piuttosto semplice, contenuta, ma utile a capire quanto si sia intervenuto a livello strutturale. La prova trattava la parte iniziale, al netto di una intro bellamente saltata, e cominciava nel bel mezzo della locanda della città reale. La mia prima interazione è stata con uno scrigno che mi parlava (i testi erano già in italiano) di bonus preordine e via dicendo. Non posso negare di essere rimasto stranito per un istante, ma tant’è… siamo nel 2024, è stato più il contesto retro a rendere bizzarra la cosa, piuttosto che altro.
È stato implementato un utilissimo indicatore (opzionale) che ci punta proprio al nostro prossimo obiettivo, senza fallo
Formato il party seguendo i suggerimenti del gioco, è cominciata l’avventura: qui notiamo il primo grosso intervento al design dell’esperienza, la cui progressione è stata decisamente semplificata per venire incontro al giocatore moderno. Pur preservando infatti la possibilità di giocare vecchio stile, girando il mondo per ogni suo pixel e parlando con anche il più irrilevante dei passanti per raccogliere indizi utili a trovare la prossima destinazione, è stato implementato un utilissimo indicatore (opzionale) che ci punta proprio al nostro prossimo obiettivo, senza fallo.
Chi è alla ricerca di una nuova storia nel mondo di Dragon Quest e vuole semplicemente ributtarsi nel farming e nella scoperta della trama, apprezzerà moltissimo questa opzione, che snellisce davvero tantissimo l’incedere ed elimina le frustranti sessioni passate a cercare informazioni senza capire realmente a chi rivolgersi. Al tempo stesso, però, si elimina una parte fondamentale del design originale, che calcolava come parte dell’esperienza il tempo perso a “indagare”, e la linearità offerta da questa nuova opzione a conti fatti banalizza un po’ l’esplorazione e può portare a visitare una singola casa in una enorme città ignorando tutto il resto, in quanto si è già ottenuto quello di cui si ha bisogno.
Avere la possibilità di “scegliere” è sempre vincente e Dragon Quest III HD-2D Remake va quindi a coprire ogni necessità
Che questo possa rappresentare un problema o meno, starà al giocatore: avere la possibilità di “scegliere” è sempre vincente e Dragon Quest III HD-2D Remake va quindi a coprire ogni necessità. Volendo infatti è possibile giocare nel modo più “ruolistico” possibile parlando con tutti e “registrando” le conversazioni che riteniamo importanti per rileggerle in seguito.
Ma anche nel resto si è lavorato per attualizzare il gioco, quantomeno in relazione ai più recenti capitoli della serie. Le battaglie mostrano lo status dei nemici indicando i nomi con un colore diverso a seconda di quanti punti vita manchino, è possibile velocizzarle per ridurre i tempi morti e, come di consueto, sfruttare le tattiche per automatizzare gli scontri o gestire ogni minima azione. E se gli incontri casuali (odi et amo) possono risultare provanti, niente paura: da un lato abbiamo la possibilità di curare automaticamente il gruppo, dall’altra l’introduzione di un nuovo (rispetto al titolo originale) sistema di salvataggio che consente di salvare in ogni chiesa e che al tempo stesso offre degli utili autosalvataggi.
È comunque possibile regolare la difficoltà dell’avventura su tre livelli differenti
Guidare il proprio team dalle città ai dungeon è sempre appagante, spendendo ogni moneta guadagnata affettando mostri per migliorare la nostra dotazione (inizialmente fin troppo scarsa) e recuperando le forze alle locande per poi ripartire, salendo di livello e imparando nuove skill e magie sempre più interessanti. Permane la consueta (e per i miei gusti) buffa idea di raggruppare i nemici per tipo e considerarli singoli bersagli, ma ben si sposa con l’efficacia e il costo delle abilità di gruppo a nostra disposizione. È comunque possibile regolare la difficoltà dell’avventura su tre livelli differenti (uno standard e gli altri due rispettivamente più semplice e più difficile) per godersi l’avventura al meglio. Nota a margine personale: il boomerang è come sempre troppo, troppo, troppo divertente per farmare, salvo diventare un pelo inutile contro i boss, ovviamente.
La prova è terminata in un soffio, e preso com’ero dal gameplay quasi non me ne sono accorto. Del tempo passato con Dragon Quest III HD-2D Remake mi è rimasta molto impressa la cura con cui sono state ricreate le ambientazioni nel nuovo stile, e come questo si sposi alla perfezione con gli sprite creati sulla matita di Akira Toriyama: diciamolo, Octopath Traveler e seguito sono bellissimi da vedere ma al tempo stesso un po’ cupi, mentre i colorati personaggi di Dragon Quest, tra eroi e mostri, spiccano e donano moltissima personalità al tutto.
Da amante della saga (pur non essendo superfan), sono rimasto davvero positivamente colpito da questi primi momenti e non vedo l’ora di scoprire come sarà stato reimmaginato il resto. Nuove aree, nuovi personaggi e una storia classica ma fondamentale per la serie ci attendono a partire dal 14 novembre 2024, giorno in cui scopriremo su Nintendo Switch, PlayStation 5, Xbox Series X|S e PC se la grandezza di questo titolo è tale da riuscire a imporsi anche agli occhi del gamer moderno. Per gli appassionati del genere, amanti dei classici, credo proprio che invece si possa guardare alla release già ora con grandissimo ottimismo e curiosità per gli inserti legati a Dragon Quest I&II HD-2D Remake in arrivo nel 2025.