E3 2017

E3 2017

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Los Angeles – A volte ritornano… Un po’ a sorpresa, non c’è che dire, ma ad essere del tutto onesti in pochi avrebbero scommesso sul ritorno del franchise NBA Live. Una serie storica, quella di EA Sports, capace di dettare assoluta legge a cavallo degli anni 2000 per poi cadere vittima di un sorpasso clamoroso, da molti giudicato pressoché incolmabile considerando il livello di perfezione raggiunto da 2K Sports. Ebbene, nonostante le voci di dissenso, la quasi totale assenza di aspettative e l’incredulità abbastanza generalizzata sulle potenzialità di un brand legato più ad un passato glorioso che ad un presente da dimenticare, EA getta il cuore oltre l’ostacolo e, in occasione di questa EA Play in quel dell’E3 2017, scende nuovamente sul parquet con NBA Live 18. Tre anni sono passati dal fallimentare esperimento di NBA Live 2016, tre anni in cui si sono resi necessari una forte autocritica ed un arduo percorso di maturazione per evitare di incappare nei medesimi errori del passato.

Avvicinandoci alle postazioni di NBA Live 18 della Business Lounge di EA Play, lo ammettiamo, eravamo curiosi. Curiosi di capire se, anche questa volta, la volontà ferrea di tornare sotto i riflettori sarebbe bastata a dare dignità ad un prodotto ormai bistrattato e surclassato dalla concorrenza; curiosi di capire se, nonostante i numerosi errori, “errare è davvero umano” e nonostante tutto c’è sempre un modo per tornare ad essere grandi. Dopo aver trascorso una buona ora tra i canestri di casa Electronic Arts, possiamo dirvi soltanto questo: c’è ancora un lungo, lunghissimo cammino per sfidare l’eccellenza, ma questa volta possiamo intravedere in lontananza delle basi di partenza plausibili. Non è esente de difetti e imperizie tecnologiche, ma col giusto lavoro e la doverosa dedizione ulteriore NBA Live 18 potrebbe essere quel mattone iniziale da cui partire con la lenta ricostruzione.

NBA Live 18

La prima cosa a lasciarci positivamente impressionati di NBA Live 18 è la pulizia del comparto grafico. Un impianto che gode di un livello di dettaglio notevole e che, come spesso accade nei titoli di matrice EA Sports, riserva un trattamento esemplare agli atleti più celebri (Curry, James e Durant sono forse persino più belli delle rispettive controparti in carne ed ossa), lesinando qualche poligono di troppo per le star meno quotate. Torna anche qui il concetto di “ID”, la trasposizione digitale delle movenze, mosse, esultanze o più in generale dell’essenza atletica che rende unicamente distinguibile ciascun giocatore dall’altro: l’esultanza arrogante di LeBron, quella più composta ma non certo meno grintosa di Curry o la dinamica del suo infallibile tiro da tre sono riproposte in modo fedele e preciso, per la gioia degli amanti della pallacanestro americana che, almeno sotto questa luce, avranno poco di cui lamentarsi.

Interessante anche la realizzazione delle arene di gioco, un tocco che denota un’attenzione al particolare tutto tranne che marginale da parte del team di sviluppo. Il feeling tradizionale e l’atmosfera bollente che si respira nelle sfide più calde si sentono, inutile nasconderlo, anche se avremmo gradito una telecronaca leggermente più varia ed incisiva che accompagnasse in modo più pittoresco i nostri canestri.

NBA Live 18

Un nuovo inizio per il franchise?

Se ancora poco (o quasi nulla) sappiamo in termini di contenuti e modalità, in occasione di questa prova abbiamo potuto saggiare in modo approfondito il gameplay di NBA Live 18. Dimenticatevi velleità di carattere simulativo o la possibilità di interagire con il quintetto in campo, modificandone dinamicamente marcature, attacco o difesa con la stessa profondità che contraddistingue NBA 2K. NBA Live 18 è un titolo mosso da una passione smodata per il canestro, ma ancora acerbo in termini di meccaniche di gioco, al punto da risultare più affine al tradizionale genere arcade. Il che non è necessariamente un male, specie per quella frangia di appassionati della palla a spicchi ma non a proprio agio con la gestione approfondita del team. Siamo di fronte ad un titolo più abbordabile, giocabile con più facilità anche dai meno esperti – ma, proprio per questo, incapace di restituire un’interpretazione della realtà verosimile ed efficace.

Complice un command scheme semplice sulla carta ma, una volta scesi in campo, piuttosto caotico e confusionario, NBA Live 18 non convince al 100% già entro la fine del primo quarto: le animazioni appaiono in genere datate, ad esclusione dei già citati campioni, e la stessa meccanica delle collisioni non è sempre precisissima prestando il fianco a compenetrazioni o glitch alquanto ironici. L’utilizzo dello stick destro per i movimenti con o senza palla (finte, piede perno e via dicendo) funziona in modo egregio nelle fasi offensive, permettendo di portare a segno giocate ragionevolmente spettacolari, ma crolla in modo evidente in difesa, dove la reattività dei nostri comandi pare precipitare vistosamente e l’assenza di un feedback “palpabile” nelle situazioni di contrasto rende il tutto troppo ballerino e scarsamente incisivo. Non che la fisica sia da gettare, sia chiaro: diciamo piuttosto che, in alcune fasi, sarebbe forse il caso di correggere il tiro e rivedere alcune variabili. Ve ne accorgereste, giocando con i Golden State Warriors, dopo l’ennesimo swoosh impeccabile di Steph Curry sganciato da distanze così abissali da far impallidire anche il miglior “three-point from Downtown“.

In conclusionE3

Una cosa non manca di certo a questo NBA Live 18: la passione del suo team di sviluppo. Da qualsiasi parte lo si osservi, è evidente come l’ultimo capitolo cronologico di questo illustre franchise rappresenti la dichiarazione d’amore più pura di EA Sports ad uno degli sport più amati degli USA: un amore che sublima nel difficile tentativo di ridar lustro a una pecorella smarritasi nel tempo, incapace di ritrovare la via verso il successo e, tentativo dopo tentativo (culminato nel disastroso NBA Live 16) data praticamente per morta. Con NBA Live 18, EA Sports non riesce ad aggiustare del tutto il tiro, confermando una natura più affine all’arcade che alla simulazione vera e propria ma nemmeno stavolta esente da accuse sul banco degli imputati: animazioni legnose e datate, control schema confusionario, assenza di una fisicità distintiva dei giocatori e mancanza di incisività nella fase dei contrasti. NBA Live 18 rappresenta sì un nuovo punto di partenza, forte di un telaio tecnologico comunque di elevata caratura: ma da qui alla partita vera e propria, di allenamento da fare ne rimane ancora parecchio. Bisogna soltanto sperare che il quintetto base, da qui all’autunno, abbia abbastanza energia nelle gambe per riuscire nell’impresa.

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