Svezia: così fredda, eppure artisticamente così viva, soprattutto negli ultimi anni. I miei gusti musicali mi han fatto amare questo paese sin dal primo contatto “uditivo” risalente a poco più di 11 anni fa, e sempre a quel periodo risalgono le mie prime incursioni sui campi di battaglia virtuali grazie ad un manipolo di sviluppatori (poco) conosciuti col nome di “DICE”. Col passare del tempo, la scena si è sempre più ampliata, andando a sfornare perle come Battlefield 3 (dei succitati developers), oppure team come Mojang, che col suo Minecraft ha stravolto l’intera industry (nel bene e nel male). Massive Entertainment, che si è barcamenata tra pochi inediti (tra cui World In Conflict) ed illustri collaborazioni (Far Cry 3 su tutte), sembra proprio intenzionata a ritagliarsi uno spazio nel Pantheon nordico del game developing e al contempo, stravolgere, magari al pari della più amata (ed odiata) opera di Markus “Notch” Persson, l’intero panorama.
The Division è, senza mezzi termini, una delle più gradite sorprese di questo E3. Guadagnatosi (meritatamente) gli ultimi minuti della conferenza Ubisoft, per la serie “last but not least”, ha sin da subito catalizzato l’attenzione della stampa e del pubblico con una base narrativa intrigante ed un gustoso video gameplay in grado di sfoggiare un engine di prim’ordine, mostrando cosa ha la next-gen da offrirci anche durante i suoi primi vagiti. La base “complottara” gli ha fatto inoltre guadagnare il prestigioso (ed abusato?) marchio Tom Clancy’s, e basta davvero poco per comprendere il perché: il team si è infatti ispirato all’Operazione Dark Winter, una pandemia simulata negli U.S.A. ben 12 anni fa, atta a dimostrare le falle di un sistema praticamente impotente davanti a simili catastrofi. Alla base dell’idea c’era il Black Friday, il Venerdì successivo al Giorno del Ringraziamento: una giornata fatta di shopping compulsivo, di odi al capitalismo e di milioni e milioni di banconote che girano vorticosamente tra mani, negozi e case. E se gli ignari clienti e cassieri fossero, insieme a quei “bills” faticosamente guadagnati, veicolo di un letale virus?
Il team si è voluto sbizzarrire e ha ricreato la sua splendida New York su questi presupposti, ponendoci nei panni di un membro del Directive 51, forza speciale realmente fondata proprio per simili evenienze. Se ciò che mi ha colpito sin dai primi momenti è stato l’intero comparto grafico, con un vicolo di Brooklyn invaso da neve, pozzanghere e rottami tanto desolante quanto fedele alla realtà, è l’apparentemente perfetto mix tra meccaniche TPS e ruolistiche ad avermi dato il colpo di grazia, unitamente alla natura online del tutto. L’ambizioso progetto del team è infatti quello di proporre uno sparatutto in terza persona duro e puro che rispetti i canoni “balistici” del brand Tom Clancy, con tanto di tattiche da attuare, granate e lavoro di squadra, donandogli al contempo connotati da RPG, che avranno forma di skill da apprendere, inventari da gestire ma nessuna classe nella quale crescere, dando completa libertà di scelta al giocatore, e ponendo il tutto in un contesto “massivo”.
Per quanto il gioco possa essere comunque apprezzato in single player, è online che The Division promette il dare meglio di sé: potremo infatti unirci ad altri soldati presenti nella vasta e liberamente esplorabile mappa di gioco, oppure chiedere ad alcuni amici di darci man forte, via console o persino via tablet. La demo mostrataci ha infatti confermato uno dei trend di questo E3: l’integrazione tra videogames e tecnologici devices. Come in Watch Dogs o in Battlefield 4, il vostro gioiello iOs o Android vi permetterà di partecipare agli scontri a fuoco ma in una veste del tutto particolare: nei panni di un drone, potremo infatti in questo caso aiutare amici in difficoltà, segnalando la presenza di nemici particolarmente agguerriti, attaccandoli o ripristinando l’energia degli alleati, il tutto tramite visuale isometrica.
Nulla però vi vieterà di dedicarvi ad un’esperienza in solitaria, ed ecco quindi un vasto arsenale da cui attingere, decine di gadget tecnologici (come il visore termico mostrato nel primo trailer gameplay) e coperture grazie alle quali proteggervi dal piombo nemico, necessari ad avanzare lungo i desolanti vicoli di Brooklyn e raggiungere luoghi nei quali fare rifornimento (o acquisire nuovi armi, come la stazione di Polizia vista del trailer). Gli sviluppatori han poi confermato che ci saranno particolari zone nelle quali potremo riattivare l’energia elettrica, requisito necessario per avanzare nella nostra avventura.
Tornando invece all’impressionante Snowdrop, l’engine di questo The Division, le sue prodezze sono riuscite a stupire sin dai primi secondi di filmato: tra pozzanghere, fiocchi di neve (non a caso) e chicche successive come le ruote di un’auto usata come copertura che si sgonfiano in maniera estremamente convincente, o la luce che filtra dai fori provocati dai proiettili su un’insegna, lascia già sbavare, sognando le possibili capacità che questo motore, insieme ai numerosi mostrati nel corso dell’intero E3, ha da offrire.
[hr]
The Division è innegabilmente un progetto ambizioso: dare a un TPS dei connotati RPG, un mondo free-roaming ed una natura massiva e fortemente votata all’online non sarà una missione di semplice realizzazione. I possibili dubbi dovuti alla non mastodontica esperienza del team, soprattutto con la peculiare commistione di generi, sono stati per ora smorzati dal sublime comparto tecnico, dall’intrigante concept narrativo e dai primi contatti con le meccaniche sparatutto, lasciando punti interrogativi sull’effettiva coerenza dell’integrazione di elementi come ad esempio quelli ruolistici, basati interamente sull’apprendimento di skills e vietando, di fatto, l’accesso alle immancabili classi. Personalmente, mi è parsa una delle IP più fresche e la ritengo tutt’ora la vera sorpresa di questo strabiliante E3: vuoi per il suo alone di mistero e l’esser stato sapientemente mantenuto nascosto finora, vuoi per il suo mescolare elementi così distanti ma così potenzialmente esplosivi insieme, ma anche per la promettente atmosfera, con la sua New York devastata e la necessità di guardarsi le spalle, sia online che offline, in ogni momento.
Commenti