Colonia – C’è poco da fare: basta prometterci la Luna per farci sognare come ragazzini e partire per la tangente, fantasticando di poter viaggiare a bordo di poderose astronavi, dominare galassie, conquistare e plasmare pianeti a nostro piacimento. Ce lo aveva promesso No Man’s Sky, ma dopo un anno Hello Games sta ancora lavorando duramente per mantenere quelle promesse.
Ma non è né la prima, né sarà l’ultima software house a giocare con il nostro atavico desiderio di scoperta intergalattica: ad unirsi al folto gruppo di sognatori del gaming c’è anche il team francese Novaquark, che dopo aver raccolto 7,4 milioni di dollari, tra investitori privati e crowdfunding, si appresta a lanciare la pre-alpha del suo ambizioso Dual Universe, presentatoci a Colonia in occasione della gamescom 2017.
Hanno iniziato con i proverbiali fuochi d’artificio: prima di tutto, il loro è un MMO. Un MMO non diviso in istanze, ma basato su un unico mondo, valido per tutti i giocatori. Un numero infinito di giocatori. Il multiplayer è quindi il fulcro dell’esperienza, non un incidente di percorso. Ma soprattutto, è un mondo, anzi, un universo (attualmente composto da 12 pianeti) persistente, in cui il terraforming è all’ordine del giorno, e in cui l’azione di ogni singolo giocatore sarà visibile a qualunque altro esploratore. Sarà possibile costruire di tutto, plasmando e donando all’ambiente circostante e alle strutture le forme più disparate, con la semplicità e l’intuitività di Minecraft, solo con maggior profondità e precisione. E niente e nessuno vi vieterà di scavare fino a raggiungere il nucleo degli immensi pianeti su cui sarà possibile dar vita alla propria avventura (impiegando approssimativamente 2 ore, stando ai test effettuati dal team), il tutto in completa libertà.
Perché Novaquark ci tiene a precisarlo da subito: non ci sono obiettivi, non c’è una trama, né delle missioni da completare. Lasceranno che siano i giocatori a decidere come comportarsi, cosa fare, come vivere la propria partita su Dual Universe. I tester hanno già iniziato a dividersi in vere e proprie gilde, a mettere in piedi un sistema economico tutto loro, e a commerciare le preziose risorse necessarie a compiere qualsiasi azione nel gioco, dalla costruzione di palazzi e astronavi (che richiederanno di rispettare le leggi della fisica nonostante l’estrema libertà concessa, pena la caduta rovinosa poco dopo il decollo), al rifornimento del proprio veicolo.
E a mettere in cantiere un’immensa stazione spaziale orbitante, visibile ad occhio nudo dal pianeta mostratoci, e raggiungibile in qualsiasi momento, bucando l’atmosfera e volando oltre le nuvole, senza animazioni pre-renderizzate o scorciatoie di sorta. Con l’occasione, abbiamo anche fatto un tour virtuale del satellite del pianeta in questione, con tanto di terraforming anche lì. Il nostro giro turistico ci ha poi portato a fare una rapida carrellata tra i biomi presenti, in continua espansione: per ora ci sono verdi foreste, aridi deserti, e alti ghiacciai da cui godersi il tramonto. Il piatto forte della presentazione è stata però una curiosa feature che manderà in brodo di giuggiole i giocatori più hardcore, e nello specifico quelli più scafati con i linguaggi di programmazione: è infatti possibile creare degli script ad hoc per qualsiasi elemento presente in game, per personalizzare ulteriormente l’esperienza.
Gran parte delle azioni più complesse, come ad esempio costruire degli interruttori (non è un processo così immediato come sembra), è possibile compierle tramite interfaccia, ma per velocizzare alcuni processi, o meglio ancora, per crearne di propri ex-novo (come ad esempio costruire un’I.A. funzionante pronta a seguirci in ogni momento), si potranno compilare stringhe di codice, da condividere con altri giocatori e, di conseguenza, tranquillamente importabili da fonti esterne. Anche i meno esperti, insomma, troveranno su forum, board e sub-reddit tutti gli script più intriganti.
Sperando, ovviamente, ci sia qualcuno interessato a sbattersi così tanto per la community. Community che, tra l’altro, resta un’incognita: perché se è vero che sono più di 8000 i backer che da fine settembre metteranno le mani sulla Pre-Alpha, dall’altra il team sembra un po’ troppo volersi affidare alla stessa, lasciando che siano gli utenti a riempire di contenuti lo scarno e nudo mondo messo a loro disposizione. E nel caso in cui non dovesse risultare sufficiente l’operato dei 30 membri che compongono il team, il rischio di ritrovarsi con un immenso, vuoto sistema solare in cui nessuno può sentirti urlare, diventerà concreto. E non è un’ipotesi così campata per aria: tra i bug che una simile struttura di gioco porterà inevitabilmente con sé (già presenti, come notato durante la presentazione), e l’inevitabile fattore noia che in simili epopee senza scopo, tanto vaste quanto vuote, fa capolino con una facilità estrema, un’utenza non sufficientemente dedicata potrebbe mollare la spugna da un momento all’altro.
È indubbiamente affascinante organizzarsi in gilde, persino reclamare una porzione di territorio e diventare una vera e propria organizzazione su scala mondiale, ma il fascino di un No Man’s Sky, citato indirettamente più volte dal team, Dual Universe, almeno per il momento, se lo sogna. Pur risultando più concreto e plausibile, quello è poco ma sicuro.
In conclusione
Dual Universe è un progetto tanto interessante ed ambizioso, quanto destinato a crollare sotto la sua stessa spavalderia. Sarebbe bello sganciarsi dallo scetticismo che ci pervade ad ogni annuncio di esperienze così vaste, e lasciarci travolgere dalle meraviglie che l’esplorazione planetaria e il terraforming libero e incontaminato portano con sé, ma siamo ormai giocatori troppo navigati per non sapere che il rischio di prendere una bastonata (emotiva) c’è tutto. Ciò non toglie che quel che abbiamo visto ci ha incuriosito, e al netto di numerose incertezze di natura tecnica (a partire dal comparto grafico, tutto fuorché stellare), speriamo davvero che attorno a Dual Universe nasca una community robusta e affiatata.